11/02/2005

Egr. Carlo Pelanda,
 finalmente la realtà del centrosinistra italiano si è svelata. Il primo
 punto del programma è avere sul ponte di comando Romano Prodi. Conosco
amici diessini che non riescono a capire come il principale partito della
sinistra non candidi, come in tutti i paesi occidentali, il suo segretario a guidare la
 coalizione e definiscono (loro) "un delinquente" Prodi. Forse si ricordano
 dell'affondamento di una nave di Albanesi: 100 morti accertati, tra cui
bambine e donne - ma per la geniale ex-commissaria Dimitropoulos prodi era "un grande amico
 delle donne"...certo non di quelle Albanesi o Israeliane. Forse hanno
 qualcosa da ridire sulla gestione dei fondi UE destinati all'ANP sotto la
 commissione Prodi. Forse si sono accorti che Barroso ha definito
"fallimentare" la strategia del precedente esecutivo UE con riferimento all'implementazione
da super-potenza neo-sovietica dell'Agenda di Lisbona.Ma io (non loro) mi
sono accorto che: 1) dopo la strage del Canale di
 Otranto (una pagina tra le più infami della ns gloriosa Marina) è calato
il silenzio mediatico ed è arrivata l'archiviazione, di "default" direi, per
 ministri e politici del governo di allora; 2) tra il 1999 e il 2000
l'Europa non ha fatto nulla per spingere Arafat a miglior consiglio nelle trattative
 con Barak e Clinton, lasciandogli il margine per tornare a fare il suo
 mestiere di capo terrorista; 3) l'ottimismo di maniera sulle magnifiche
sorti e progressive dell'Unione Europea ha dominato sulla stampa italiana per
tutto il periodo 1999-2004in quanto non passavano le voci dissonanti dalla Gran
Bretagna, d'altronde non strategica per la visione carolingiana dell'allora
presidente.Su queste basi temo che il confronto Berlusconi-Prodi si risolva
in una vittoria di quest'ultimo e nello spegnimento delle voci critiche: la
capacità di gestire le leve del potere mediatico, giudiziario e amministrativo dei
Prodi boys è provata ed è l'ataut che il centrosinistra può mettere in campo per
coprire le proprie divisioni. Ma questo, per l'appunto, è una prospettiva
di "nazifascismo rosso" antiamericano e antioccidentale e spero che anche a
sinistra le voci più critiche/autocritiche si levino per produrre un'alternativa
 democratica e riformista, oggi confinata a poche correnti. Marco Ciaccia