31/01/2007

Caro Carlo Pelanda

 Nel suo articolo di oggi sul Foglio lei equipara il Cristianesimo ad una
 specie di religione civile utile per l'ordine e l'equilibrio della
 societa' occidentale. Tesi confermata dalle parole finali: "interverremo
noi non credenti e razionalisti nel ridisegno della teologia per farne una
piu' robusta a sostegno dell'impero".
 Da credente le dico subito che un tale tentativo e' destinato a fallire.
 Intanto ha contro la molta parte della Chiesa che e' si' consapevole
 dell'importanza sociale del Cristianesimo ma non vuole affatto ridurlo
 a religione civile a supporto dello stato o della societa'. Anzi, la
 crisi del Cristianesimo e' dovuta proprio al grave equivoco in cui sono
 caduti molti preti che hanno voluto enfatizzare il lato sociale del
 Cristianesimo e ne hanno dimenticato la dimensione escatologica, che e' la
 principale.
 Inoltre la riduzione del Cristianesimo a religione civile ha contro anche
 i credenti. Io personalmente sono del tutto contrario al fatto che
 non credenti e razionalisti ridisegnino la teologia per farne strumento
 dell'impero. Un tale programma di lavoro va catalogato sotto la
 voce "distruzione della teologia", non "ridisegno della teologia".
 Infatti e' vero che il Cristianesimo ha tutta una serie di influenze
positive sulla societa', ma le persone credono (e quindi sono positivamente
influenzate dal Cristianesimo) perche' hanno la fede e perche' il Cristianesimo
risponde alle domande fondamentali dell'uomo; chi sono, perche' sono qui, quale e'
il senso della vita, c'e' un aldila' ?
 Se lei trasforma il Cristianesimo in religione civile, riscritta da non
credenti e razionalisti, ne fa venire meno la ragione fondamentale, Gesu' Cristo e
il suo messaggio di salvezza, e con quello che ne resta ci puo'
tranquillamente fare la birra.

 Se vogliamo costruire una "religione" civile funzionale al mondo
occidentale e alla sua conservazione ci si deve rivolgere al retto pensare (in cui e'
 maestro Benedetto XVI: "Non agire secondo ragione e' contrario alla natura
di Dio") e ai diritti naturali. Quando si saranno distrutte le male piante
del relativismo e del multiculturalismo, che negano ogni giudizio di valore su
idee e tradizioni culturali, si sara' fatto il passo fondamentale; perche' si
 riuscira' di nuovo ad affermare che ci sono diritti inalienabili dell'uomo
e chiunque li neghi, sia esso singolo uomo, movimento politico, religione,
e' fuori dal consorzio umano.

 Cordiali saluti

 Paolo B.