Sistema globale: le incognite del fattore
iX
Di Carlo Pelanda (8-5-2000) (No.21, maggio)
L’integrazione tra la Borse di Londra e di Francoforte inaugura il passaggio dai mercati azionari nazionali ad uno europeo integrato, a sua volta aperto all’esterno e, quindi, passo precursore per la successiva formazione di una Borsa mondiale. Vediamo luci e ombre di questa novità.
Londra e Francoforte (in cui avviene il 53% del commercio europeo di azioni) hanno dato vita ad un'unica Borsa: “iX”(International Exchanges) che per potenza oggettiva avrà la capcità di assorbire tutte le altre Borse – e sistemi collegati – d’Europa. Già Milano e Madrid hanno firmato una lettera di intenti che le vedrà fondersi con iX nella seconda ondata di integrazioni, entro il giugno del 2001. A Milano certamente conviene. Ma resta in dubbio se Euronext, cioè l’alleanza tra le Borse di Parigi, Bruxelles ed Amsterdam, farà in qualche modo parte di “iX”. In sintesi, non è ancora chiaro se avremo un’unica grande Borsa europea o una competizione tra due o tre grandi sistemi borsistici continentali. Quindi bisogna rimandare il brindisi per la formazione di una benvenuta Borsa unica.
Comunque la formazione di iX
offrirà vantaggi notevoli, per lo meno di sei tipi, tutti dovuti all’aumento di
scala del mercato e sua standardizzazione: aumento della liquidità;
differenziali (spreads) minori tra domanda ed offerta di titoli; un maggiore
volume assoluto di transazioni; prezzi più equi dei titoli; riduzione dei costi
di intermediazione per gli investitori; una più ampia platea a favore delle
aziende che si quotano.
Ma la nuova euroborsa sarà
credibile? Il fatto che la sede legale di iX sarà a Londra non è irrilevante.
Tradizionalmente la Borsa londinese ha avuto il vantaggio competitivo di un’ottima
regolamentazione – nel senso di garanzia per gli investitori - dei processi
borsistici. Ed è veramente un buon segnale che Francoforte abbia rinunciato a
qualsiasi “nazionalismo” al riguardo. Come lo è il fatto che nella piazza
tedesca verranno concentrati gli scambi dei titoli a più alto potenziale di
crescita (i cosiddetti “nuovi mercati”). La Borsa di Francoforte, infatti,
negli ultimi anni si è dimostrata molto più vitale di quella londinese su
questo settore del mercato azionario. Mentre nella piazza londinese verranno
gestiti i listini delle “blue chips”, cioè i titoli delle aziende a più elevata
capitalizzazione. Ma il sistema elettronico per la gestione tecnica di iX sarà
il tedesco “Xetra” e quello londinese verrà abbandonato. In sintesi, sembra che
le due piazze abbiano conferito il meglio che avevano alla nuova entità comune
senza fare considerazioni di carattere provinciale, ma puntando alla massima
competitività. E questo va segnalato perché è un inconsueto e buon segnale di
grande capacità tecnica e volontà competitiva.
Che il potentissimo Nasdaq,
cioè la Borsa tecnologica statunitense, ha pienamente e velocemente recepito. Fino a poche settimane fa aveva in mente
di creare un “Nasdaq Europe” capace di superare per efficienza e scala qualsiasi
singolo mercato azionario europeo. Ma ha velocemente svoltato, vista la nascita
di iX, firmando con la nuova euroborsa un contratto di integrazione operativa
invece di tentare di mettersi in concorrenza con questa. E probabilmente questo
è il punto più importante per l’espansione globale di iX. Per la componente dei
titoli tecnologici, infatti, esisterà presto un unico luogo di scambio che
comprenderà i “nuovi mercati” europei, Il Nasdaq americano (già seconda Borsa
mondiale per capitalizzazione e numero di aziende, per lo più di alta
tecnologia, quotate), il Nasdaq-Giappone (che prenderà il via a giugno),
caratterizzato da un ciclo continuo, cioè di 24 ore, di contrattazioni. Sarà il
primo nucleo di un mercato azionario totale planetario. Sviluppo da guardare
con favore perché i vantaggi elencati sopra sarebbero moltiplicati per dieci. E
si consideri che la teoria economica recita che la sola formazione di mercati
(intesi come luoghi di scambio) più ampi comporta un aumento della crescita
reale e finanziaria. Ma non è ancora ben chiaro come sarà l’integrazione tra iX
e il sistema globale Nasdaq, con la complicazione che il secondo è molto più
grande del primo e non ha motivo per rinunciare alle tendenze monopoliste che
fino a poco fa lo animavano, fonte di inevitabili problemi.
In effetti ci sono ancora molte domande senza risposta. Per
esempio, in quale valuta comprerò un titolo che in “iX” può essere scambiato
sia in sterline sia in euro o perfino in dollari nel sistema integrato Nasdaq-
iX? Il presidente di “iX”, l’inglese Don Cruickshank, ha annunciato che tale scelta la farà il cliente. D’accordo, ma
chi e come riassicurerà il rischio di cambio? E come si eviterà che la
volatilità nei rapporti di cambio tra valute non riverberi in modo anomalo sul
valore dei titoli e viceversa? Sicuramente si troveranno buone risposte
tecniche a questo e cento altri problemi legati all’integrazione. Ma fino a che
non saranno chiare e sperimentate dobbiamo mantenere un atteggiamento di
prudenza nel valutare la pur promettente novità che sta emergendo.