Nel 2030 il petrolio non servirà più. E adesso comincia la transizione verso la combustione a idrogeno
di Carlo Pelanda (15-1-2000)
H2-Economy. La contaminazione ambientale
dei motori a petrolio ha raggiunto livelli intollerabili sia per la salute
delle persone (la cappa di gas sopra le città) sia per il pianeta (le emissioni
che modificano lo scambio termico tra la Terra e lo spazio creando l'effetto
serra). Da anni si é alla ricerca del
rimedio. Nell'Europa molto ideologica e poco tecnologica lo si é cercato dando
priorità al metodo conservatore di limitare la circolazione delle auto, sia in
modi indiretti (aumento dei costi) sia diretti (il divieto, in Italia, di
transito domenicale in alcune città). Negli Stati Uniti, invece, dove la
tecnologia é l'ideologia trainante si é puntato decisamente alla ricerca e
realizzazione di motori privi di emissioni contaminanti. Da una parte, é
evoluta una legislazione avanzata - la California é all'avanguardia - che ha
definito standard e termini temporali molto precisi per forzare le industrie a
produrre mezzi a impatto ambientale minimo. Dall'altra, il governo, attraverso
il Dipartimento dell'energia, ha finanziato generosamente università ed
industrie per la ricerca e sviluppo di veicoli alternativi a quelli spinti dal
petrolio. Auto e bus a batteria, mezzi ibridi, alimentati da biogas, energia
solare, nitrogeno liquido, e idrogeno. Da un paio d'anni é finalmente emersa
una soluzione tecnologica che si dimostra più efficiente di tutte le altre: la
cellula di combustibile ad idrogeno (fuel cell). Funziona come una batteria che non si scarica, ma che continua a
produrre energia elettrica fino a che è rifornita di idrogeno ed ossigeno. I
due elementi, passando per degli elettrodi, generano elettricità, calore e
(come residuo) acqua pura. L'industria automobilistica si sta orientando sempre
di più verso i motori elettrici alimentati da cellule ad idrogeno, abbandonando
altri esperimenti, quali le auto a batteria e le tecnologie alternative dette
sopra. I mezzi elettrici concepiti nel passato, infatti, hanno tempi lunghi di
ricarica e poca autonomia. Inoltre l'energia presa dalla spina deve essere
generata da qualche altra parte con
metodi contaminativi. Nelle fuel cell, invece, basta inserire ossigeno ed
idrogeno, la ricarica é fattibile in pochi minuti, la resa energetica é buona e
quindi l'autonomia comparabile a quella di un auto tradizionale. E dal tubo di
scarico, appunto, esce acqua pura. Nell'industria automobilistica, a partire
dal 1998, si é diffusa velocemente la sensazione che si fosse a ridosso di una
vera e propria rivoluzione: dal petrolio all'idrogeno. Ma é fattibile e, se sì,
a quali condizioni?
La Daimler Chrysler ha presentato nel marzo del 1999 il prototipo
di un'auto guidabile nell'uso quotidiano spinta da generatori ad idrogeno
(Necar 4). Raggiunge la velocità di circa 150 Km all'ora ed ha un'autonomia di
450 Km prima di dover ricaricare. Soprattutto, l'azienda ha in programma di
investire circa 1,4 miliardi di dollari per perfezionare la nuova tecnologia.
Si consideri che una somma del genere é servita nel passato a sviluppare
modelli che poi hanno dato grande remunerazione, tipo la Chrysler 300m. Ciò
dimostra che il gigante automobiistico tedesco-americano crede seriamente che
la novità sia industrializzabile. I
vertici dell'azienda hanno dichiarato che i problemi tecnici dei motori a
idrogeno sono stati risolti. Resta solo quello, critico, di ridurne i costi.
Ma, recentemente, ha definito raggiungibili i seguenti obiettivi: prezzo di
18mila dollari nel 2004 per una Mercedes classe A spinta da fuel cell ad
idrogeno. E, con questi numeri, potrebbe in effetti andare. L'azienda stima che nel 2020 le auto ad
idrogeno saranno il 25% del mercato globale.
Anche Ford, Honda, Bmw e Volkswagen stanno velocemente organizzandosi
per cavalcare la nuova tecnologia. Tutti gli altri dovranno seguire per
forza. Nell'autunno del 2000 verrà
costruito in California (West Sacramento) il primo impianto sperimentale per la
manutenzione ed il rifornimento di auto ad idrogeno. Questi dati mostrano
concretamente che siamo all'inizio dell'epoca post-petrolifera. Tuttavia
mancano ancora le leve politiche per
darle veramente impulso. Tre le principali: (a) un trattato globale vincolante che definisca l'abolizione del petrolio come
carburante per le automobili entro un termine abbastanza ravvicinato (2030);
(b) una scadenza più flessibile (comunque entro il 2050) per vietare i
combustibili fossili nella produzione generale di energia; (c) soprattutto
bisogna inventare un cuscinetto politico che assorba la probabile crisi
economica indotta dalla contrazione di
tutti i settori basati sul petrolio. Senza tale architettura politica
sarà molto difficile realizzare senza grandi guai ed intoppi la transizione
verso la nuova economia dell'idrogeno.