Se America e Cina fanno i furbi l’Europa dovrà farsi cattiva
Di Carlo Pelanda (19-10-2009)
Il ritmo della ripresa sta migliorando per l’Italia e l’eurozona. Ma resterà lenta anche perché le esportazioni denominate in euro vengono penalizzate dal basso valore di cambio del dollaro e dello yuan cinese a questo agganciato. Governi europei e Bce dovrebbero intervenire con urgenza per ridurre la svalutazione del dollaro. Vediamo i termini di riferimento per questo scenario.
Germania ed Italia sono le due principali
economie manifatturiere europee, insieme costituiscono poco meno del 50% del
Pil dell’intera eurozona, e la loro crescita interna dipende in gran parte
dall’export proprio in America ed in Cina. L’Italia, inoltre, esporta molte
componenti per sistemi industriali in Germania la cui quantità è influenzata
dai volumi delle esportazioni tedesche. L’export europeo, dall’autunno del
2008, è stato colpito dalla caduta della domanda globale a sua volta depressa
dal cedimento delle importazioni statunitensi. Ma quando la domanda si
riprenderà, pur a mezza forza, resterà penalizzato dal cambio sfavorevole. I
dati degli ultimi mesi confermano tale tendenza preoccupante. Ulteriore
conferma viene dai sempre più frequenti appelli della Bce affinché il dollaro torni
“forte”. Teme, infatti, una stagnazione combinata con l’inflazione innescata
dal dollaro troppo basso. Per esempio, più il dollaro va giù e più il prezzo
del petrolio denominato in dollari va su per bilanciarne la perdita sul cambio
e tale dinamica accende un aumento del prezzo stesso per tipici fenomeni
speculativi che a sua volta genera una bolla di inflazione. Lo abbiamo visto
nel 2007/08. Più in prospettiva, se America e Cina si accordano sul mantenere
svalutata la loro moneta l’eurozona pagherà tutto il costo del riequilibrio
dell’economia globale in forma di recessione e disoccupazione endemici. I
debiti pubblici degli Stati europei aumenteranno e alla fine il mantenimento
dell’euro forte diventerà insostenibile e ciò destabilizzerà l’eurosistema. Per
evitarlo devono essere riequilibrati due rapporti di cambio tra valute: (a) tra
euro e dollaro; (b) e tra questi due con le monete dei Paesi emergenti, nel
senso che le seconde dovrebbero rivalutarsi sulle prime. In tal modo il sistema
monetario globale troverebbe maggiore stabilità ed il commercio internazionale
verrebbe riequilibrato in modo da non danneggiare l’Europa e, alla fine, anche
l’America. Ma l’Amministrazione Obama e