L’Impero
occidentale è troppo piccolo per ordinare il nuovo mondo e va ingrandito
unendo America, Europa e Russia
Di
Carlo Pelanda (18-8-2005)
L’America,
pur superpotenza, è troppo piccola per poter ordinare il pianeta come ha
fatto dal 1945 in
poi. L’affanno di essere il reggitore economico e militare
dell’ordine planetario iniziò già negli anni ’60. E
nel 1973 Kissinger cercò di
passare dalla gestione singola ad una condivisa degli affari planetari. Ma la
formula non ha mai funzionato perché l’America comunque non
accettava alcun condizionamento dagli alleati. Soprattutto, “gestione
condivisa” significava che europei e giapponesi avrebbero dovuto aprire
di più i loro mercati, abbandonando il protezionismo, ed aumentare la
spesa militare per contribuire di più alla polizia globale. Così
l’America si è trovata a dover mantenere l’impegno
ordinatore senza avere la scala per farlo. L’amministrazione Bush aveva
inizialmente teorizzato il riportare i compiti ordinativi americani entro i
limiti della fattibilità e così correggere l’impegno
globale infattibile perseguito da Clinton. Cioè occuparsi solo delle
grandi questioni, delegando agli alleati la gestione dei problemi regionali, di
fatto dicendo loro di arrangiarsi e di pagare le spese per pulire il cortile
intorno a casa loro. Tale dottrina fu modificata dall’attacco del 9/11
che costrinse Washington a riprendere un’iniziativa globale e totale. Ma
proprio questa svela quanto l’America sia piccola e fragile di fronte al
compito. Lo scenario proiettato da questa premessa fa vedere entro pochi anni
una discontinuità: la fine dell’Impero occidentale, proliferazione
nucleare incontrollata, una nuova era di disordini economici. Ciò
potrà essere evitato ricostruendo un impero occidentale basato
sull’alleanza tra America, Russia ed Europa. Perché l’aquila
a tre teste avrebbe, pur minoranza demografica, ancora il potere militare,
industriale, monetario (ed energetico) per tenere sotto controllo le potenze
emergenti ed ordinata l’economia globale. Ma le èlite americane,
europee e russe non ci pensano o per mancanza di visione o per vincoli di
dissenso interno. Per tale motivo questa rubrica prega il Papa di intensificare
lo sforzo già in atto per riunificare le chiese cattolica, protestanti
ed ortodossa e così trainare simbolicamente il riavvicinamento delle tre
Rome. La priorità è mostrare che la seconda Roma, Mosca, potrebbe
starci per sbloccare il processo. Un’altra sarà quella di
convincere i templari che costituiscono il cuore delle èlite
statunitensi a fidarsi della prima Roma che li massacrò nel 1300. E che
crearono l’America come terza Roma, superiore. Suggerimento: il Vaticano
chieda scusa e li richiami in servizio per costruire il nuovo Impero.
Carlo Pelanda