Il governo dell’economia
globale richiede un nuovo modello olistico, ma l’economia teoretica non lo sta
producendo
Di Carlo Pelanda (14-2-2004)
Si è aperta in alcuni think
tank la ricerca di una “grande equazione” che rappresenti olisticamente il sistema
economico evoluto nell’ultimo decennio. Questo non è più descrivibile dai
modelli “standard”, non è regolabile dalle autorità monetarie né governabile
dalle istituzioni politiche. Per esempio, le banche centrali non sanno come
regolare la finanza derivata e per questo tendono a sottovalutare il problema.
Così circa l’80% del capitale planetario è anarchico. La nuova società mondiale
del “capitalismo di massa” ha un fabbisogno crescente di certezze, ma i governi
possono dare solo garanzie che implicano una sovranità economica ormai
inesistente. Quindi l’offerta di fiducia scende mentre la sua domanda sale e
ciò crea un gap endemico di stabilità. La teoria corrente della moneta, poi,
appare inadeguata di fronte all’emergere del “capitale abbondante”. Al punto
che il sistema finanziario, scherzosamente, può essere descritto con la teoria
del linguaggio: il valore è un discorso sul denaro. Un discorso su un discorso
sul denaro lo raddoppia. E lo moltiplica semplicemente parlando di più.
Seriamente, una moneta fiduciaria deve avere un ancoraggio che non sia solo una
chiacchera. Poiché non c’è, allora le correzioni avvengono attraverso crisi di
sgonfiamento di bolle incontrollate. Pericolosissimo, paradossale: alla fine
una tale forma del capitale potrebbe indurre al ritorno sull’oro, ad un era
post-fiduciaria. Meno pericolosa, ma più sviante, è l’illusione che sia
possibile una simmetria informativa nel mercato che permetta ad attori
razionali di bilanciare perfettamente rischi e benefici. Ciò non può esistere senza
un mediatore, ma nelle università solo pochi ne cercano uno adeguato ai nuovi
fenomeni del mercato. Non perché i problemi di carenza teoretica e di modello
non vengano percepiti, ma per il fatto che il costo di una “grande equazione”
mediatrice che dia le basi cognitive per governare la nuova economia globale è
talmente alto da essere fuori dalla portata della ricerca normale. Inoltre non
è nello stile della scienza economica costruire grandi progetti che integrino
migliaia di ricercatori, come accade in quelli tecnologici. Il nuovo modello,
infatti, dovrebbe essere una grande matrice gestita da un motore di
intelligenza artificiale che raccoglie i contributi ed i dati di tutti e li
organizza in modo autoevolutivo ed autocorregentesi. Il costo è riducibile
attraverso sia integrazioni di ampia scala della ricerca sia ad un ampio
ricorso all’informatica, ma resta l’incognita di quanto gli economisti vorranno
innovare i loro stili di ricerca facendoli convergere su matrix.
Carlo Pelanda