03/08/2008

Salvezza Globale

In economia il preponderante merito per il successo di qualsiasi iniziativa di ordine tecnico è la “percezione” che ne riceve il consumatore. Sia nella veste di consumatore di beni e servizi sia invece consumatore di prodotti finanziari “speculativi”. Sia che esso sia persona giuridica o persona fisica.

L’attuale “crisi” petrolifera è fuori di dubbio di natura politica piuttosto che di effettive carenze nelle materie prime necessarie alla produzione energetica. Le ragioni dettate dalla crescita della domanda non sembrano infatti giustificare i repentini aumenti del prezzo del petrolio. Non solo esistono combustibili alternativi più equamente distribuiti geograficamente (carbone e uranio) che potrebbero compensare la improvvisa crescita di domanda, esistono anche riserve petrolifere e di gas naturale che potrebbero dare immediata soddisfazione all’aumentata domanda.

Ciò che impedisce di soddisfare l’accresciuta domanda con maggiore offerta tramite il libero mercato globale è un atteggiamento illiberale e “dogmatico” di minoranze ideologiche che, tramite una sapiente distorsione dell’informazione, turlupinano la pubblica opinione del mondo ‘Occidentale’ diffondendo a-scientifiche previsioni “eco-terroristiche”.

Rimedi di natura monetaria e fiscale invece che di mercato risulterebbero pertanto non solo sterili ma anche causa di aggiuntivi oneri sui contribuenti, sia persone fisiche che giuridiche. Saccheggiando così l’unica risorsa di cui la “globalizzazione” ha scarsità per assicurare una rapida crescita del benessere sia dei Paesi poveri che di quelli industriali.

Rimedi di mercato ma inadeguati nella misura, come il porre sul mercato le “riserve strategiche” del Paese, non viene solo “percepito” come poco credibile data l’esiguità del rimedio a fronte dell’entità del problema ma viene anche “percepito” come misura di scriteriato “baratto” dell’autonomia del Paese sul piano delle sue capacità di azione politico-militare per sfiducia nelle capacità dell’industria nazionale di garantire tutela ambientale sia nella fase delle nuove prospezioni, perforazioni e impiego industriale di materie prime di consolidata affidabilità e costante miglioramento qualitativo.

A fronte di questa facile “percezione” presso la maggioranza della pubblica opinione sulla situazione in materia di “crisi energetica”, in ogni Paese ‘Occidentale’ esistono spregiudicati demagoghi che con ogni mezzo lecito e truffaldino cercano di sostenere previsioni di vero e proprio terrorismo per conservare il proprio potere di “programmare dall’alto” stili di vita “più sostenibili” rispetto a quelli scelti dal libero mercato che ha determinato il progresso industriale “percepito” sia in ‘Occidente’ che nei Paesi meno sviluppati che cercano di raggiungerne il benessere. Il libero mercato e l’associata liberal-democrazia ha il merito di avere costantemente superato ogni nuovo problema emerso grazie al progresso industriale grazie alla creatività scientifica e tecnologica che hanno garantito gli standard di vita che ciascuno può “percepire” sia in ‘Occidente’ che in quasi tutti i Paesi in via di sviluppo. Ogni ritorno a scelte politiche illiberali richiede un ritorno a regimi autoritari che legittimino quelle loro scelte di “programmazione dei redditi” sulla base di promesse di erogare dall’alto un tipo di “vita più felice” (domani) pur di saper sopportare (oggi) maggiori dosi di fiscalità per alimentare “programmi” di sviluppo industriale le cui linee-guida sono naturalmente indicate da poche “menti sottili” organiche col potere autoritario stesso.

Come si vede si tratta sempre di un impiego dell’industrializzazione non di un “ritorno alla natura”. Solo che questa proposta di industrializzazione proviene da una visione ideologica che nel mondo ‘Occidentale’ è stata superata nei secoli con una ‘scientifica’ verifica di fallimenti che sono costati sangue e lacrime e perdita delle libertà fondamentali in ogni epoca e Paese.

Negli USA (l’attuale sede di Cesare) è in cosro una campagna elettorale che è giunta a fare luce sul preteso “change” di Barack Obama sostenuto da Al Gore (il truffaldino premio Nobel basato su una distorta presentazione di parziali affermazioni circa il “man-induced-global-warming”) e da Nancy Pelosi (che ostacola in modo illiberale il libero dibattito parlamentare sul tema energetico).

Una liberalizzazione in materia di nuove trivellazioni in mare e nella regione artica di pozzi le cui riserve sono ‘scientificamente’ note e di consistenza superiore a quelle oggi disponibili in una ristretta cerchia di Paesi ostili al mondo ‘Occidentale’ avrebbe un immediato effetto sull’abbattimento dei prezzi del petrolio. Infatti sia i Paesi produttori che la “speculazione finanziaria” avrebbero meno convenienza a immobilizzare le loro risorse attuali in un bene che risulterebbe abbondante rispetto a quello che oggi è estraibile alla luce delle limitazioni imposte da una visione “ecoterrorista” del progresso industriale.

La recente conversione di Obama (e parzialmente di Nancy Pelosi e di molti rappresentanti Democratici a Washington DC) alla linea Repubblicana di McCain (che sostiene l’immediato accoglimento della decisione di Bush di autorizzare trivellazioni in mare) mostra che il suo “change” continua sempre più ad assomigliare allo spirito pragmatico e concreto che ispira il Repubblicano McCain sin dal tempo in cui propose a Bush il “surge” che poi Petraeus ha condotto al pieno successo in Iraq dapprima e ora in Afghanistan. Ciò gradualmente condurrà (per fortuna di tutto il mondo ‘Occidentale’) alla elezione di McCain a Novembre.

Inoltre le “resistenze” dei Democratici più radicali a consentire a queste misure di mercato e immediata efficacia sia in materia militare (il “surge”) sia energetica (liberalizzazione delle trivellazioni) avranno il merito di abbinare alla Presidenza McCain un Congresso in cui saranno presenti molti più Repubblicani e conservatori Democratici rispetto agli attuali “progressisti” illiberali di-sinistra.

Avremo fortunatamente una continuità in materia di politica estera ed industriale che permetterà al Nuovo Ordine Mondiale in corso di consolidarsi evitando pericolose fasi di incertezza durante le quali si potrebbero produrre acute crisi sociali e militari altamente pericolose per la sicurezza di tutti i Paesi (da un conflitto nucleare in Medio Oriente a ritorno di fiamma di un terrorismo fondamentalista in piena disfatta).