Allarme
rosso per la politica estera
Di
Carlo Pelanda (7-5-2006)
Ci sarà un
governo condizionato dalla sinistra estrema. Spero che imploda
subito, invoco come tanti di voi una pressione - in piazza ed in Senato - per
ottenere tale evento e quindi nuove elezioni dirimenti. Ma, realisticamente, dobbiamo
prepararci allo scenario in cui per qualche tempo comunisti ed antioccidentalisti
potranno fare danni gravissimi. Il rischio più
immediato è quello di un cambiamento della collocazione
internazionale dell’Italia molto pericoloso per l’interesse nazionale ed
occidentale. Anche perché la sinistra moderata ha
posizioni ambigue in materia e non potrà/vorrà garantire, temo, tali interessi.
Su questo punto devono scattare, ora, vigilanza e contromisure.
Il governo Berlusconi ha reso l’Italia attore primario nel teatro
mondiale. Nel 2002/3 c’erano due spinte finalizzate a
staccare la Ue
dagli Stati Uniti. La strategia di bin
Laden di evitare attentati agli europei compiacenti
in cambio della loro divergenza con l’America. La tentazione, ora
sopita, di Chirac e Schroeder
di formare con Cina e Russia un blocco eurasiatico per bilanciare e, in
prospettiva, annullare, il potere ordinatore globale
dell’America stessa. Roma, aggiungendo il suo peso allo schieramento degli
europei atlantici, impedì questo disegno isolando, con loro irritata sorpresa,
Parigi e Berlino. Ma cercò anche uno schema d’accordo con Mosca, entro un
concetto di interesse nazionale anche propulsivo di
quello occidentale: America, Europa e Russia alleate. Un modello
che qui ho spesso citato come “Aquila a tre teste” o “Pax delle tre Rome” sostenuto, silenziosamente, dalla parallela politica
vaticana di riunificazione tra cattolici, protestanti ed ortodossi. Sogno
perseguito con ardore visionario dal compianto
Giovanni Paolo 2° (chi vuole approfondirne il pensiero geopolitico
legga il suo saggio su “Vita e pensiero” del 1976). In sintesi, l’Italia si
collocò attivamente in una posizione di rafforzamento dell’Occidente in gravi
difficoltà di coesione. E lo
fece riuscendo a mantenersi credibile e leale nei confronti non solo
dell’America, ma anche dei partner europei e di Mosca. Da qui l’inusuale, in relazione ai precedenti storici, nuovo rispetto
per l’Italia da parte di tutti. Che il governo riuscì a trasformare in
interesse nazionale concreto favorendo accordi industriali lungo la direzione
atlantica, ma anche facendo finire la guerra economica con la Francia,
dimostrando a Chirac quanto fosse inutile tentare di
conquistarci ed utile, invece, collaborare con noi alla pari. Ora il rischio è
il seguente, riassumendolo nelle sue componenti di
interesse occidentale e nazionale: (a) indebolimento della capacità dissuasiva
dell’Occidente per una posizione italiana antiamericana od ostile ad interventi
di polizia internazionale, problema gravissimo per la gestione della questione
iraniana e dei compiti ordinativi in Irak ed
Afghanistan; (b) marginalizzazione dell’Italia dai
tavoli internazionali che contano (Onu, Nato, Ue, Wto) per sua inconsistenza ed
inaffidabilità. A cui aggiungerei un pericolo meno facile da
cogliere, ma già incombente. Parigi ha la priorità di aumentare il
controllo sull’Italia (industria tecnologica, energia e banche) per ottenere
una scala di forza sufficiente a contenere il riemergente potere intraeuropeo della Germania. Prodi
è sospettato di avere una relazione speciale con
Parigi e ciò fa temere un cedimento di fronte ad interessi francesi con danno
per quelli italiani. Un altro rischio immediato riguarda un peggioramento della
relazione con Israele che potrebbe procurare complicazioni pesanti per la
sicurezza dell’area mediterranea. Su questi punti bisognerà vigilare per
bloccare politiche sbagliate. Come? Certamente costruendo in
Senato una maggioranza speciale ed ibrida per i temi di politica estera.
Sarebbe anche utile attivare un luogo informale dove esperti sia della poca, ma
esistente, sinistra occidentalista e quelli di centrodestra possano
elaborare convergenze per la difesa dell’interesse nazionale e dell’Occidente. Ma, il punto, la migliore garanzia sarebbe quella di
influenzare l’elezione di un credibile occidentalista e patriota a Presidente
della Repubblica.
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