E’ possibile un rilancio economico immediato
Di Carlo Pelanda (14-2-2005)
Nel 2005 l’economia globale
crescerà attorno al 4%. Quella dell’eurozona è prevista crescere sul 2%, ma le
stime sono in questi giorni riviste al ribasso, per due motivi: poca
competitività delle esportazioni a causa dell’euro troppo alto, pur
recentemente calmierato; investimenti e consumi interni piatti per gli
eccessivi vincoli e costi posti al mercato dal modello politico prevalente nei
Paesi che ne fanno parte. L’Italia si trova inserita in un sistema europeo che
la danneggia, con una crisi di competitività nazionale solo in avvio di
soluzione, ma entro un ciclo economico globale ancora vitale anche se non
esplosivo come lo fu nel 2004 (+ 5%). Ciò vuol dire, in teoria, che se l’Italia
riuscisse a muovere un po’ la propria economia interna dandole slancio, questa
troverebbe un volano globale che la aiuterebbe anche nella crisi endemica di
quello dell’eurozona. In termini di grande scenaristica, ma i cui risultati
vanno direttamente nelle tasche di ciascuno, si nota una finestra di
opportunità così sintetizzabile: muovere in Italia quelle cose che possano
farle agganciare l’economia globale, saltando il più possibile la dipendenza
dal ciclo dell’eurozona. Valutiamo tale possibilità.
Certamente la priorità/opportunità nel breve periodo, cioè entro
l’anno, è quella di invertire la crisi del settore turistico, tra i più
importanti per l’economia nazionale. Qualche buon segnale è arrivato recentemente.
Ma si tratta di aggredire le barriere che impediscono un afflusso di turisti
almeno eguale alle capacità. Una di queste è l’euro troppo alto che
disincentiva il turismo in altre monete e lo porta altrove. Un’altra è il
marketing insufficiente a livello globale dovuto al fatto che l’offerta
turistica nazionale è troppo frammentata e fatta di unità troppo piccole per
offrire pacchetti di servizi veramente competitivi. Rivolti ad un pubblico
potenziale fatto di asiatici, est-europei, russi ed americani che sono le nuove
aree di attrazione turistica. Quindi si tratta di consorziare tutte queste
unità, integrarle in modo tale che emergano pacchetti di offerta molto scontati
– appunto per aggirare la trappola dell’euro -
e di qualità credibile, nonché ben comunicati. Se tale operazione avesse
successo potremmo aspettarci quasi uno 0,5 di Pil in più da aggiungere all’1,6%
che, prudentemente, si stima sia la tendenza attuale. Un bel colpo, ad effetto
diffuso, che meriterebbe un’iniziativa speciale tra operatori, comuni, Regioni
e Stato. Dove quest’ultimo potrebbe inventare un incentivo fiscale per favorire
la riforma competitiva di tale settore portante.
Un fronte di analoga priorità riguarda il dare un impulso
immediato di ottimismo e capitale alle piccole imprese affinché alcune si
riaggiustino e molte possano fare il salto verso il mercato globale. Ciò si può
ottenere con una detassazione d’emergenza che ne porti i carichi fiscali totali non oltre il 20 - 25% e una misura
che permetta loro di ingrandirsi senza timore eccessivo di incremento dei costi
fissi. Il governo sta valutando una misura del genere, anche se non con
l’intensità detta, per la fine del 2005 affinché entri in vigore nel 2006. Ma
se vi fosse un annuncio credibile anticipato a metà 2005 molte imprese a loro
volta anticiperebbero iniziative più aggressive. Che permetterebbero di
tamponare la tendenza deindustrializzante attuale e spuntare un pelo di Pil in
più, attorno allo 0,2%. Se poi tale misura fosse accompagnata dall’avvio di una
politica di riduzione dei paurosi costi energetici e da un secondo modulo di
riduzione delle tasse per le famiglie, l’economia italiana finirebbe il 2005 in
accelerazione - sul 2,4% - premessa di un potenziale boom nel 2006. E’ teoria,
ma poiché è solida e plausibile va segnalata per chiamare i fatti.