L’Onu non è più in sintonia con l’Occidente e questo dovrà trovare nuove istituzioni di Pax

 

Di Carlo Pelanda (15-6-2002)

 

Il vertice della Fao, a Roma, è stato disertato dai poteri forti mondiali. Per inciso, ciò non ha nulla a che vedere con una posizione nei confronti dell’Italia, ospite e comportatasi come tale. E’ uno dei tanti e sempre più frequenti segnali che indicano il progressivo depotenziamento dell’Onu. Per i fastidi che produce agli interessi occidentali (Siria nel Consiglio di sicurezza, risoluzioni antagoniste, ecc.), dimostrando di non essere luogo adeguato per sostenere l’azione di governo globale sempre più densa di problemi. Ciò non precorre uno scenario dove l’Onu sparirà, ma uno dove ne sarà probabilmente ridotta la forza simbolica, per due motivi: (a) serviranno nuove organizzazioni internazionali di livello regionale e bisognerà dare loro spazio; (b) sarà necessario caricare di legittimità alleanze operative di ordinamento globale e derubricare, pertanto, quella del modello di “democrazia tra nazioni”. Ad esempio, per dare un ombrello internazionale al riordinamento dell’Africa bisognerà rivitalizzare l’assemblea delle nazioni di quel continente (Oua). Affinché mandi, per dire, i “caschi neri” ad abbattere un dittatore che fa debito per comprare armi invece di frenare l’Aids o di far mangiare la gente. Serve, in sintesi, un’Onu locale più specializzata ed operativa per riportare le responsabilità di soluzione dei problemi dove questi hanno origine. Mentre nell’Onu attuale, troppo lontana dai territori, le responsabilità e l’imputabilità delle nazioni si diluiscono: se un bambino del Burkina muore di fame è colpa dei ricchi occidentali e non del malgoverno burkinese.  Al riguardo del secondo motivo, poi, è ovvio che un maggiore interventismo globale dell’”Aquila tricipite” (USA, UE e Russia) dovrà alimentarsi di una propria legittimità come fonte di Pax – in particolare per i casi di guerre preventive -  e non derivarla troppo dall’Onu. Cosa già cominciata nel G8 di Genova dove gli inviti ai paesi emergenti da aiutare sono stati scelti per cooptazione selettiva (imperiale) e non per diritto generale (repubblicano). Qualcuno dirà che il progetto di Repubblica mondiale, rappresentato dall’Onu, sta degenerando in “impero”, il palazzo di vetro ridotto a nullità come fu il Senato romano dopo Augusto. Se così, almeno la sfangheremo fino al 2476 prima della fine, cosa incerta senza impero. Poi non è detto. Se Traiano, nel 2117, ce la farà contro i Parti, se Adriano invece di costruire valli continuerà l’espansione e Costantino nel 2313 non imporrà una religione controproducente, forse ce la faremo. Il punto è che il mondo (5 miliardi a uno) è contro di noi, la repubblica quindi un lusso pericoloso.