11/09/2005

Uno studio delle NU ne ridimensiona le effettive conseguenze sulla salute
fisica delle popolazioni coinvolte e depreca le conseguenze negative sulla
loro salute psichica a causa dell'eccessivo allarmismo


Gent.mo Professore,


mi scusi se mi rivolgo a Lei nella speranza che possa contribuire a
divulgare nel pubblico italiano i risultati dello studio compiuto, a 20
anni dall'incidente di Chernobyl, da alcune centinaia di scienziati
patrocinati dai Governi di Bielorussia, Russia e Ucraina nonché dalle
Nazioni Unite.

I risultati di tale studio sono stati sintetizzati da "The Economist" in
un articolo comparso sul suo ultimo numero a pag. 76.

Lo studio ridimensiona fortemente le conseguenze e i timori sulla salute
fisica delle popolazioni colpite ed evidenzia che il danno peggiore è
stato quello inflitto alla loro salute mentale dalla "legacy of
paralysing fear".

Il titolo dell'articolo "Little to fear but fear" ne riassume
efficacemente il contenuto.

Data l'autorevolezza della rivista e l'attenzione ad essa rivolta dalla
stampa italiana - al punto da riprodurne in contemporanea gli articoli o
addirittura di anticiparne i contenuti, specie quando si tratti di
denigrare il nostro Presidente del Consiglio - e tenuto anche conto dei
fiumi d'inchiostro spesi per venti anni sulla catastrofe di Chernobyl,
mi aspettavo di leggere qualcosa sui nostri giornali ieri o oggi.
Invece, salvo errore, nulla, neppure su "Il Giornale".

Questa è disinformazione per omissione.  E mi pare particolarmente
nociva in un momento in cui in Italia si avvia nuovamente un dibattito
sul nucleare.

A questo punto avrà già capito il motivo della mia e-mail.  Per favore,
faccia in modo che almeno il "nostro" Giornale pubblichi i risultati
dello studio.

Con viva stima e simpatia, Suo


G. M.P.