Governo
bocciato noi più stangati
Di
Carlo Pelanda (20-10-2006)
L’Agenzia di
valutazione (rating) Fitch,
con altre, ha declassato il debito italiano da un punteggio di “AA” a quello “AA
meno”. Il massimo è “AAA” che corrisponde alla certezza che un debito sarà
ripagato. Una A in meno vuol dire che il mercato
finanziario globale deve scontare un certo rischio che non lo sarà. L’aggiunta
del meno intende segnalare che tale rischio comincia ad essere elevato. Siamo
nei guai.
Quello più
immediato l’aumento dei costi per lo Stato. Se aumenta il rischio cresce il premio per chi compra i
titoli di debito. Quanto esattamente sarà il maggiore aggravio
ce lo dovrà dire l’apposito ufficio del
ministero dell’Economia. A caldo si può ipotizzare che sarà pesante, soprattutto,
nel calcolo combinato con il parallelo aumento del costo del denaro: una sorta
di tassa aggiuntiva a causa del disordine politico che, alla fine, pagheremo
noi. Ma sarà perfino più grave la riduzione della
fiducia, in generale, al riguardo del sistema Italia. La Commissione europea
avrà maggiori motivi per attuare una pressione restrittiva sull’Italia: tra la
riduzione delle tasse oppure l’aiuto statale ad un bisognoso e la priorità di
ripagare il debito prevarrà sempre di più il secondo a scapito dei primi.
Sarebbe qui complicato descrivere gli effetti del peggioramento della fiducia
internazionale sull’Italia al livello delle operazioni di mercato, ma ce ne saranno. In sintesi, il governo di sinistra non è stato
capace di convincere il mercato internazionale che avrebbe migliorato la
crescita e la stabilità finanziaria. Bocciato. Il punto è che le agenzie di
rating e gli organi di stampa che esprimono le opinioni del mercato finanziario
internazionale avevano già anticipato nel maggio del
2006 una previsione (outlook) negativa, ma la avevano sospesa in attesa della
Finanziaria. Quando hanno avuto modo di leggerne l’orrore sul piano tecnico
(rottura del principio di equilibrio tra stabilità dei
conti e stimolo alla crescita) non hanno potuto fare altro che confermare il
peggioramento, avvertendo tutto il mercato che l’Italia sta diventando un luogo
pericoloso. Riuscirà tale segnale a convincere il governo che dovrà riportare
la politica economica entro gli standard di razionalità,
tagliando spesa e tasse? Non sperateci. TPD qualche giorno fa ha messo le
mani avanti dichiarando che agenzie di valutazione come Fitch
e Standard’s & Poor’s sono degli imbecilli che non sanno analizzare.
Al riguardo mi sentirei di dire che in effetti tali
agenzie mostrano spesso dei difetti, ma perché più volte si sono dimostrate
troppo “buone” e poco “cattive”. Per questo, quando decidono di declassare,
caro TPD, vuol dire che il marcio è ormai cancrena. Ma
la stampa vicina al governo -sui siti web in tempo reale, per esempio quello
del Corsera - ha dato la
notizia scrivendo che si tratta di “un piccolo declassamento”, robetta,
enfatizzando che il punteggio non è previsto peggiorare ulteriormente. A questi
va detto che il declassamento ha sempre un “grande” effetto sulla fiducia. Per
esempio, il volume del debito italiano è tale da poter destabilizzare
l’intero sistema euro. Se intervengono dubbi sulla sua ripagabilità aumenta il rischio che l’euro possa
saltare in prospettiva oppure che l’Italia debba uscirne. Siamo per fortuna lontani da questo scenario, ma il segno meno ci
porta più vicino al caso peggiore. Non abbiate dubbi a scendere in piazza
contro il governo perché lo farete anche in nome della
salute del mercato internazionale e dell’Europa che non può sostenere un’Italia
governata da CGIL, comunisti irrealistici, Gambadilegno,
Banda Bassotti.
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