La priorità del debito
Di Carlo Pelanda (29-10-2009)
Dopo lo scontro tra priorità del rigore (Tremonti) e quella della crescita (Berlusconi) il governo cerca una formula che possa conciliare le due. Ma se non metterà in priorità la riduzione del debito sarà inefficace.
L’argomento
di Tremonti è il seguente. Nel 2010 una parte del debito dovrà essere
rifinanziata e bisognerà convincere il mercato sia a comprarne i titoli, in
competizione con le emissioni di nazioni più solide, sia a farlo chiedendo un
premio non troppo oneroso (interessi). Per riuscirci l’Italia deve dimostrare
che sarà capace di ripagare il debito. Tremonti interpreta questo requisito
solo come contenimento del deficit. Per questo vieta qualsiasi detassazione che
potrebbe comportare minor gettito fiscale e, quindi, la percezione di un
rischio crescente di insolvenza. Berlusconi e il ceto produttivo che lo pressa
vedono che, per la ripresa lenta dell’economia globale, la crescita italiana
avrà un traino esterno minimo per almeno un triennio. Senza un impulso interno,
ottenibile solo con la riduzione dei costi fiscali su imprese e lavoro,
l’Italia rischierà una stagnazione prolungata con esito, oltre che di
disoccupazione crescente, anche di deindustrializzazione al Nord, il Sud già in
agonia. Per questo sente la priorità di detassare. Il confronto è tra due
catastrofi. Ma quella di insuccesso nel rifinanziamento del debito verrebbe
prima. Inoltre i capitali che rientreranno grazie alla Scudo fiscale daranno un
temporaneo sollievo. Ciò avvantaggia il “rigore senza stimolazione” di Tremonti
che fa prevedere un compromesso con detassazione insufficiente. L’Italia
riuscirà a galleggiare se farà anche la riforma delle pensioni, per ridurre i
costi pubblici, come invocato dalla Banca d’Italia. Ma resterà a pelo d’acqua
con il continuo pericolo di affondamento improvviso. Senza crescita il mercato
comunque percepirà un rischio crescente di insolvenza del debito. La
stagnazione endemica peggiorerà tutto. Non c’è altra soluzione che quella di
iniziare a ridurre il debito mettendo tale politica in priorità parallela a
quella del rigore per dare più spazio di bilancio alla detassazione stimolativa.
Segnalo una strategia per sollecitarne altre: (a) impacchettare dai 100 ai 200
miliardi di patrimonio pubblico con un formula che abbatta subito eguale cifra
di debito ottenendo più risorse grazie al risparmio sugli interessi; (b)
ottenere che