Costa troppo curare l’organismo in ospedale? Si importi il secondo nel primo per risparmiare

 

Di Carlo Pelanda (24-8-2002)

 

 

 

Un pericolo prospettico per la stabilità economica delle società evolute è dato dall’aumento delle spese mediche e pensionistiche. Negli Usa le prime (costi assicurativi) sono aumentate del 17% in un anno. In Europa, dove prevale l’assistenza statale, l’andamento è simile. Complessivamente, si teme che l’inflazione medica creerà dei pesi fiscali insostenibili o detrarrà troppo capitale dai redditi, deflazionandoli. Senza correzioni, lo scenario indica che già nel 2020 il sistema potrebbe saltare. Ovviamente correzioni sono possibili. Ma le ricerche sociologiche mostrano che la gente percepisce come diritto acquisito l’accesso alla massima qualità medica ad un costo il più possibile pagato da altri (Stato o assicurazioni). E che reagirebbe con dissenso a riduzioni dei servizi o a discriminazioni di accesso in base al reddito. Che poi si trasformerebbe in voto a favore di politiche populiste che peggiorerebbero la situazione. Quindi lo spazio per ottenere efficienza nel settore è ristretto e politicamente delicato. Ciò fa prevedere che verranno certamente trovate soluzioni per contenere i costi e posporne il punto di scoppio (2050-60), ma non definitive. Per questo altri circoli stanno pensando a soluzioni più forti. Quello – tra i più futurizzanti - di cui questa rubrica è parte sta valutando la seguente strategia. Il punto è che il corpo umano è “disegnato” (dall’evoluzione) per morire e per essere progressivamente più vulnerabile ai mali con l’età. Così la tecnologia medica che allunga la vita a più persone, ma senza modificare la struttura organismica, produce il paradosso di generare più costi più migliora. La soluzione “forte” è quella di ridurre la vulnerabilità di base: (a) rafforzando le capacità di autoriparazione dell’organismo attraverso l’ingegneria genetica; (b) impiantando nell’individuo, ad integrazione, un sistema di intelligenza artificiale che faccia manutenzione e riparazioni continue del corpo (cibersimbionte medico). Il principio è quello di importare nell’organismo umano l’ospedale invece di mettere il primo nel secondo perché il costo sarebbe certamente inferiore. E l’efficacia massima. Al punto da risolvere anche il secondo problema: anziani con cibersimbionte o reingegnerizzati potrebbero lavorare quasi come un giovanotto, senza bisogno della pensione. La bioetica conservatrice si scatenerà contro questa opzione, ma il fatto è che non ci sono i soldi per mantenere sano e allo stesso tempo “naturale” un organismo. Diverte annotare che il viaggio verso l’immortalità, e la conquista delle stelle possibile solo a configurazioni post-umane, potrebbe forse iniziare da un tilt delle mutue.