Non uccidete il debito americano

 

Di Carlo Pelanda (3-3-2001)

 

 

  L’amministrazione Clinton instaurò il principio di impiegare la quantità maggiore del surplus di bilancio per azzerare entro il 2011-12 il debito pubblico, dando una priorità inferiore al taglio delle tasse. Questa settimana Bush ha presentato al Congresso un piano opposto: prima si riducono le tasse e poi quello che resta va per la riduzione del debito, la cui quantità attuale posseduta dal pubblico in forma di titoli è di 3,4 trilioni di dollari, circa 6,8 milioni di miliardi di lire. Il prossimo ottobre sarà di 3,2 trilioni. Il surplus, cioè l’avanzo del bilancio federale, è stimato in 5,6 trilioni di dollari complessivi nei prossimi dieci anni, anche considerando la stagnazione attuale. Bush vuole usarne 1,6 trilioni per ridurre i carichi fiscali. Altri due per tagliare il debito entro il 2011, facendolo così arrivare ad un totale residuo di 1,2 trilioni. Il dibattito su questa proposta è acceso e noto. Ma ben pochi ne stanno valutando due rischi subdoli per l’ecologia finanziaria del futuro prossimo: (a) eccesso di “rigidità dei termini”; (b) perdita di “findiversità”.

  A) Bush, pur rovesciandola e flessibilizzandola, ha mantenuto la cornice della dottrina Clinton: fissare un termine e una quantità precisi per il processo di abbattimento del debito. Ciò significa generare rischi non necessari. Per esempio, se la previsione del surplus risultasse troppo ottimistica oppure fosse sballata da eventi ora imprevedibili o da altre priorità, il cambiamento in senso pessimistico del piano potrebbe comportare un effetto sfiducia superiore a quello che si avrebbe in caso di maggiore ambiguità sui termini. Probabilmente i consiglieri di Bush – che sanno quanto sia poco saggio dare appuntamenti certi al mercato -  vorrebbero poter ricorrere ad una maggiore flessibilità. Ma il concetto di debito zero entro tempi certi gode di un enorme consenso nella popolazione e, sorprendentemente, tra gli economisti. E’ un dogma. Che stanno cominciando a limare affermando che l’azzeramento non è prioritario. Tuttavia non sarà facile continuare: uscire dalla trappola rigidista comporterà il rischio di distorcere il valore del dollaro; il restarvi provocherà altre instabilità.

 B) Spariranno i titoli del Tesoro americano. Sono i migliori prodotti finanziari in assoluto (rischio zero, rendimento buono nella valuta più solida) e costituiscono il principale parametro di riferimento finanziario globale. La loro progressiva mancanza sarà certamente sostituita. Ma con titoli gravati di un rischio implicito maggiore perché in moneta di qualità inferiore, per esempio quelli dell’eurodebito. Verrebbe a mancare una specie stabilizzante nell’ecologia finanziaria globale prima che ne emerga un’altra.

 Per evitare tali rischi sarebbe razionale abbattere più lentamente il debito americano, lasciarne una quota residua maggiore e renderne ambigui i termini. L’idea che il ripagare “troppo” un debito sia più rischioso del crearlo è politicamente scorretta, ma finanziariamente saggia.