L’emergenza sarà
risolta ma l’incertezza durerà
Di Carlo Pelanda (11-5-2010)
Per la maggior parte
dei lettori non è facile capire quale sia la crisi dell’euro, e le possibili
soluzioni, anche perché i governi e molti commentatori sostengono l’idea che la
peste sia causata da untori, cioè da avidi e potenti speculatori che assaltano
l’europaradiso. Un po’ di fenomeni speculativi sono
visibili, ma le masse finanziarie in moto negativo verso l’eurosistema
sono di tale entità da rendere irrealistico pensare che siano mosse da complotti. La verità è
un'altra e la ha fatta intendere Trichet, Presidente
della Bce – per altro l’unico ente capace di risolvere l’emergenza nel breve
- quando ha usato il termine “crisi
sistemica”.
Il mercato, semplificando, si è accorto che
l’euro applicato ad economie nazionali sia forti sia deboli non può essere
retto dalle seconde . Il problema è noto e discusso da sempre, per un decennio
è rimasto nascosto sia per volontà politica sia perché le situazioni non lo
rendevano evidente, ma ora è esploso perché
la crisi 2008/09 ha differenziato vistosamente le condizioni di salute
economica e di finanza pubblica entro l’Eurozona. Prima con il caso
spettacolare della Grecia, economia debole e disordinata. Poi questo ha acceso
un faro su Spagna e Portogallo che, pur
ordinati, hanno una struttura economica fragilissima. Per riaggiustarsi questi
Paesi dovrebbero svalutare la moneta per conquistare più crescita. Ma la
partecipazione all’euro glielo impedisce e li condanna all’impoverimento della
società per restarci e per ripagare il debito. O ad uscirne e dichiarare
l’insolvenza. Il mercato ha registrato
questo fatto chiedendo premi stratosferici per rifinanziare i debiti delle euronazioni deboli, vendendo i titoli azionari delle banche
che hanno in pancia titoli di debito sovrano a rischio di insolvenza e vendendo
euro considerando una probabilità crescente di sua dissoluzione. Appunto, una
“crisi sistemica”. Per questo i governi si sono riuniti a Bruxelles consapevoli
di essere ad un centimetro dalla catastrofe e disposti a fare di tutto per
evitarla. Per questo sono state decise misure fuori dall’ordinario. Basteranno?
Nel breve termine il mercato vuole essere certo che i debiti verranno ripagati.
L’unico modo per riassicurarlo è che la Bce compri i titoli, cosa vietata dai
trattati, ma non c’è altro da fare. Tuttavia, nel caso il mercato si
tranquillizzi, non basterà. Sarà anche necessario provare che le nazioni deboli
possono restare nell’euro senza impoverimenti tali da indurre rivolte
popolari. Gli eurogoverni
si sono impegnati a rafforzare le regole europee in modo che le singole nazioni
siano obbligate con più forza a raggiungere ed a mantenere l’ordine contabile.
Questa impostazione dimostra l’influenza del concetto tedesco di ordine
economico ed implica che ogni nazione dell’Eurozona divenga simile alla
Germania. Difficile e non necessariamente auspicabile. Un governo economico
integrato dell’economia europea potrà essere soluzione migliore? Implica il
trasferimento di risorse dai forti ai deboli, come l’Italia ha fatto per il Sud
per capirci, e non è certo che i tedeschi lo accetteranno e che possa essere
una soluzione efficace. Per questo, pur probabile la soluzione della crisi di
contingenza, resterà a lungo l’incertezza sulla tenuta dell’Eurozona. Gli
esperti hanno difficoltà nel capire come riparare l’enorme errore di un eurosistema mal costruito, i politici spaventati sia dalla
possibilità di sua dissoluzione sia dalle misure impopolari che dovranno
prendere per tenerlo in piedi. Comunque ce la faremo anche se sarebbe disonesto
scrivere che c’è un’idea esatta sul come.