Il mercato interno
soffre la poca governabilità
Di Carlo Pelanda (10-8-2010)
La crescita del
mercato globale rallenterà nel secondo semestre del 2010, senza per altro
ricadere in recessione, perché le sue due locomotive principali hanno problemi.
L’economia cinese è surriscaldata ed il governo la sta frenando per evitare
inflazione e sovracapacità, per esempio produrre
cento oggetti quando il mercato ne può assorbire cinquanta. La ripresa in
America, pur in atto, è ostacolata dalla elevata disoccupazione residua, dalla
necessità di ricostruire il risparmio privato, cosa che non fa decollare ancora
i consumi interni, e, soprattutto, dall’incertezza sulle nuove regole fiscali e
finanziarie che comprime gli investimenti. Nel primo semestre l’economia
italiana ha compiuto un balzo di crescita, principalmente, per il buon traino
esterno del nostro export, da parte di una domanda globale sostenuta. Ma la
crescita del mercato interno resta piatta o molto debole. Ciò fa ipotizzare che
la crescita italiana sia molto vulnerabile ad un rallentamento di quella
globale e che il rimedio sia fare tutto il possibile per vitalizzare il mercato
interno. Ma sarà possibile?
In teoria, una
politica economica realistica e pragmatica potrebbe riuscirci. Uno dei settori
più importanti e stagnanti è quello dell’edilizia. Se io fossi al governo farei
la lista dei fattori che bloccano nuove costruzioni e compravendite di immobili
e li modificherei uno ad uno per renderli meno frenanti: autorizzazioni, costi
fiscali, ecc. In parallelo accelererei l’esecuzione di lavori pubblici già
approvati proprio per renderli stimolativi senza per altro aumentare il deficit
pubblico. Queste idee fanno parte del linguaggio o già recitato (piano casa) o
promesso (progetti infrastrutturali) da parte del governo, ma la loro
realizzazione è stata interrotta o rallentata. Pertanto al governo va ricordato
che il settore delle costruzioni è la leva principale di crescita del mercato
interno e che va usata con intento stimolativo e particolare urgenza per
bilanciare un possibile rallentamento dell’export. Altri settori portanti per
la crescita interna italiana sono l’agricoltura ed il turismo. Ambedue sono in
sofferenza e andrebbero riorganizzati sul piano regolamentare, fiscale e dei
costi, nonché di nuovi sistemi di garanzia per il credito, per incentivare
nuove investimenti e far girare meglio le imprese. Si tratta di tante misure
tecniche dettagliate generabili ed applicabili via programmi governativi
d’urgenza. Sorprende che non ve ne sia traccia. Forse perché sono cose
difficili da fare. Il governante di settore deve raccogliere dati in velocità,
cosa che implica staff tecnici competenti, avere la capacità di trovare
soluzioni e di armonizzarle con il sistema fiscale nazionale, le politiche
regionali ed i regolamenti europei. In particolare è difficile generare
programmi d’urgenza con l’autorità di rimuovere regole bloccanti. Per esempio
il concetto iniziale, molto stimolativo, del “piano casa” è stato bloccato da
norme e preoccupazioni ambientali alcune sensate, ma per lo più irrilevanti.
Invece di forzare l’applicazione facendo ricorso ad un regime di eccezione –
previsto nel nostro ordinamento – il governo vi ha rinunciato. Questo ed altri
esempi mostrano che in Italia non c’è una sufficiente governabilità per
riconfigurare le regole, norme e costi che frenano lo sviluppo del mercato
interno pur essendo abbastanza semplice individuare le soluzioni. Per questo
temo che la crescita del Pil rallenterà in autunno, speriamo di poco. Ma, se
questa analisi è corretta, i lettori devono iniziare a vedere la relazione tra
sviluppo e governabilità ed invocarne una più tecnica e determinata.