Promesse a cucù
Di Carlo Pelanda (14-2-2006)
Finalmente possiamo valutare in dettaglio gli orientamenti programmatici della sinistra, presentati sabato scorso da Romano Prodi in forma di volume intitolato “Per il bene dell’Italia”. E’ un programma a cù cù.
Politica
estera. Esce l’uccellino: viene confermata
l’alleanza atlantica. Rientra nella casetta dell’orologio: viene
negata qualsiasi collaborazione sostanziale con l’alleanza atlantica stessa.
Riesce l’uccellino: forte impegno alla lotta contro il terrorismo. Rientra:
solo con l’intelligence, non si osi pensare ad
iniziative più dure. Esce nuovamente il cucuino,
con sorprendente realismo pur incompleto: la crisi competitiva italiana è
dovuta a rigidità protezionistiche, alti costi del lavoro e ad un
sistema di formazione/ricerca che non funziona. Rientra: niente flessibilità
del mercato del lavoro (cancellazione di fatto della ottima
legge Biagi), promessa di riduzione delle tasse
sulle imprese, ma senza copertura esplicita, quindi da sostenere con un rialzo
di altre tasse o dell’Iva, più soldi pubblici alla ricerca, ma senza
eliminazione dei meccanismi che ne deprimono la qualità ed indicazione di dove
prendere i denari. In sintesi, buona parte delle
offerte programmatiche hanno la natura detta: una cosa ed il suo contrario. Non
come raffinata “enanziodromia” (convergenza
degli opposti) ma come banalissimo accostamento di stati alternati, cù
cù appunto. Il che conferma quanto previsto
da molti su queste pagine negli ultimi mesi: l’Unione non riesce a mettere
insieme le sue parti in modo organico in modo da ottenere chiare e nette linee di
azione, nemmeno sul piano degli intenti. Fatto anche provato dalla
imbarazzante lunghezza dei testi: più lunga e carica di retorica la
stringa semantica e più le diversità possono essere composte grazie
all’ambiguità del linguaggio. Così sono riusciti a stringersi la mano Bertinotti
e Rutelli, comunisti e centristi. Ma nel testo del
programma ci sono anche i segni di una formula più sofisticata
di cù cù che appare
come spartizione asimmetrica di aree tematiche tra lirici e socialdemocratici
concreti. I secondi, per esempio, cercano di accattivarsi le imprese con
promesse, per altro tanto vaghe da chiedersi come