Il
sì europeo alla finanziaria è in realtà una bocciatura
Di
Carlo Pelanda (6-11-2006)
Oggi la Commissione europea
darà un giudizio positivo sulla capacità della bozza
di finanziaria di rispettare gli europarametri. Il governo ha fatto filtrare questa notizia
in anticipo per contrapporre la promozione europea, gonfiandone il significato
favorevole, alle bocciature sonore fioccate da ogni parte nei giorni scorsi. Ma
la verità è che il
via libera europeo è motivato dalla priorità di evitare un caso peggiore non da
una vera approvazione.
La Commissione ha
accettato un obiettivo di deficit al 2,9% del Pil nel
2007 fissato calcolando come entrata circa una decina di miliardi provenienti
dal Tfr e dalla lotta all’evasione, cifre volatili
per non dire altro. Inoltre la crescita prevista per il 2007 appare
sovrastimata. Nel 2006 finirà attorno all’1,6% del Pil, ma sta già rallentando ed il prossimo anno molti
fattori esterni ed interni la renderanno minima: euro decompetitivo
che riduce l’export, meno domanda dal mercato statunitense, impatto sui consumi
italiani drenati dall’aumento dei mutui e delle tasse, ecc. La Commissione ha dovuto
far finta di accettare questi numeri fasulli per non indebolire ulteriormente
la fiducia del mercato internazionale al riguardo della capacità dell’Italia di
sostenere l’euro e di ripagare il debito. Anche il presidente della Bce, Trichet, ha ripetuto più
volte di recente che la finanziaria va bene per questo esatto motivo e non perché
pensi che sia realmente consistente. Le istituzioni europee stanno cercando di
nascondere la crisi di competenza e governabilità dell’esecutivo
Prodi per evitare che scoppi un “caso italiano” capace di destabilizzare
l’intera eurozona. Il punto è che l’Italia sta
avviandosi verso uno “scenario argentino” (la combinazione tra alto debito,
economia debole e moneta forte che implica l’abbandono della moneta stessa e
l’insolvenza del debito per insostenibilità). E, come più volte scritto dal Financial Times, anche se
con esagerazioni sull’imminenza del pericolo, un governo di sinistra e
disordinato aumenta la probabilità del caso peggiore
perché non taglia la spesa, non riduce le tasse e quindi non stimola la
crescita compromettendo l’equilibrio della finanza pubblica. Le istituzioni e
soggetti europei rilevanti negano in pubblico tale
eventualità per evitare l’effetto della profezia autorealizzantesi,
ma in privato la temono e si chiedono come correre ai ripari. Alcuni cercano di
capire come esercitare un più forte governo
dall’esterno dell’Italia per tenerla in ordine, cosa già avvenuta per il
sistema bancario. Ma non è facile né prudente fare
operazioni intrusive così forti. Quindi i disperati europei hanno accettato
l’idea di rivestire di credibilità nominale una
finanziaria sostanzialmente non credibile per prendere tempo, sperare di
influenzare morbidamente l’emergere di un governo più robusto e nel contempo
non peggiorare la crisi di fiducia sull’Italia e, per contagio, sull’euro. La Commissione, infatti,
teme che in Parlamento la sinistra estrema imponga aumenti di spesa che
renderebbero impossibile anche la cosmesi. Per evitare di cadere dalla padella
in cui già frigge la credibilità italiana nella brace
dove sarebbe bruciata definitivamente, ha deciso di aiutare il governo
favorendone (“la finanziaria non deve cambiare”, Trichet
e il Commissario Almunia) l’imposizione del voto di
fiducia e la sospensione dell’esame nelle commissioni parlamentari per tagliare
il dibattito, gli emendamenti e relativi rischi. Ma tale supporto dall’esterno
è, appunto, una bocciatura e non una promozione per l’impotente e disordinato governo Prodi. Che vergogna per
l’Italia.
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