La Russia va inclusa
nell’occidente e non trattata come un nemico
Di
Carlo Pelanda (1-3-2007)
Cosa manca all’America per contenere l’espansione cinese,
l’aggressività iraniana, ottenere un sostegno aggiuntivo in medio oriente e
controllare i prezzi dell’energia? L’Europa? No, questa c’è già dopo la svolta
atlantica della Germania, ci sarà di più se Sarkozy governerà la Francia, ma il suo impiego come seconda gamba
dell’occidente è prevedibile sia lento e limitato anche nel caso migliore. E comunque i potenziali militari, economici e diplomatici di
America più Ue non basterebbero anche contando
l’apporto di Giappone, Australia e India. Cosa manca
tra le possibilità esistenti? Per fare tutte le cose dette sopra la Russia sarebbe il partner
perfetto. La convergenza russo-americana più europei
ed altri sullo sfondo sarebbe in grado di: (a) stritolare l’Iran e o di
dissuaderne meglio il gruppo dirigente incentivandolo a liberarsi di Ahmadinejad; (b) isolare la Cina al Consiglio di sicurezza dell’Onu; (c) staccare la Siria dall’influenza iraniana ridandole la
garanzia di Mosca con l’accordo di Washington in cambio dell’abbandono di Hezbollah e della firma del trattato di pace con Israele;
(d) creare un programma spaziale congiunto di controllo dell’orbita in funzione
anticinese; (e) garantire meglio il disarmo nordcoreano;
(f) poter impiegare il potenziale energetico russo per calmierare i prezzi di
petrolio e gas. Ma di fronte a queste possibilità
Washington tratta la Russia
come un nemico. Nel 2001 Putin
offrì a Bush un’alleanza, ma il secondo la respinse e
per di più gli prese l’Asia centrale, casa sua, in occasione dell’iniziativa in
Afghanistan. Ora perfino gli mette ai confini una difesa antimissile come se
Mosca fosse ancora una minaccia. Perché? L’America non
vuole che la Russia
torni ad essere impero, la Germania la spinge ad una politica
antirussa perché, in effetti, Mosca vuole limitare l’espansione ad est della Ue. Ma si tratta di un terribile errore di visione
strategica, scusabile quello tedesco, imperdonabile
quello dell’ex-sovietologa Condolezza
Rice. Il problema non è che la Russia torni a fare impero,
il punto è che torni ad esserlo come terza testa di quello occidentale.
Probabilmente Putin lo accetterebbe se glielo
chiedessimo e se gli fornissimo la possibilità di candidarsi alle elezioni
presidenziali del 2008 in
deroga alle regole di rieleggibilità. Il non averlo capito prima è già costato a Bush lo stallo in Iraq,
il continuare promette il peggio. Questa rubrica invita Merkel, ora presidente della Ue, ad esplorare la disponibilità di Bush
e Putin a partecipare ad una Grande alleanza tra Usa,
Europa e Russia, intanto, come evoluzione inclusiva della Nato.
Carlo Pelanda