Una formula sbagliata per la sicurezza, ma politicamente comoda

 

Di Carlo Pelanda (29-9-2001)

 

 

 

 Economia del dopobomba. Incrementare la sicurezza significa aumentare i costi. Qual è il miglior bilanciamento tra i due? La soluzione riguarda la giusta allocazione delle risorse nei tre livelli di contenimento del terrorismo: (a) la prima linea è quella che lo elimina preventivamente attraverso operazioni di intelligence e di commando; (b) la seconda implica azioni dedicate alla chiusura delle finestre di opportunità per i terroristi che hanno superato la prima; (c) la terza, ad attentato avvenuto, riguarda la predisposizione di misure utili a minimizzarne gli effetti. La formula in atto è quella di spendere qualcosa in più per la prima, moltissimo per la seconda, solo poco o niente per la terza (Usa a parte). E’ troppo emotiva. Per esempio, aumentare parossisticamente la sicurezza dei voli non riduce il rischio generale di attentati perché i terroristi troveranno altre vie. E la blindatura di tutte queste vie distorcerebbe pesantemente l’efficienza complessiva. Il requisito di fluidità di un’economia è incompatibile con quello di sicurezza saturante. Per questo la varietà del presidio sarà sempre inferiore a quella dei modi per aggirarlo. Visto tale limite, sarebbe razionale incrementare i costi di secondo livello solo fino al punto che è strettamente necessario per rassicurare gli utenti, non oltre perché sarebbe inutile e distorcente. Le risorse vanno, invece, concentrate sulla prima linea. La tendenza c’è, ma viene compressa dal mantenimento di spese per apparati militari tradizionali non tutti utili per i nuovi tipi di guerra. Bisognerebbe ridurre al necessario, oltre che modernizzare, gli arsenali, dando più risorse ai nuovi mezzi per operazioni speciali e tecnologie collegate. In tal modo la spesa militare resterebbe più o meno la stessa, quindi sostenibile, ma con un aumento notevole dell’efficacia antiterroristica. Appare anche razionale investire moltissimo nel terzo livello. Implica: il rafforzare ogni comunità locale affinché contenga gli impatti (esplosioni, contaminazioni biologiche, eventi nucleari); dare a tutti i sistemi critici nazionali (elettricità, telecomunicazioni, trasporti) più ridondanza; educare le popolazioni a convivere con il rischio senza per questo deprimersi. Si presenta come un costo nuovo aggiuntivo e pesante, ma in realtà può essere assorbito combinando la funzione di terza linea con un miglioramento dell’efficienza ordinaria di istituzioni e sistemi. Scenario? Il problema è che il modello concentrato sul secondo livello, pur illusorio, è politicamente comodo mentre la formula qui considerata migliore implica innovazioni difficili, quindi di improbabile attuazione per il momento.