Dall’incubo del 3% a quello del 2
Di Carlo Pelanda (29-3-2005)
La modifica lassista del
Patto di stabilità ha cancellato il potere ordinatore della Commissione
europea. Le restano solo strumenti di lamento nei confronti di governi che
accendano deficit oltre il tetto annuo ammesso del 3%. Pertanto ogni conflitto
tra Stati e regola europea, dopo la disintermediazione della Commissione,
sarà direttamente tra i primi e la Bce.
Gli Stati hanno espresso soddisfazione per aver ripreso una
piccola parte della sovranità economica ceduta frettolosamente ad un
agente europeo maldisegnato. Ma tale sollievo appare
prematuro perché il sistema è ora esposto alla regolazione
diretta di parametri molto più rigidi e duri di quelli del Patto. La Banca centrale ha, infatti,
un solo strumento per contenere l’eventuale disordine finanziario: alzare
il costo del denaro. Vuol dire che in caso di allarme per la stabilità
finanziaria europea la Bce
risponderà mandando in recessione l’economia reale, tipico esito
di un rialzo dei tassi monetari, catastrofico se forte. Si potrebbe dire che
tale situazione esisteva anche prima. Sulla carta certamente, ma in
realtà la
Commissione, con poteri di tutela del Patto, faceva da
cuscinetto tra l’aumento del disordine e la risposta brutale della Bce.
Per esempio, l’inflazione saliva verso soglie di pre-allarme, ma la
resistenza dei parametri di stabilità permetteva alla Bce di scenarizzare modi e tempi preventivi di intervento
più rilassati. Ora, senza tale cuscinetto, la Bce dovrà prendere una
postura paranoica, ovvero prevedere restrizioni forti e più anticipate.
E ciò aumenta il rischio di recessione. Per inquadrarlo meglio, bisogna
considerare che lo statuto della Bce la porta a determinare a priori il tetto
di inflazione ammessa, nel caso il 2%. Ciò crea un pericolo enorme: da
un lato gli Stati hanno più libertà di accendere deficit
inflazionistici, ma dall’altro devono restare entro un parametro
rigidissimo di inflazione la cui violazione comporta il rischio di pesante
recessione. Tra l’altro per tutti i partecipanti all’euro e non
solo per le nazioni più disordinate. La battuta è che si è
passati dall’incubo del 3% a quello del 2. E questa rende l’idea di
un sistema europeo che non potrà stare in piedi così. Quali
azioni sarebbero utili per impedirgli di collassare? Due, mixati: (a) gli Stati
si autoregolano e riproducono a livello intergovernativo le condizioni di
rispetto del Patto di stabilità; (b) lo statuto della Bce viene modificato
per rimuovere il riferimento rigido al parametro di inflazione e per aggiungere
anche la missione di sostegno alla crescita, in modo simile alla Fed americana.
Così funzionerà, come è ora no.
Carlo Pelanda