Ingovernabilità
Di
Carlo Pelanda (15-4-2006)
In
attesa della verifica sui dati elettorali proviamo ad ipotizzare la formazione
di un esecutivo di sinistra sulla base di quelli provvisori. Potrà veramente
governare? No, è molto improbabile. E tale
considerazione, qui di seguito argomentata, implica la definizione di un
criterio di “responsabilità nazionale”. E non può essere quella che ora la
sinistra chiede a Berlusconi, cioè
di concederle la vittoria e starsene tranquillo all’opposizione, proprio per
l’impossibilità della sinistra stessa di poter governare. Quale, pertanto,
dovrà essere un più realistico criterio di responsabilità per l’interesse
nazionale?
Il punto
è che al Senato non può reggere una maggioranza di sinistra con uno o due
voti, o nessuno - nel primo caso - qualora venisse
eletto un Presidente che fa parte dell’Unione. A tale considerazione da
sinistra rispondono che ci sono i senatori a vita, implicitamente assumendo che Andreotti,
Cossiga, Napolitano, Scalfaro,
ecc. possano aiutare la “maggioranza” nei momenti
di bisogno. Probabilmente al riguardo di Scalfaro
hanno ragione. Ma, francamente, non posso immaginare
un Andreotti Padre della Patria e un Cossiga
coraggioso difensore della stessa prestarsi ad un gioco di parte. Li posso
immaginare prendere posizioni decisive su questioni
di vita e di morte per la nazione, ma non al riguardo dell’ordinaria
amministrazione. E ciò porta ad uno scenario di
maggioranza sempre incerta al Senato. Leggendone attentamente il regolamento,
molto più restrittivo di quello della Camera, si può facilmente rilevare che
nelle Commissioni non vi sarà maggioranza o, perfino, questa sarà inversa. E
ciò promette uno schema di blocco. In particolare per atti legislativi troppo
contrari al programma del centrodestra. Per esempio, poniamo che
la Camera
, resa governabile dal premio maggioritario, voti un aumento delle tasse sui
lavoratori autonomi. Il centrodestra farà certamente blocco e basterà un
senatore di sinistra con l’influenza, o in ritardo con l’aereo, e la legge verrà
bocciata, rinviata alla Camera. Immaginiamo poi leggi che mettano
in contrasto le due componenti della sinistra, quella comunista e l’altra più
moderata. Per esempio una che permetta di fatto i
matrimoni tra omosessuali. Immaginiamo anche che la sinistra trovi un
compromesso sofferto alla Camera. Cattolici temporaneamente a sinistra come L’Udeur
o alcuni della Margherita farebbero saltare tale legge al Senato. Se pensiamo,
poi, ad atti che approvino scelte governative che modifichino la collocazione
occidentale dell’Italia si può facilmente prevedere che questi, al Senato,
non passeranno mai. E se non ci riusciranno la coalizione
di sinistra, costruita come il costume di Arlecchino, si spaccherà. In sintesi,
è molto improbabile che la sinistra riesca governare ed è certo che se tenterà
di farlo in queste condizioni, in ogni caso, la sua coalizione
si scioglierà. Come mai a sinistra non fanno tale analisi che mi sembra ben
sostenuta dai fatti? Probabilmente sperano di comprare senatori del
centrodestra. Ma è credibile? Anche
tentando scenari di fantapolitica non lo è. Per esempio, sarebbe sensibile
la Lega
ad uno scambio tra consenso sull’autonomismo e sostegno alla sinistra?
Finirebbe
la Lega
per abbandono da parte dei suoi elettori. Potrebbe Casini o qualche componente
dell’Udc tradire? Non esiste,
è mitologia. Compravendita di senatori combinate
con leggi tassiste? Il Nord diventerebbe sul serio secessionista. Quale alternativa
resta, allora, per evitare il problema di ingovernabilità e la spirale di crisi
se si tenta di risolverlo con criteri opachi “di Palazzo”? Mi sembra che
l’unica alternativa seria sia quella di andare a
nuove elezioni. Cioè di chiedere agli elettori di
dare una maggioranza netta o all’uno o all’altro. In questa prospettiva ci
sono due alternative: nuove elezioni subito, a giugno
o governo tecnico che gestisca gli obblighi europei dell’Italia per il
2006, in
particolare quelli di riequilibrio del bilancio, per poi tornare alle urne nel
marzo del 2007. Questo, invece di cantare vittoria, è ciò che la sinistra
dovrebbe accettare di discutere per interesse della nazione.
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