L’umiliazione
di Obama alla Germania sarà la scintilla del nuovo Impero europeo
Di
Carlo Pelanda (17-11-2009)
Obama, per
richiesta cinese, ha derubricato il summit di Copenaghen sull’ambiente da luogo
generativo di trattati a convegno. Merkel si era molto impegnata per rendere
l’evento simbolo di una Ue che, guidata dalla Germania, assumeva il ruolo di “superpotenza
etica”. Sbeffeggiata. Ma grazie all’evidenza dell’umiliazione non più
nascondibile e tollerabile la Ue
ora potrebbe trovare coesione e proiettare la sua potenza per rompere il
duopolio globale sinoamericano. Lo farà?
La scorsa estate Pechino ha chiesto ad Obama di
chiudere il G8, organismo euroamericano con il Giappone unica potenza asiatica, e di
trasferirne i poteri di governo globale al G20 dove la Cina sarebbe stata
chiaramente il secondo potere mondiale ed il primo in Asia. Lo ha ottenuto in
cambio della promessa di finanziare il crescente debito statunitense. I governi
europei sono stati zitti sia per non dover riconoscere lo smacco sia perché gli
elettorati non avevano percepito l’umiliazione, in Italia perfino nascosta.
Erano stati più che zitti quando la
Cina aveva minacciato di esclusione dal business chi
spingesse per la sua democratizzazione. Ora Pechino ha chiesto a Washington la
fine delle pressioni ambientaliste contro lo sviluppo cinese, percepite come
delegittimanti per l’immagine di “Cina sporca”, in cambio dell’aiuto nei teatri
caldi dove l’America è impantanata (Iran, AfPak, Corea del Nord). Obama lo ha
concesso, coprendolo con una dottrina del “realismo pragmatico” e del primato
della relazione con l’Asia sull’Europa contando sulla passività della seconda.
Ma qui sbaglia. Il concetto di “potenza etica” permette alla Ue di unirsi per
azioni di influenza esterna nel vincolo di elettorati debellicizzati, verdisti,
eticisti, ecc. In particolare, è il simbolo di potenza benigna con il quale la Germania può tornare nel
mondo liberandosi da un passato di potere maligno. Il rinnovato, ma sempre
imperiale, stato maggiore tedesco non potrà farsi togliersi lo strumento di
potenza perché il business della Germania (grandi sistemi esportati via accordi
governativi) ne soffrirebbe per deficit di forza. Anche Parigi e Roma devono
temere lo stesso danno. Ecco perché l’Europa guidata da una Germania infuriata reagirà.
Ci vorrà tempo affinché gli europei, disabituati a “pensare impero” ed
impreparati a farlo insieme, trovino una strategia contro Obama (non contro
l’America che è amica) e Pechino. Per anticiparla, diamole un nome. Suggerisco:
“Nova Pax”, un G2 euroamericano poi nucleo di un’alleanza globale delle
democrazie capace per scala di condizionare la Cina. Realizzabile
dal 2012, dopo la defenestrazione di Obama.
Carlo Pelanda