01/06/2005

Preg.mo prof. Pelanda,

dall’analisi comparata delle ultime elezioni politiche e di quelle amministrative emerge un fatto: l’elettorato di centrodestra desidera il buon governo. Nonostante la forsennata discesa in campo di Berlusconi, che ha voluto politicizzare al massimo lo scontro nelle elezioni amministrative,  il popolo moderato ha voluto confermare (o ha lasciato che fossero confermati) alla guida delle amministrazioni locali coloro che avevano ben meritato nella loro attività amministrativa, a prescindere dalle sigle. E’ un elettorato che pensa e sa discernere. Anche alle politiche di aprile ha mostrato un grande capacità di giudizio, allorché si è recato in massa alle urne nel tentativo di evitare che il governo del paese cadesse nelle mani dell’armata brancaleone delle sinistre. Il luogo comune che è stata la capacità oratoria di Berlusconi a mobilitarlo è una fola: Berlusconi  ha semplicemente esibito  le cose buone che il suo governo aveva fatto (al di là delle leggi ad personam) e che la disinformazione della sinistra era riuscita ad occultare. E’ bastato questo per convincere l’elettorato a tornare a votare il centrodestra, nonostante la presenza del macigno Berlusconi. Sì, perché i moderati sono stanchi di Berlusconi, del suo personalismo, del suo enorme conflitto d’interessi, della sua ombra che copre tutta la CdL e rende sospetto anche ciò che essa fa di buono. Adesso c’è alle porte il referendum costituzionale. Non è vero che il popolo di centrodestra è stanco di elezioni e non andrà comunque a votare . Non andrà a votare solo se la vittoria della CdL  vorrà significare la ricandidatura del Cavaliere, con tutto il carico delle sue anomalie, alla Presidenza del Consiglio in caso di elezioni anticipate.  I moderati amano la ricetta liberale, ma non che a cucinargliela sia necessariamente il cuoco Berlusconi.  Grazie dell’attenzione.

Donato Antonio