titr magazine
Sabato 28 e domenica 29 marzo 1998

L'ESPERTO
Il Ticino può costruire la «navicella» per veleggiare nel futuro
Intervista con il professor Carlo Pelanda, autore del Libro bianco sullo sviluppo economico cantonale

Professor Carlo Pelanda, Lei crede veramente nella possibilità del Ticino di mettere in moto il proprio motore in modo da affrontare con successo le sfide poste dalla globalizzazione economica?


  • Intervista a cura di ALFONSO TUOR

    "Io sono molto ottimista sulle possibilità del Ticino di vincere questa scommessa. Molto dipenderà però dalla diminuzione del tasso di litigiosità fra la classe politica, che deve raggiungere un consenso sulle cose da fare. Questo consenso non si basa sui classici criteri che hanno caratterizzato la lotta politica nella maggior parte dei paesi industrializzati, vale a dire la demarcazione fra destra e sinistra. Si deve basare invece su una nuova contrapposizione: quella tra coloro che vogliono conservare il passato e coloro che guardano al futuro. Quindi, non hanno più gran peso i connotati ideologici che dividono le forze politiche, mentre assume grande rilevanza la concretezza dei progetti da realizzare. Per raggiungere questo consenso occorre dunque conseguire un patto di comunità basato sulla condivisione degli obiettivi da raggiungere. Questo patto di comunità non è una versione nuova del consociativismo. Infatti il consociativismo si basa sulla mediazione fra interessi diversi, che non hanno un obiettivo comune, mentre il patto di comunità si fonda proprio su un obbiettivo comune e sui progetti per realizzarlo. Esso serve per equipaggiare la "navicella" Ticino nel mare tempestoso della globalizzazione".

    Questo patto di comunità non rischia di essere difficilmente produttivo, dato che nel Ticino mancano i centri decisionali e quindi gli attori economici che lo possano sottoscrivere?

    "Il patto di comunità è un fatto politico. Quindi, l'assenza di centri decisionali non è determinante. Il Ticino non potrà mai essere la residenza di importanti centri decisionali, ma il potere politico può negoziare con i centri decisionali per favorire l'economia del Cantone. Quindi, è fondamentale la capacità di negoziare e non la presenza dei centri decisionali. Questa capacità di negoziazione si deve estendere anche ai rapporti fra Cantone e Confederazione e a quella con gli altri Cantoni".

    La Sua proposta centrale è quella di creare un sistema universitario di livello internazionale per promuovere l'economia cantonale. In Ticino esiste la massa critica per creare una simile Università?

    "L'obiettivo è un campus universitario che attrae i giovani di tutto il mondo e che quindi avrà studenti anche di nazionalità cinese, americana e via dicendo. In pratica dovrebbe essere una porta internazionale sulla gioventù di tutto il mondo che permetterà di elevare il livello degli studi e che farà sì che gli studenti ticinesi che restano nel cantone possano contare su un livello di formazione di assoluto prestigio e anche su un'apertura su tutto il mondo. Il campus dovrebbe essere un "contenitore" di tante università".

    Nel Libro bianco Lei scrive che il Cantone Campus si può costruire estendendo il campo di azione dell'Università della Svizzera Italiana. Qual è la Sua valutazione sulle tre facoltà già operanti?

    "Con l'USI il Canton Ticino ha gettato un seme. È chiaro però che questo seme non è ancora diventato un albero né tanto meno un albero maturo".

    Come si possono finanziare queste Sue proposte?

    "In circolazione c'è molto capitale. Si tratta quindi di riorientarlo e di utilizzarlo affinché serva per finanziare delle idee, magari con la garanzia dell'ente pubblico. Si tratta in pratica di trovare forme innovative di finanziamento".


    Sul «Corriere del Ticino» di martedì 24 marzo a pagina 9

  • Carlo Pelanda: obiettivo comune, non interessi.


  • UNIVERSITÀ E TERZIARIO AVANZANO: scommesse forti per il nostro futuro - Di ALFONSO TUOR

  • RILANCIO: un patto per il Ticino del 2015 - Presentato a Bellinzona il «Libro Bianco sullo sviluppo economico» - Consultazione e poi (inizio '99) il piano delle proposte operative

  • L'INTERVISTA: per il «patto di comunità» via i pregiudizi - A colloquio con Marina Masoni, direttrice del Dipartimento delle finanze e dell'economia sul futuro (e sui rischi) del Libro Bianco - «Dovremo saper impostare su basi nuove il dibattito e il confronto sul nostro futuro»

  • TICINO 2015: le «autostrade del rilancio» - Sistema universitario più ampio e specializzato, quale polo di attrazione di industrie di punta, e diversificazione del terziario - Due «differenziali competitivi assoluti» e poi scelte di «funzione, prodotto e servizio»
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