Il governo Prodi sarà un fattore di recessione
Di
Carlo Pelanda (12-8-2006)
Nel secondo
trimestre il Pil italiano è cresciuto dello 0,5%, nel
primo dello 0,7. Come più volte anticipato su queste
pagine già nel 2005, quando si smontava la propaganda catastrofista
della sinistra, l’industria italiana è riuscita ad adattarsi alle nuova
competizione globale, aiutata dalla ripresa in Germania, dalla domanda stellare in
Cina e buona in America, da un periodo di cambio non troppo elevato dell’euro
sul dollaro e da un governo Berlusconi che è riuscito
a non deprimere la capacità delle imprese nonostante la crisi europea tra il
2002 ed il 2004. Prodi dirà che è merito suo e tanta
bella stampa dimenticherà gli articoli declinisti. Lasciateli perdere, come si fa con i fessi. Anche perché lo scenario futuro mostra problemi più seri.
Nel secondo
semestre del 2006 e nel 2007 le condizioni di sistema peggioreranno. Potrà lo
sgangherato governo di sinistra assorbire senza troppi danni la contrazione per
cause esterne, come fece quello Berlusconi,
oppure la amplificherà?
La botta
peggiore è venuta dall’aumento dei tassi e dall’annuncio che la Bce
li alzerà ancora. Aumento dei costi interni a parte, con notevole impatto sui
consumi e sulla spesa per interessi, tale politica monetaria, per inciso esageratamente
restrittiva, ha
riportato il cambio dell’euro troppo in alto sul dollaro, attorno all’1,28. Le
aziende esportatrici hanno imparato a vendere nell’area del dollaro anche a
cambio sfavorevole, ma vicino ed oltre l’1,30 avranno
problemi. Per lo stesso motivo, oltre a quello di una maggiore tassazione nel
2007 che penalizzerà i consumi, la ripresa in Germania ripiegherà su se stessa.
Ipotesi rafforzata dalla probabile contrazione dell’economia
americana e conseguente riduzione delle sue importazioni. Altre botte
potranno venire dall’impennata dei costi energetici. In sintesi, si apre uno
scenario recessivo con probabilità di minori export e consumi interni. Niente
di grave. Ma in tali condizioni future basterà
sbagliare anche di poco per creare seri guai di peggioramento della tendenza
recessiva. Il punto principale è la fiducia di imprenditori,
artigiani, commercianti e professionisti. Durante il governo Berlusconi avevano la certezza che
le tasse non sarebbero salite e che il governo era amico. Ciò ha contato
moltissimo. Ora il motore sociale che crea ricchezza ha la certezza che sarà tartassato o danneggiato, dopo il decreto Visco/Bersani e la prova della
forza condizionante della sinistra tassista su quella moderata. Le aziende
temono che la promessa riduzione del costo del lavoro, anche se fatta, sarà
irrilevante. Padoa Schioppa,
invece di annunciare il sostegno ai consumi interni gravati da più spesa per
interessi sui mutui e costi energetici crescenti, mantiene annunci che indicano
la priorità del rigore di bilancio anche se impoverirà
gli italiani. E non annuncia l’unica cosa veramente utile sul piano del rigore
contabile, cioè un’azione “patrimonio contro debito”
per contenere l’aumento del secondo, arrivato a cifre record. Visco, invece di rassicurare i risparmiatori, sta
preparando il sistema di controllo totale preventivo su qualsiasi loro
transazione economica, oggi possibile grazie alla tecnologia e legittimato dal
decreto detto sopra. Ciò sta aumentando, per paura di vessazioni, la fuga dei
capitali verso santuari esteri ed il ritorno generalizzato al “nero”. Cosa che ridurrà il ciclo di capitale in chiaro con effetti
depressivi sul gettito. In conclusione, il governo di sinistra sta
riducendo la fiducia economica, ovvero la propensione
alla spesa, agli investimenti, ecc. Il punto che a sinistra o non possono, per
incompetenza, o non vogliono, o per ideologia, capire è che la fiducia è il
fattore di substrato che permette ad un sistema economico di reggere nei momenti
di difficoltà. Infatti il governo non la sta creando,
per giunta togliendola a chi crea
ricchezza. Senza questa fiducia il
sistema sarà meno reattivo di fronte alla contrazione o comunque
produrrà meno ricchezza di quello che potrebbe. Quindi il governo
Prodi sarà certamente un fattore peggiorativo del ciclo recessivo che
abbiamo davanti a noi. Non vedo cosa aspettiamo per mandarlo a casa.
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