21/09/2006

Caro professore, come sempre trovo chiaramente illustrata e molto
 pragmatica la Sua strategia per domare l'Iran che mi sembra adattabile
 anche a tutti i Paesi le cui strutture industriali siano deboli o carenti.
 Ritengo che la strategia possa mostrarsi efficace in brevi lassi
 temporali non-ostante le sicure interferenze e contrasti che gli
 'alleati occidentali' eserciterebbero diminuendone l'efficacia eludendo,
 per miopi interessi nazionali, i disincentivi agli investimenti ed alle
 forniture tecnologiche.
 Se mi consente Le suggerirei di integrare i Suoi 4 punti coi 2 seguenti
 che ritengo anch'esi validi nei confronti del più vasto fronte di regimi
 anti-occidentali.
 Il primo punto che Le suggerirei è l'avvio dell'aggiornamento del
 trattato NATO ormai imposto dalla caduta dell'URSS e dal mutato scenario
 geopolitico in cui occorre valutare i rischi e le affinità di interessi
 strategici (estensione verso Est e Medio-Oriente unitamente
 all'allargamento della sfera di interesse dell'UE ma anche disponibilità
 ad agire con una credibile e pronta forza armata al servizio dell'ONU su
 chiari mandati e con limpidi criteri di comando). Del trattato NATO vedo
 utili in particolare gli aspetti relativi alla cooperazione industriale
 tra i partner e gli associati.
 Il secondo punto che LE suggerirei è una comune azione in ambito ONU per
 riattribuire legittimità ai suoi interventi globali. L'azione potrebbe
 essere condotta con alta efficacia sospendendo i versamenti alle casse
 ONU finché non si sia raggiunto un nuovo e accettabile assetto
 decisionale ed operativo. Chiudere l'ossigeno conduce infatti
 rapidamente a maggiori dosi di disponibilità, come insegna l'attuale
 'caso Israele-Hamas'.
 In entrambi i casi si tratta di poter condizionare immediatamente i
 controproducenti canali in cui vengono riversate risorse finanziarie
 notevoli che temporaneamente potrebbero essere assegnate su base
 progetto con accordi bi-laterali.
 In entrambi i casi si imporrebbe una condivisione dei concetti base
 della legittimità di organismi multilaterali ormai abbondantemente
 obsoleti ma essenziali per lo sviluppo di qualsiasi azione strategica
 col sostegno dell'opinione pubblica occidentale che ne sostiene l'onere
 fiscale.
 Le ricordo infine che, per il 'caso NATO' Le ho già segnalato la
 concreta disponibilità di poter impiegare per uno studio le risorse di
 quel giovane laureatosi in Scienze Politiche su questo tema che vorrebbe
 trattare fino a conseguire un PhD sotto la Sua guida. Se ciò potesse
 avvenire in Georgia credo che il professor Philip Bobbitt potrebbe
 trovare di interesse una collaborazione sugli aspetti tecnico-giuridici
 del tema.
 Cordialmente Carlo Vitali