01/04/2010

Chiesa e Stato nell’epoca della globalizzazione

L’abbattimento degli Stati Nazione e il ripristino di una governance globale promosso dal trionfo finale del capitalismo-liberista sta riportando in auge il paradigma di Roma Imperiale con la sua tolleranza verso ogni religione ma con la sua ispirazione alla separazione evangelica tra peccato e reato che costituisce l’unica base per l’eliminazione dell’integralismo ideologico dalla vita sociale.

La giurisprudenza interpreta i comportamenti sulla base delle leggi dello Stato senza cadere nelle trappole di visioni ideologiche dettate dalla pretesa “ortodossia” su cui si fonda ogni “dottrina etica” secolare o religiosa, nazionalista o internazionalista.

È consentito tutto ciò che non è specificamente vietato dalla legge civile. Ogni innovazione comportamentale e ogni soluzione tecnologico-organizzativa ha pieno diritto di cittadinanza per essere valutata e corretta per governarne le manifestazioni eventualmente più traumatiche ma osservate solo a-posteriori alla sua libera e pragmatica manifestazione governata dalla pratica degli scambi individuali e responsabili in libero mercato.

Questa primissima “separazione” tra sfere di potere (civile e religioso) è stato l’atto di nascita del sistema di Roma Imperiale che ha consentito di liberare l’economia industriale dai vincoli etici per lasciarne il giudizio al consumatore di qualsiasi ispirazione etica egli fosse. Speculare sulle debolezze altrui è un’azione lecita pur se deprecabile sotto il profilo etico ispirato dalla religione prescelta dal singolo. Questa libertà speculativa ha creato il meccanismo più dinamico, creativo e imprevedibile di promozione del progresso civile. Nessuno dei Landmark storici della civiltà ‘Occidentale’ avrebbe potuto essere portato a compimento senza sostegno dai finanziamenti “speculativi” proposti da menti finanziarie altamente creative alle porzioni dei risparmiatori più avidi attratti dall’elevato rapporto beneficio/rischio ipotizzato dalle intraprese dei più intraprendenti ed audaci tycoon. Gli esploratori, i predoni, gli inventori, gli avventurieri in ogni comparto dell’innovazione si son guadagnati sul campo il merito di avere abbattuto vecchi confini che nessuno della maggioranza dei più fatalisti, parsimoniosi, prudenti o pavidi avrebbe osato superare. L’audacia che ha costruito i progressi della civiltà ‘Occidentale’ si è tradotta non solo in maggiore conoscenza o in maggiore benessere ma anche in più ampie libertà civili proprio grazie al riconoscimento a-posteriori del “successo” di ogni intrapresa. Valutate tutte in base a successo e risultati sul-campo (pragmatici) piuttosto che non a fronte di un’ortodossia che si misurasse sul profilo della “correttezza etica” delle ragioni che animano i protagonisti.

Questo meccanismo del libero mercato come misura secolare della validità delle azioni umane lascia ogni responsabilità e rischio di scelta ai singoli protagonisti e li lascia altrettanto responsabili di valutarne l’eticità in pieno libero arbitrio a fronte dell’individualissima adesione religiosa cui ciascuno sceglie di “giustificare” le proprie decisioni, azioni e ignavia.

Questo meccanismo peculiare della civiltà ‘Occidentale’ è stato creato da Roma Imperiale che è stata capace d’integrare la cultura laica della Grecia con quella ebraica nella sua rilettura cristiana. Realizzando una sorta di ingegnerizzazione applicativa sul piano secolare di tolleranza e di pragmatismo tecnologico-organizzativo che ha consentito di abbattere i tabù imposti dalle visioni integraliste dello stato-etico e a porre le basi della civiltà industriale moderna. L’ingegnerizzazione tollerante e pragmatica delle infrastrutture “tecnologiche e organizzative” crearono le basi accettate universalmente della governance chiama Roma. Un complesso di reti di servizi di interesse pubblico che beneficiò per secoli, anche dopo la caduta di Roma Imperiale, tutto lo scenario geopolitico d’allora; le reti idriche, la rete viaria, quella giurisdizionale, quella della sicurezza, quella fiscale e monetaria, la posta, la formazione dei dirigenti amministrativi, la lingua unica ufficiale, etc.).

È stato un salto di qualità unico nella storia umana che ancora oggi è inviso da chi invece privilegerebbe un regime ispirato al rispetto (ed all’imposizione) di un’etica di stato; dai fascismi nazionalisti, a quelli inter-nazionalisti, agli integralismi religiosi che ancora permangono nelle vecchie culture “semite” (sia nell’Islam più “ortodosso” che nel sionismo più radicale). Non per nulla la nascita della civiltà ‘Occidentale’ coincide con la distruzione del Tempio da parte di Tito e l’avvio della diaspora (con l’assuefazione a Roma del “resto di Israele”), mentre la nascita dell’Islam integralista coincide con la fine delle ultime istituzioni Imperiali che fossero ancora dotate di potere secolare per la frammentazione di Roma in Stati Nazione di cultura romana e cristiana ma disinteressati a conservare integri i confini imperiali. Le residue ragioni di permanenza nel Medio Oriente erano alimentate dal Pontefice detentore del potere etico a Roma che poteva solo ispirare le iniziative promuovendo coalizioni militari tra regni cristiani animati da differenti e conflittuali motivazioni e che erano insofferenti verso ogni forma di coordinamento secolare esercitato da un Imperatore sempre meno legittimato a svolgere le sue funzioni universali. Anche oggigiorno l’Islam ispirato dalla visione più “semita” dell’integralismo religioso paventa di smarrire la propria identità religiosa qualora accettasse la separazione “laica” tra reato e peccato; fonte della tolleranza e della convivenza civile.

Mentre la Chiesa ha incarnato nella civiltà di Roma la sua dottrina “attualizzando” con San Paolo in greco e in latino l’insegnamento evangelico, le liturgie e i comportamenti devoti in libero-arbitrio, l’Islam manca di quell’unità che potrebbe permettere ad un analogo pensatore di “tradurre” il Corano in termini compatibili con la partecipazione alla civiltà ‘Occidentale’ nell’epoca della globalizzazione nella quale il ruolo etico della Roma Imperiale è sempre sostenuto dal Pontefice, quello secolare è migrato temporaneamente alla Casa Bianca (dopo avere attraversato analoghe migrazioni da Roma, a Vienna e a Londra) e le infrastrutture di interesse globale sono in via di consolidamento sulla traccia dell’espansione delle istituzioni interne agli Stati Nazione tramontati al servizio d’un mercato multinazionale e globale. Infrastrutture tecnologiche (Internet, satelliti di geo-sorveglianza, NATO, WHO, trasporti, logistica, etc.) ed organizzative (WTO, ONU, FMI, etc.) che dovrebbero assicurare una governance condivisa a tutte le nazioni che concorrono ad una produzione industriale che ha ormai la dimensione globale.

Gli altri ostacoli al trionfo globale della civiltà ‘Occidentale’ (greco-ebraico-cristiana-romana) provenienti da regimi fondati su integralismi ideologici secolari sono stati gradualmente eliminati per la loro incapacità di competere sul mercato globale dovuta alla minore efficienza e produttività industriale e, quindi, militare. Il marxismo, i fascismi nazionalisti, l’imperialismo militare e commerciale sono crollati innescando il processo della globalizzazione cui oggi si oppone l’integralismo religioso di cultura “semita” che quindi è sparabile possa essere addomesticato appellandosi ad una rilettura del Corano da parte di un musulmano non-semita che sappia “incarnarne” gli insegnamenti in chiave compatibile con la tolleranza ‘Occidentale’ e la sua separazione tra i poteri istituzionali (la cui origine primaria è proprio la separazione tra reato e peccato).