Molto fumo di Londra a Berlino
Di Carlo Pelanda (23-2-2004)
La novità del vertice di Berlino si è basata sulla partecipazione di Londra all’intesa privilegiata tra Francia e Germania. Ma non vi sono state conseguenze concrete, a parte una letterina di buoni proposti a tutti gli europei e la proposta di un supercommissario per l’economia, in realtà tutela per Francia e Germania affinché la Commissione non osi più denunciarle quando violeranno il Patto di stabilità. Pochino. A cosa, allora, è veramente servita Berlino? Lo si può capire analizzando non i segnali “diretti”, ma quelli “indiretti”.
Vediamo gli intenti di Londra perché sono stati i
motori principali dell’evento. Per tutto il 2003 Blair non è riuscito ad
ottenere da Bush soddisfazione dell’interesse nazionale britannico – e suo
personale – su tre piani: condivisione dei criteri di riordinamento dell’Iraq,
molti punti critici della politica internazionale tra cui il trattamento
dell’Onu e accesso dell’industria militare britannica ai programmi “top” del
Pentagono e relativi grassi bilanci. Così il leader laburista si è trovato
scoperto sia sul lato americano sia su quello franco-tedesco in una situazione
di perdita di consenso interno per la difficoltà di dover seguire gli Usa senza
poterli influenzare. Ciò ha reso prioritario dimostrare a Bush che se
Washington continuava a restare sorda e chiusa alle richieste di Londra, allora
questa sarebbe stata capace di accordarsi con gli europei e di contrastare, pur
nell’ambito della storica alleanza bilaterale, gli interessi statunitensi. Tale
opzione di emergenza era già pronta nell’estate nel 2003. Quando il vertice
autunnale tra Blair e Bush non risolse le questioni aperte tra i due, anzi, il
primo fece scattare il piano “B”: mostrare che poteva unirsi ai franco-tedeschi
rompendo l’asse atlantico, soprattutto in materia di industria militare, la più
rilevante sul piano economico e geopolitico. Quindi il vertice di Berlino, dal
punto di vista inglese, è servito principalmente a questo: mostrare con i fatti
che se Washington non mollava vi sarebbe stata una svolta post-atlantica. E per
rafforzare questo messaggio Londra ha fatto vincere un contratto militare ad un
consorzio anglo-francese (aereo rifornitore) in competizione con uno
anglo-americano, nonché annunciato una portaerei in collaborazione con
Parigi. Ma, ovviamente, l’intento di
Blair è quello di convincere gli Usa ad amoreggiare e non di abbandonarli.
Quindi il summit di Berlino gli è
servito come strumento per far riaprire le orecchie al distratto Bush. C’erano
anche altri intenti, ma quello detto è il principale. E definisce con chiarezza
la natura dell’eventuale direttorio a tre: Londra lo caricherà o scaricherà di
peso in relazione ai suoi problemi di relazione con gli Usa.
Parigi ha, ovviamente, facilitato questa mossa
inglese nella speranza di poter usare a proprio vantaggio, soprattutto sul
piano dell’industria degli armamenti, la contingente necessità di una sponda
europea per Londra. E la ha combinata con un atteggiamento meno duro nei confronti
degli Usa proprio per cercare di “catturare” gli inglesi stessi entro un
triplice direttorio europeo dove possano starci perché non troppo
antiatlantico. Ma per Londra è solo un “cornetto” per riattizzare l’interesse
del vero fidanzato americano, impossibile la convergenza anglo-franco-tedesca
su materie di modello europeo economico, fiscale, ecc. Berlino è rimasta
passiva perché essendo comunque la potenza singola europea sia gli altri
continentali sia gli americani devono passare per forza da lei. E ha incassato
un’elezione preliminare a capitale simbolica d’Europa. In conclusione, la battuta che “a Berlino si
è visto molto fumo di Londra” rende perfettamente l’idea degli scopi principali
del vertice.