Il Natale indebolito va rafforzato come evento di trasfigurazione

Di Carlo Pelanda (22-12-2009)

L’effetto simbolico del Natale appare sempre più indebolito sia dalla pressione secolarizzante sia da difetti di ingegneria rituale. La rubrica è atea, ma occidentalista. Teme che la debolezza del cristianesimo comporti la destrutturazione dell’occidente. Per evitarlo, la simbologia della Natività va rafforzata perché è il pilastro del cristianesimo.

Ora, per i più, è una generica “festa del dono”. Lo resti pure per motivi di utilità economica. Ma qual è il “vero” dono? Dio si fa Uomo per salvarlo. Gli eruditi sanno che tale salvazione implica una trasfigurazione di se stessi per raggiungere il bene. Ma sono una minoranza. La maggioranza percepisce vagamente che c’è un dono e interpreta il simbolo come stimolo a donare. Tale comportamento segnala una trasfigurazione superficiale e non profonda. Da un lato, questa fa celebrare la ricorrenza cristiana anche ai non credenti. Dall’altro, il simbolo diventa labile, degradato. Per ridargli forza bisognerà chiarire che il Natale è un “evento di trasfigurazione”: Dio si trasfigura diventando Uomo via la mediazione di Maria, l’Uomo si trasfigura aderendo a Dio attraverso l’Amore. La potenza simbolica del cristianesimo risiede nella doppia possibilità di trasfigurazione Dio-Uomo, Uomo-Dio, ambedue basate sull’Amore. Su un tipo di amore autotrascendente che comporta l’ottenimento di più conoscenza. Il cristiano si carica di cognizione attraverso l’importazione dell’Amore di Dio per l’Uomo, la trasfigurazione in Gesù, che è forza motrice della trasfigurazione per ogni individuo. Il Natale dovrebbe indurre gli individui a sollecitarsi l’un l’altro a trasfigurarsi per più conoscenza via più amore (ahavà). Il suggerimento è che le Chiese cristiane innovino il Natale lungo questa linea chiarendone il vero dono ed organizzando le comunità dei credenti non in liturgie chiuse, ma aperte e spettacolari. Forse temeranno che questo linguaggio evochi i principi trasfigurativi dell’Alchimia e della Cabbalà. Ma i maghi portarono in dono a Gesù l’oro puro, simbolo di conoscenza, con sincerità, trovando la grotta perché indicata dalla luce. Nel Natale tutta la comunità di salvazione via ascesi può riunirsi, cristiana e no. Un secondo suggerimento è destinato ai secolarizzati. Babbo Natale deriva da San Nicola/Santa Klaus. Questi aveva il potere, nella tradizione alpina, di rispedire il demone Krampus all’Inferno. Nelle scenette per bambini la rubrica prega di aggiungere quella di Babbo Natale che scaccia Krampus per eccesso di intemperanze o lo costringe a servirlo mentre distribuisce doni, simbolo della superiorità del bene sul male. Più forte, più utile. 

Carlo Pelanda