L’archiviazione della Costituzione europea favorirebbe l’integrazione europea invece di danneggiarla
Di Carlo Pelanda (21-5-2005)
Gli scenari che tentano di prevedere le
conseguenze dell’eventuale
vittoria del no, data probabile,
nel referendum in Francia sull’accettazione della Costituzione europea
scommettono sull’apertura di una grave crisi del processo integrativo. Questa
rubrica la pensa diversamente. In caso di vittoria del no resterà
comunque tanta “Europa informale” da compensare gli
accidenti di percorso di quella formale. Non solo, ma ritiene che
l’archiviazione del trattato costitutivo sarebbe una scossa salutare che
aumenterebbe la probabilità di una futura architettura europea
più solida. Perché la cosiddetta Costituzione tenta di coprire
con formule nominali di governo le divergenze sostanziali che restano
irrisolte: tra Stato e mercato; tra sovranità nazionali e regime
sopranazionale; tra Europa introversa (neutralismo) ed estroversa
(interventismo globale), ecc. L’area europea è spaccata in due
all’interno delle singole nazioni e tra nazioni su tutte queste ed altre
dimensioni. Da sempre. Con la differenza che fino al 1989 funzionavano degli
integratori sostanziali impliciti o pragmatici. Il “metodo
funzionalista” metteva in comune solo quelle cose che sicuramente
andavano bene per ogni nazione senza forzare cessioni di sovranità oltre
tale criterio.
Carlo Pelanda