15/03/2006

Caro Pelanda,

     come credo saprai la probabilità del fallimento dell'euro è stata raddoppiata da esperti di rating ( dal 6 al 13%) mentre la crescita del nostro continente, Regno Unito escluso, resta meno della metà del resto del mondo industriale " storico", ed un quarto dei paesi in fase di crescita rapida.
Questa é la tendenza europea ed italiana, ed i decimi di punto intorno a cui si discute sono del tutto indifferenti.
Nè, con questi presupposti, ci sono in vista possibilità di agganciarci al trend mondiale .
Manca del tutto la percezione del declino, o peggio; non c'è nelle incredibili richieste CGIL -Prodiane di tornare ad un mercato del lavoro e ad una fiscaltà morti da anni, nè nei pronuciamenti dei vertici di Confindustria  ( che sembra sperare in un ritorno della sovvenzione statale), nè,ahimè, nelle parole e nei fatti del leader del cosiddetto centrodestra.
Non parliamo dei non-giornalisti che fanno politica raccontando verità di partito ad un pubblico che beve tutto .
Il vecchio continente e l'Italia ancor di più,  vivono del passato, sopravvivono grazie agli acquisti americani e si permettono di criticare chi gli consente di galleggiare ancora un pò.
Se continua a mancare un vasto movimento d'opinione capace di rivoluzionare i luoghi comuni ormai logori del wellfare buracratico, della spesa pubblica motore di sviluppo (secondo Hitler e Keynes), del lavoro come valore invece del valore del lavoro, la vittoria di Prodi o di Belusconi avrà effetti limitati.
Addirittura se prevalesse il dossettiano demitista l'accelerazione della crisi potrebbe favorire un esito più rapido verso un futuro diverso ma piuttosto oscuro.
Saluti
Roberto Alessi