Il
governo non potrà fare una politica economica di sinistra
Di
Carlo Pelanda (5-6-2006)
Il ministro
per l’Economia sta facendo fare le analisi dettagliate
della situazione e tra poco saranno disponibili i dati ufficiali. Tuttavia, si
può già anticipare cosa il governo potrà o non potrà
fare e questo, è bene ricordarlo, è il punto più importante.
L’Italia ha
ceduto la sovranità economica all’eurosistema. Significa
che le istituzioni nazionali non possono più scegliere né quanto deficit
pubblico fare, perché il suo limite è regolato dal Trattato di
Amsterdam e revisioni successive (Patto di stabilità), né il valore di cambio della moneta. Inoltre la Banca centrale europea fissa
il costo del denaro in relazione all’andamento
complessivo dell’eurozona. Per esempio, se ci fosse
ancora la sovranità monetaria, i tassi in Italia dovrebbero essere inferiori
agli attuali perché la crescita economica, pur in ripresa, imporrebbe la
stimolazione anche monetaria. Ma poiché altre aree dell’eurozona
stanno producendo
inflazione, l’autorità monetaria europea deve controllare tale rischio
indipendentemente dalle nostre esigenze nazionali. Tra i vincoli più stringenti,
poi, ce ne uno non solo europeo, ma anche dettato dal
mercato finanziario: il debito pubblico deve scendere. Se salisse, e nel 2005 è
arrivato oltre il 107% del Pil, le agenzie che danno
il voto di solidità alle nazioni dovrebbero abbassare
la valutazione di affidabilità. E ciò avrebbe un
impatto immediato sulle finanze pubbliche per aumento della spesa per interessi.
Ciò vuol dire che ogni anno il bilancio dello Stato
deve avere un “avanzo primario” posto al servizio della riduzione del debito.
In sintesi, un governo dell’eurozona, rosso o blu che
sia, deve stare dentro un binario: non più del 3% di
deficit annuale; ridurre il debito storico, ecc. Il precedente governo blu, per
questi limiti, non ha potuto tentare la riduzione sostanziale delle tasse
finanziata, necessariamente, da almeno tre anni di grandi deficit. Il governo
rosso avrà un problema perfino più grosso: non esiste la possibilità nell’eurozona di poter fare una politica economica marcatamente
di sinistra. Immettere più Stato nell’economia violerebbe le regole europee di
concorrenza. Alzare troppo le tasse comporterebbe la fuga dei capitali ed il
rischio di compromettere la competitività della nazione, quindi la crescita. Poiché tutti i parametri europei sono calcolati in base al Pil, se questo cresce poco c’è un immediato problema di
deficit da compensare. In tale gabbia cosa potrà fare un governo di sinistra? Avrà solo la libertà di alzare un pochino le tasse, con molta
cautela, così come quello del centrodestra ha avuto la possibilità di
ridurle solo di un po’. Può sembrare troppo ironico, ma la realtà è che la
differenza tra sinistra e destra in condizioni di cessione di sovranità si
realizza in piccole gabelle in più o in meno. Quindi
ambedue hanno l’unica possibilità di trovare le vere risorse per equilibrare la
finanza statale solo riducendo la spesa pubblica. Il governo di centrodestra la
ha aumenta del 2,5% nel quinquennio passato per
compensare gli effetti della stagnazione. Quello di centrosinistra dovrà per
forza ridurla per rientrare nei parametri di deficit e di riduzione del debito.
Infatti il primo atto vero del governo è stato quello
di richiamare all’ordine le Regioni spendaccione. C’è un binario da seguire
qualunque sia il colore del treno. Infatti la
curiosità non riguarda tanto le manovre economiche del prossimo futuro quanto
il come un governo con forte influenza della sinistra estrema potrà reggere
all’impossibilità di praticare una politica economica “di sinistra”.
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