| Egr. prof. Pelanda,
 vorrei rispondere all'intervento del  prof. Serra del 15/10/00,
 riguardante i finanziamenti della ricerca in Italia e il confronto con
 quanto avviene in altri paesi. I dati sono confrontabili. Per avere una
 idea del baratro in cui siamo sprofondati negli ultimi anni bastano le
 seguenti cifre (dati OCSE agg. 98/99, a parità di popolazione):
 
 Spesa per ricerca in Mld lire: Italia 22.000 - Media UE 42.000
 Spesa pro capite (in lire): Italia 371.000 - Media UE 735.000
 Attività ricercatori (anni/uomo): Italia 76.400 - Media UE 133.000
 Numero ricercatori per 1000 lavoratori: Italia 3,3 - Media UE 5,7
 
 % PIL di investimentio in ricerca:
 Giappone 2,9
 USA 2,8
 Media UE 1,8 (con punte per Svezia 3,95 e Finlandia 2,92)
 Italia 1,03
 Spagna 0.86
 Portogallo 0,65
 Grecia 0,5
 nota: variazione della % PIL negli anni 90-98 (record dell'Irlanda +14,4
 !) comunque
 Spagna + 2,5 - Grecia +5,8 - Portogallo + 5,5 - solo l'Italia è negativa
 -1,6 !!!
 
 Per quanto riguarda la divisione tra pubblico e privato valgono le
 seguenti cifre:
 i 76.400 anni/uomo di ricerca fatti in Italia sono così suddivisi:
 35.000 nell'Università (circa 50.000 persone), 13.000 negli Enti
 Pubblici di Ricerca e 27-30.000 nel settore privato. Sicuramente lo
 Stato spende poco per la ricerca ma anche il settore privato  non
 scherza, con un rapporto di circa 70/30 a favore del pubblico !
 
 Privatizare ! Privatizare ! Privatizzare!
 E' la nuova parola d'ordine. Le cifre date sopra dimostrano che se non è
 opportunamente stimolato il settore privato non investe in ricerca ( a
 parte le lodevoli eccezioni). E' una illusione credere che
 spontaneamente si metta a fare ricerca in proprio, non è conveniente a
 breve termine!. Come ho già detto in un mio precedente intervento: non
 ci si improvvisa ricercatori, occorre un lavoro di studio per molti anni
 e notevoli investimenti per attrezzare i laboratori. L'Italia ha già
 perso il treno per una rapida innovazione tecnologica. Può cercare di
 non rimanere troppo indietro con urgenti misure tampone. Ad esempio può
 operare delle  forti assunzioni negli Enti di Ricerca Pubblici, dove
      già
 esistono laboratori attrezzati e scuole di ricerca ben affermate che
 possono trasmettere rapidamente le conoscenze e le competenze.
 Sicuramente deve favorire  l'integrazione tra ricerca pubblica e
 impresa  con opportuni strumenti legislativi del tipo, ad esempio,
      "una
 Tremonti per la Ricerca". Molte altre proposte possono essere
      avanzate,
 riguardanti la formazione di personale altamente qualificato,  i
      corsi
 universitari per dottorandi, la mobilità del personale tecnico, ma
 nessun intervento d'urgenza può prescindere, a mio giudizio, da una
 maggior sostegno pubblico alla ricerca.
 
 E' stato anche toccato il problema etico se sia giusto il finanziamento
 pubblico della ricerca. Mi pare che sia come domandarsi se sia giusto il
 finanziamento pubblico delle scuole e delle Università, oppure, per
 assurdo,  se debbano esistere delle strade statali, che il
      sottoscritto
 finanzia ma non percorrà mai. Se il sistema di ricerca pubblico
 funziona, tutta la società ne trae beneficio, mi pare quindi ovvio che
 ci debba essere un  finanziamento pubblico per la ricerca. Tutte le
 nazioni avanzate hanno un sistema pubblico di ricerca strutturato in
 qualche modo. La questione sollevata di chi debba giudicare le ricerche,
 a chi dare i finanziamenti e come effettuare gli avanzamenti di carriera
 è giusta ed importante. Meriterebbe sicuramente qualche riflessione che
 però risulterebbe complessa ed anche altamente tecnica. Richiederebbe
 perciò un intervento piuttosto lungo da fare, penso, in un altro
 momento.
 
 Grazie per l'ospitalità,
 
 Giorgio Zizak
 
 
 
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