La New economy sfrutti l’onda perché arriverà la rivincita della Old (on line, ovviamente)
di Carlo Pelanda (11-3-2000)
Ha senso una distinzione così netta tra nuova e vecchia economia?
In particolare, é giustificata la concentrazione di investimenti borsistici sui
settori classificati come "New Economy" a scapito di quelli
considerati "Old"? La risposta é un "no" netto con un
avvertimento. Se dura troppo la credenza sbagliata che ci siano veramente due
economie, la nuova alle stelle e la vecchia nella polvere, si rischia di
portare in bolla il solo settore della Internet economy e di sottocapitalizzare
tutto il resto, creando le premesse per una brutta crisi (forse) e molte
delusioni per i risparmiatori (certamente).
Da una parte, tale rischio é moderato dal fatto che non si notano
cambiamenti sostanziali nel metodo standard del mercato finanziario di spalmare
gli investimenti su molti settori proprio perché la varietà riduce la
probabilità di perdita senza compromettere una buona crescita dei valori nel
tempo. Dall'altra, si nota un crescente "effetto moda" nel mercato
degli investimenti e del credito che, sia in America sia in Europa, premia
troppo i "nuovi" settori e penalizza pericolosamente quelli
"vecchi". In realtà, lo scenario mostra che tutta l'economia sta
diventando New e che non ha senso - per gli investitori di medio periodo -
distinguerla da quella
"Old".
Sulla rete e nei nei
computer passa solo informazione, ma non transitano oggetti materiali, quali
cravatte, auto e cibi. Certamente ci sarà un nuovo spazio per aziende
"solo Internet" che trattano informazione (portali, servizi e
software), ma questo sarà molto minore di quello che oggi si pensa. Molto più
grande sarà, invece, quello delle aziende "tradizionali" che trattano
prodotti materiali e che useranno Internet per produrli con più efficienza e
venderli con minori costi di intermediazione. In sintesi, é la
"internettazione" delle aziende "vecchie", e non la nascita
di assolutamente nuove aziende Internet, che sosterrà il vero boom del prossimo
futuro. Per esempio, alcuni tentano di far partire nuove "banche su
rete" e ricevono molta fiducia dagli investitori. Ma quando i grandi
gruppi bancari tradizionali diventeranno anche operatori on line, cosa
prevarrà? La scala e la competitività aggiunta dell'insediamento sul
territorio. Quindi, nel medio periodo, saranno probabilmente i giganti bancari
tradizionali a dominare il mercato e non certo i piccoli operatori solo su rete
se scollegati ed in concorrenza con i primi. Come mai il mercato non riconosce
ancora tale prospettiva? Per una questione di velocità differenziale. Il nuovo
mondo Internet favorisce la nascita e sviluppo accelerato di nuove imprese con
buone idee e pochi vincoli. Quelle già insediate da tempo nel mercato fanno più
fatica a modificare la loro organizzazione per il semplice fatto che sono
appesantite da più inerzia. Il loro ritardo di internettazione ha lasciato uno
spazio di mercato che, appunto, ha favorito nuove avventure per chi, più
leggero, era velocissimo a cavalcare la rete. E gli investitori hanno
giustamente riconosciuto questo differenziale di crescita a favore delle
seconde così come hanno premiato quei settori più direttamente beneficiati
dall'esplosione di Internet (tipo i titoli telefonici e i produttori di
computer). Ma adesso qualsiasi produttore e commercializzatore
"tradizionale" sta recuperando il ritardo e si prepara ad usare la
rete in tutto il suo potenziale. Per esempio, gli ordini via Internet
permettono di rendere più efficiente, con risparmi dal 30 al 40%, la gestione
del magazzino. Fino a tre anni fa ben pochi erano capaci di ottenere tale
risultato. Oggi é alla portata di tutti, piccoli e grandi operatori di
qualsiasi settore, dai bulloni, vasi, sanitari ai vestiti, cibi ed automobili.
Tra l'altro a basso costo perché le competenze di tecnologia dell'informazione,
pioneristiche fino a due o tre anni fa, sono ormai mature e trasferibili in
modi standardizzati. I dati, infatti, mostrano una evoluzione genralizzata e
velocissima verso la internettazione da parte di qualsiasi soggetto del
mercato. E nel momento in cui questo movimento sarà compiuto - tra due o tre
anni- le cosiddette imprese "solo Internet" perderanno quel vantaggio
di maggiore efficienza e crescita potenziale di cui oggi sono accreditate per
il semplice fatto che tutti gli operatori economici, di qualsiasi settore,
saranno attori su Internet stessa. Quindi non ci sarà più quella economia
"Old" oggi definita come "non-Internet". Se tale scenario é
credibile, allora appare di breve durata il fenomeno che divide vecchia e nuova
economia e che premia esageratamente la seconda a scapito della prima. Sembra
persino incerto il destino a tre o quattro anni di molte iniziative "solo
Internet" oggi date per sicure. Per esempio, una grande catena commerciale
tradizionale, per dire, con cinquemila punti di vendita potrà unire allo
e-commerce la potenza dell'insediamento diffuso sul territorio. Che spazio ci
sarà per un operatore commerciale solo su rete quando questo avverrà?
Probabilmente sarà il mediatore "solo Internet" ad essere
disintermediato da quello "vecchio" che si é internetizzato e non il
contrario. Appunto, "Old is Gold".