A proposito della pena di morte, Le unisco una mia notarella.
Molti si ergono contro la pena di morte,
con l'argomentazione che con la condanna a morte il filibustiere, il
criminale se la cava troppo facilmente. 'Bisogna metterlo alla gogna',
'esporlo all'insulto fisico-morale-verbale per tutta la vita',
'mutilarlo lentamente, inesorabilmente', 'scorticarlo a vita', ecc. ecc.
Insomma, bisogna farlo soffrire come si deve, il criminale; bisogna
vendicare la sofferenza che ha procurato, con una qualche forma del
famoso occhio-per-occhio. Basta ascoltare i discorsi che scorrono
attorno a crimini orrendi, quali stupri, pluriomicidii, matricidi, atti
terroristici, ecc., per rendersi conto di quanto sia diffuso questo tipo
di atteggiamento.
Eppure, secondo diversi sondaggi, pare che il 60 - 70% dei Canadesi [il Canada ha abolito la pena capitale negli anni '70] vorrebbe che la pena capitale fosse reinstaurata. In Inghilterra, dove ha sede il Quartier Generale di Amnesty International, pare che piu' del 60% della popolazione sia favorevole alla pena capitale. In Italia, circa il 50% vorrebbe che fosse reinstaurata; in Francia, la maggioranza e' per la riammissione della pena capitale, abolita nel 1981; il 49% degli svedesi sarebbe favorevole. Quindi sembra che nei 'Paesi industrializzati', la pena capitale sia stata eliminata dai Governi, piuttosto che per esplicita volonta' popolare; e allo stesso modo, nell'Unione Europea pare che sia 'imposta' ai Paesi che ne fanno - e ne faranno - parte; ma non sia lasciata libera scelta alle comunita' nazionali. Negli USA, 38 Stati prevedono la pena capitale; nel 2002, le esecuzioni sono state 71.
In ogni caso, l'articolo 3 della
'Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo'
[UDHR] , "Every one has the right to life,
liberty and security of person",
non puo' essere interpretato come una dichiarazione contraria alla pena
capitale, perche' allora deve anche essere ritenuta contraria a
qualsiasi pena detentiva, che ovviamente priva della liberta' personale
['..the right to..liberty']. L'art.
5 della HDHD, "No one should be
subjected to cruel or degrading punishment." ,
puo' essere applicato forse alla pena detentiva, piu' che a quella
capitale. Il Beccaria [1738-1794], infatti, nel suo decantato 'Dei
Delitti e delle Pene' [C. Beccaria,
1764], dice che: '..la
privazione della libertà essendo una pena...' [XIX
- Prontezza della Pena] della massima
rilevanza, va utilizzata proficuamente per '..impedire
il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri
dal farne uguali.' [XV - Dolcezza delle
Pene]. E il Beccaria è contrario alla pena
di morte, non tanto perche' la pena capitale violi qualche diritto
personale inalienabile, ma soprattutto perche' la privazione della
libertà personale [e più è duratura, più è efficace] ha un potere
dissuasivo esorbitante; dice infatti: 'Non
è l'intensione della pena [la
definitiva soluzione che si attua con la pena di morte, appunto] che
fa il maggior effetto sull'animo umano, ma l'estensione di essa; perché
la nostra sensibilità è piú facilmente e stabilmente mossa da minime
ma replicate impressioni che da un forte ma passeggiero movimento. ..
Non è il terribile ma passeggiero spettacolo della morte di uno
scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà,
che, divenuto bestia di servigio, ... è il freno piú forte contro i
delitti... Perché una pena sia giusta non deve avere che
quei soli gradi d'intensione che bastano a rimuovere gli uomini dai
delitti; ora non vi è alcuno che, riflettendovi, scieglier possa la
totale e perpetua perdita della propria libertà per quanto
avvantaggioso possa essere un delitto: dunque l'intensione della pena di
schiavitù perpetua sostituita alla pena di morte ha ciò che basta per
rimuovere qualunque animo determinato;' [XVI
- Della Pena di Morte]. Ed
insiste, sempre il Beccaria, sulla maggiore crudeltà della prigionia
rispetto alla pena capitale: 'Chi
dicesse che la schiavitù perpetua è dolorosa quanto la morte, e perciò
egualmente crudele, io risponderò che sommando tutti i momenti infelici
della schiavitù lo sarà forse anche di piú'. [XVI
- Della Pena di Morte].
Sua
santita' il padreterno [PE], non disdegna ne' l'una pena, ne' l'altra.
Dice infatti cose come queste, stando alla Bibbia: 'Non
accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte,
perché dovrà essere messo a morte. .. non si potrà fare per il paese
alcuna espiazione del sangue che vi sarà stato sparso, se non mediante il
sangue di chi l'avrà sparso.' [Numeri
35:31-33]; e
ancora: 'Chi sparge il sangue
dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, ..' [Genesi
6:6]; ed anche: '..E
quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui
e uccideteli davanti a me' [Luca 19:27]:
meglio verificare de visu. Peccato
che sia un dio folle e criminale, quello della Bibbia, quello che fa'
queste prescrizioni; un dio che ne ha ammazzati di suo almeno un tre
milioni circa, mediante sassate, grandinate, serpenti, pestilenze, nonche'
colpi di spada e frecciate, di sua propria mano, o tramite angeli e altri
suoi 'volenterosi carnefici' [Sacre
ignominie]. Ovviamente, la follia del PE non
consiste tanto nel prescrivere la pena capitale in se stessa; ma nel
prescriverla per 'delitti' che non possono essere considerati veri e
propri delitti, in nove casi su dieci; ma eventualmente solo comportamenti
anomali per maleducazione, o idiozia, debolezza, o comunque violazioni di
certe sue sciocche prescrizioni. DEUTEROMIO32:
22 Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà
fino nella profondità degl 'inferi; divorerà la terra
e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti. Insomma,
la detenzione con corredo di bragia, ancorche' senza fine, e' una pena ben
maggiore, secondo il PE, di quanto non possa essere la pena capitale. Come
si possa includere nelle proprie prospettive l'accettazione, il rispetto
per ideologie, religioni che tra l'altro prevedono un'infinita crudelta'
di questa portata, mi risulta veramente del tutto inconcepibile; se non da
menti malate, ma veramente malate, mentalmente malatissime, geneticamente
danneggiate [e c'e' altresi' da sorprendersi che non si impedisca di
girare per le strade, a individui che propugnano tali criminali
prospettive!]. Altro che 'Nessuno tocchi Caino'! Qui lo si tocca, eccome!
Lo si infilza nello spiedo, e via col grill. Mi riesce incomprensibile
l'accettazione da parte di cosittante persone 'apparentemente' sane, di
dottrine [cristianesimo, islam, ecc.], che ospitano tra le loro pieghe
infamita' criminali cosi' gigantesche. Ne
deriva comunque che l'opinione del PE e di NtC, per quanto concerne la
pena capitale, differiscano sostanzialmente, concettualmente, in linea di
principio [Bibbia e pena di morte
] e nella pratica [Sacre
Igominie , lapidazione ]. Il PE, oltre alla pena capitale, prevede altresi' la detenzione a vita, o meglio, l'arrostimento senza fine degli ammazzati. A prima vista sembrerebbe un' inconciliabile contraddizione: prescrive la pena capitale, per coloro che non hanno rispettato la sua legge, come se la pena capitale fosse una pena importante; pero' dopo, prescrive la sofferenza senza fine dell'inferno per gli ammazzati [non per gli ammazzatori; quelli se ne vanno beatamente in paradiso, tramite aerostato]. Quindi, la pena peggiore, quella che dovrebbe avere i migliori titoli dissuasivi, vista la sua durata senza fine, e' minacciata dal PE a chi e' contravvenuto alle prescrizioni, in aggiunta alla pena capitale, privilegio della provvisoria legge 'umana'. Insomma, si direbbe che il PE non creda tanto alla pena di morte come punizione delle malefatte; ma creda piuttosto nella pena detentiva, ancorche' adeguatamente corredata da opportuno arrostimento senza limite di tempo, in pece ardente, zolfo, bragia di carbone, ed ogni altro combustibile idoneo. Sembra quasi che il cerchio si chiuda, convergendo verso gli 'umani' atteggiamenti della gente nei confronti dei peggiori delitti; come si ricordava all'inizio. Rimane
da considerare la posizione sostenuta dal cattolicesimo, da NtC e dal
venticinquenne Beccaria. Art. 2261 La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: “Non far morire l'innocente e il giusto” (Es 23,7 ). [ma il colpevole e l’ingiusto, si possono ammazzare!] L'uccisione volontaria di un innocente [ma l’uccisione di un colpevole, è ammessa, dunque] è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla “regola d'oro” [cos'è sta regola d'oro? puf!] e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto. Art. 2262 Nel Discorso della montagna il Signore richiama il precetto: “Non uccidere” (Mt 5,21 ); vi aggiunge la proibizione dell'ira, dell'odio, della vendetta. [uccidere con calma, è lecito] Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere l'altra guancia, [Mt 5,22-39 ] di amare i propri nemici [Mt 5,44 ]. Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero [Mt 26,52 ]. [e quando ha preso a frustate i farisei che chiacchieravano beati nel tempio, non era arrabbiatello?] Art. 2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione in cui consiste l'omicidio volontario. “Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore. . . Il primo soltanto è intenzionale, l'altro è involontario” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7]. Art. 2264 L'amore verso se
stessi resta un principio fondamentale della moralità. E' quindi
legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende
la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è
costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale: [dunque
chi ammazza per difesa personale, può farlo tranquillamente.] Art. 2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità. Art. 2267 L'insegnamento
tradizionale della Chiesa non esclude, supposto
il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del
colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando
questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente
dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. NtC predica contro la pena capitale, perche' ritiene inaccettabile la privazione della vita, anche se prevista per criminali che si son dati da fare per toglierla a uno o piu' persone; e indubbiamente tale atteggiamento rivela un totale disprezzo per la vita delle vittime: c'e' vita e vita; la vita non "e' uguale per tutti"; e per NtC, quella del criminale e' piu' rispettabile di quella delle vittime, non si sa bene perche'; salvo perche' vi sarebbe un suggerimento biblico in tal senso; e malgrado, come si e' visto sopra, i suggerimenti biblici siano in realta' in prevalenza assoluta di segno contrario. Ma soprattutto, a NtC evidentemente poco importa, che i criminali usciti di prigione si diano da fare per ammazzare circa 13 mila persone all'anno [nei soli USA]! Le 13 mila vittime annuali innocenti, non vanno difese, secondo NtC; quelle dei criminali [circa 70 esecuzioni all'anno, negli USA], si', che' sono le vite migliori, perdio! Non lo sapevate? Il Beccaria, e' sulla stessa posizione di NtC, anche se per motivi opposti, almeno apparentemente; il Beccaria propende per la privazione della liberta' personale, non tanto perche' la pena capitale vìoli un diritto personale fondamentale quale e' la vita, ma soprattutto perche' la privazione della libertà personale procura sofferenze maggiori ed ha cosi' un potere dissuasivo assolutamente piu' efficace nello scoraggiare la ripetizione del delitto, o l'esecuzione di delitti da parte di altri. Insomma, l'inferno, come aveva ben appreso dalla sacra [?] Bibbia il Beccaria, e' pur sempre una situazione di massimo potere terrificante, visto che nemmeno il PE era riuscito a prevedere qualcosa di meglio. In relazione alle pur differenti motivazioni, tutte queste posizioni [PE, Beccaria, NtC], si direbbero comunque piuttosto abominevoli. Alle
pene che provocano maggiori sofferenze, e' certamente preferibile
l'eliminazione immediata dei colpevoli dei massimi delitti, quali sono
l'assassinio e la violenza carnale. Meglio la pena capitale, non ci sono
dubbi. La comunita' si protegge contro chi ha violato le regole
fondamentali della convivenza civile, con l'eliminazione fisica. La pena
capitale e' meno violenta, meno infame nei riguardi del reo, gli procura
minori sofferenze, e si risolve con rapidità. Una
pena rapida e definitiva potrebbe essere prevista anche da quelle tali
"entita' " che invece prediligono la crudelta' ad
infinitum, con l'ausilio del fornello infernale. Insomma, anche la
divinita' dovrebbe eliminare in toto il criminale; eliminarlo ad infinitum;
per sempre. Nessuna resurrezione. Niente di niente. Piu' nulla. La
cancellazione perpetua, definitiva, della persona, dell'essenza della
persona che ha compiuto crimini inaccettabili, potrebbe ben costituire una
condanna meno infamemente crudele della dannazione 'perpetua', della
sofferenza perpetua [ci sia o non ci sia il braciere appositamente
predisposto, o altrettanto confortevole sostituto]. Anche Stalin, Hitler e Mao, cercarono di organizzare dei piccoli inferni [talora risparmiando sul combustibile, per motivi economici], quali furono i gulag, i lager e i laogai, in modo da esercitare la schiavizzazione dei loro prigionieri mediante lavori forzati, percosse, privazioni innumerevoli e umiliazioni senza uguali, non necessariamente colpendoli subito a morte, ma prolungando la loro agonia ad infinitum. Così potevano essere d'esempio, esattamente come suggeriva il Beccaria. Ma che sant'uomini, perdio, questi tre seguaci del PE, del Beccaria, e di NtC! Personalmente
ritengo che la crudelta' non possa considerarsi un atteggiamento morale,
su questo pianeta; o sbaglio? O sbaglia NtC? a.
casolari
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