Il Piave delle libertà
Di Carlo Pelanda (27-7-2006)
Queste pagine e poche altre escluse, il più della stampa non ha voluto o saputo spiegare ai cittadini il rischio di attentato alle libertà fondamentali contenuto nel pacchetto Visco-Bersani. I senatori del centrodestra hanno combattuto una battaglia epica, lunedì e martedì scorsi, per evitare la conversione in legge di questo incredibile, per anticostituzionalità, decreto. Ma la sinistra ha posto la fiducia e il pacchettaccio è passato. Ora andrà alla Camera per l’approvazione finale. Questo articolo ha l’intento di stimolare i deputati del centrodestra ad organizzare una resistenza tanto forte e di alta qualità argomentativa quanto quella fatta dai loro colleghi senatori, ma alzando di più la voce affinché esca chiaramente dal Palazzo l’informazione che siamo in “emergenza democratica”.
Tre i punti dove l’incostituzionalità è più evidente. Il
primo riguarda il ricorso al decreto governativo per le materie trattate. E’ un
vulnus apparentemente minore perché la prassi ha annacquato le motivazioni di urgenza che giustificano la legiferazione
per decreto. Ma proprio per questo un limite andrà posto o se no avremo nel nostro ordinamento una facoltà illimitata
dell’esecutivo che contraddice, pericolosamente, il principio di bilanciamento
dei poteri. Molto più pesante, come esplicitato con
maestria analitica dal senatore D’Onofrio (Udc), è il
fatto che il governo non può trattare per decreto, che implica una potestà legiferativa assoluta, materie su cui esiste la competenza
concorrente delle Regioni. Dopo la riforma del Titolo quinto della Costituzione
attuata nel 2001, le Regioni hanno competenza in materia di professioni e
dintorni. Ma il ricorso al decreto per “riformarle” – la componente
Bersani nel pacchetto – non la riconosce. O il
governo ritira il decreto, e ripropone la materia
attraverso un procedimento ordinario e istituzionalmente adeguato, oppure viola