02/03/2008

1968: ‘R.I.P.’

 

Come è ben sintetizzato da un corrente libro USA: ‘se i Democratici usassero la testa voterebbero Repubblicano’, si può parafrasare affermando che ‘per affermarsi, le idee evangeliche devono sapersi servire di gambe economiche’. Ogni idea politica propone all’elettore la fruizione di migliori condizioni di vita. Sono le proposte pratiche a presentare carattere di maggiore o minore fattibilità. Le rivoluzioni in Europa hanno sempre promosso l’’utopia al potere’ ma hanno sempre subito frustranti verifiche storiche dovendo fare i conti coi costi (tra cui il tempo) dei benefici promessi. Il pragmatismo è la caratteristica fondante della civiltà ‘occidentale’ da Roma ieri l’altro, al Regno Unito ieri e agli USA oggi. La perdita di pragmatismo è stato il fattore inquinante introdotto nel corpo costituzionale liberal-democratico dal ‘ribellismo’ frustrato in Europa in quanto azzera gli spazi di negoziazione politica. Il ‘ribellismo’ è un fattore incompatibile e corrosivo che si è riuscito a istituzionalizzare a partire dallo ‘scientismo’ e dalla Dea Ragione e che ha distorto l’Illuminismo con la rivoluzione laicista francese. Questa perdita di pragmatismo delle proposte politiche, oltre a interrompere la continuità tra ‘diplomazia’ e ‘guerra’ (i due indissolubili componenti della politica – il bastone e la carota), ha sempre condotto i movimenti di ‘sinistra’ a subire frustranti fallimenti spesso senza nemmeno richiedere interventi armati (o ‘reazionari’) esterni. Dalla Rivoluzione Francese (con la restaurazione Metternichiana), alle varie Comuni e Fronti Popolari per non parlare del fallimento per auto-consunzione della Rivoluzione Comunista trascurando le più risibili esperienze come quella del ’68.

Come afferma il citato libro USA tutti gli ‘intellettuali’ che, al tempo, erano di ‘sinistra’ e promuovevano un ‘ribellismo utopista’ si sono poi gradualmente maturati e sono diventati di ‘destra’, pragmatici ed occidentali.

Ora ‘hanno imparato a usare la testa’, direbbe Ann Coulter.

È naturale osservare l’evoluzione subita da molte ‘menti sottili’ che hanno maturato i principi liberal-democratici occidentali dopo origini intellettuali di ‘sinistra’. Giuliano Ferrara è un attuale caso eclatante ma non solitario in quanto replicato anche in G.P. Mughini e Paolo Liguori. Per non parlare di ‘convertiti’ di taglio più politico come Sandro Bondi, Walter Veltroni o Francesco Rutelli.

Insomma ci è sempre di grande conforto constatare che il pensiero ‘occidentale’ trionfa da solo sia nella storia dei singoli sia nei gruppi d’opinione.

Tuttavia, per limitare nel futuro i gravi rallentamenti del progresso della civiltà e le enormi sofferenze umane afflitte dalla storia a tutta l’umanità per assenza di adeguate resistenze alle ‘sinistre’ da parte dei conservatori dei principi della civiltà ‘occidentale’, converrebbe chiarire i termini del dibattito per denunciare le incompatibilità delle proposte demagogiche (‘tutto e subito’ oppure ‘la fantasia al potere’ o ‘il femminismo radicale’ o ancora ‘solare, non nucleare’ o ‘disarmo pacifista unilaterale’ o ‘gratuità dei diritti’) nei confronti della sopravvivenza della liberal-democrazia.