Per
evitare che la Bce
alzi i tassi e soffochi la ripresa è utile una stimolazione anomala
Di
Carlo Pelanda (15-11-2005)
Sarà
il valore di cambio dell’euro a sostenere o a uccidere la ripresa in
atto. Francia, Germania ed Italia, che insieme generano circa il 75% del Pil
dell’eurozona, non hanno alcuna possibilità di crescita interna.
Fisco, protezionismo sociale, consociativismo e dirigismo disincentivano gli
investimenti privati per nuove avventure industriali. Quelle vecchie sono erose
dalla concorrenza globale. Un po’ meno in Francia e Germania dove il
manifatturiero costruisce sistemi complessi non ancora, per circa un decennio,
fattibili in Cina, India e Russia. Un po’ di più in Italia che
produce una maggiore quantità di beni a media e bassa tecnologia. La via
più semplice per sbloccare il sistema, la stimolazione fiscale, è
impedita dal divieto di accendere deficit temporanei in base alle note euroregole. Altre riforme di efficienza sono contrastate da
maggioranze sociali timorose di perdere tutele e privilegi. Quindi, per crescere, questi paesi
possono solo aumentare le esportazioni. La caduta del dollaro, dal 2002 in poi, le ha
penalizzate e gettato in stagnazione/recessione la Germania, dove
l’export pesa per circa il 13% nella formazione del Pil nazionale.
All’Italia è successo lo stesso, con danno raddoppiato dal
rallentamento della locomotiva tedesca. La ripresa è stata innescata,
semplicemente, dal rialzo del dollaro a partire dalla primavera del 2005. Ora
vi potrà essere maggiore competitività valutaria perché la Bce non ha alzato i tassi
mentre la Fed li
ha portati due punti più in alto di quelli europei. I flussi di capitale
inseguono la maggior remunerazione dei titoli con rendimento ancorato al costo
del denaro e ciò ha accresciuto la domanda di dollari contro euro, per
questo sceso. La Bce
ha fatto una scelta coraggiosa perché si è presa un grande
rischio sul lato dell’inflazione, infatti
crescente. In particolare quella energetica: petrolio e gas si pagano in
dollari e se l’euro cala questi costeranno di più. Lo scenario
indica che bisognerebbe mantenere tale rischio almeno fino al giugno del 2006
per portare la crescita media dell’eurozona oltre il 2,5%, rilassandone
le tensioni. Ma entro la Bce
cominciano a litigare rigoristi e stimolisti. Se i
primi vinceranno, tassi e cambio dell’euro saranno alzati rimandando in
stagnazione il sistema. Per evitarlo è utile avvertire che o la Bce svaluta o l’euro
salta? No, i burocrati non hanno sensibilità scenaristica.
Ma sono pavidi. Quindi bisogna indurre in loro un po’ di strizza,
viscerale: le genti impoverite incolperanno la Bce, governi complici, e la assalteranno.
Carlo Pelanda