Gentile Professor Pelanda, con riferimento al suo articolo apparso stamane su Il Giornale dal titolo "Il confine morale" le dirò che non trovo affatto fuori luogo le sue valutazioni sulla sinistra italiana, né esagerata la definizione di una linea di demarcazione morale nei confronti di chi fa del cinismo e dell' ipocrisia la divisa da indossare permanentemente nell' affrontare il dibattito politico. Come Lei sono anch'io convinto che il dialogo con simili soggetti è pressoché inutile se non dannoso perché privo di quella lealtà reciproca che consente di ammettere gli errori, come anche di riconoscere i meriti altrui senza perdere di dignità. Tuttavia
la sua ricetta mi sembra di difficile applicazione: in primo luogo perché
chiamando in causa valori morali imporrebbe una integrità e coerenza
comportamentale da parte di tutto lo schieramento di centro-destra
tale da costituire un modello virtuoso inattaccabile, forse impossibile
da pretendere; poi perché non mi appare né giusto, né proficuo
applicare il confine a tutta la sinistra (intesa come arco
dei partiti che costituisce l'opposizione), dato che sarebbe meglio
distinguere tra chi al "male" è stato scientificamente
addestrato divenendone un professionista e cioè comunisti e relative
varianti ex e post e chi dal "male" è stato attratto
per ingenuità, calcolo o debolezza come ex democristiani, socialisti
ecc. Sono cioè dell'idea che si dovrebbe fare ogni sforzo per recuperare
al "bene" coloro che per tradizione e credo sono lontani dall'ideologia
marxista-leninista che costituisce
la vera radice dell'anomalia da Lei denunciata e che sono
solo compagni di strada occasionali dei veri sinistri, dei quali peraltro
subiscono la nefasta influenza anche
nei metodi.
Ciò detto mi rendo conto che una
simile operazione di salvataggio sarebbe destinata all'insuccesso
senza il coinvolgimento della potente forza morale e di persuasione della
Chiesa Cattolica, se non altro nei confronti di coloro che a sinistra si
ispirano al suo insegnamento (e non sono pochi). Occorre perciò che
le forze che oggi governano il Paese si accreditino non solo per efficienza
ed operosità, ma anche per quella visione solidaristica e
cristiana della società che si preoccupa di tutti e non dimentica
gli ultimi. In definitiva è tempo che la democrazia liberale
dimostri che la ricchezza e il benessere
non sa solo produrli
ma anche equamente e saggiamente distribuirli.
Solo così si indurranno le forze politiche
oggi all'opposizione ma estranee al comunismo
e ai suoi metodi a rientrare nella loro casa naturale, restituendo i
seguaci di tale ideologia al rottamaio della Storia come già avvenuto
in tanti altri Paesi. Con
la più viva cordialità Giuseppe Zuccarini -
Perugia
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