13/09/2004

Gentile Professore, in genere condivido le sue analisi politico-strategiche, ma trovo manchevole il suo articolo su “Il Giornale” di ieri 12 /9/2004 dal titolo “Governanti della Storia”, non tanto per ciò che concerne le motivazioni che avrebbero indotto Al Qaida ad attaccare gli USA, quanto per le ragioni che avrebbero convinto questi ultimi a reagire nel modo a tutti noto.

Sul primo argomento mi sembra poco credibile che i capi di Al Qaida nel perseguire i loro obiettivi –così come Lei glieli attribuisce – abbiano omesso di valutare la reazione degli USA conseguente ad un attacco così efferato e proditorio. Non ci voleva molto per capire che il leone ferito, anche se allevato nella democrazia, avrebbe reagito sfoderando gli artigli con ciò vanificando la loro stessa strategia. Io non ho un’idea più realistica della Sua sui perché di questo attacco feroce quanto insensato, ma ritengo che una componente di pura follia alimentata - tra l’altro - dall’odio per i lascivi costumi di vita dell’Occidente abbia avuto la sua parte nel generare questo progetto schizoide e mostruoso.

Ma è sul secondo tema che dissento da Lei, ancorché parzialmente, soprattutto per ciò che non dice (volutamente ?). A mio avviso, infatti, il “piano di riordinamento globale” teso a contrapporsi a gruppi terroristi e Stati sostenitori, pur giustificatissimo sotto il profilo della legittima difesa, non sarebbe bastato da solo a scatenare l’azione americana contro il terrorismo, in particolare sotto la forma della guerra all’Iraq. C’è di più, c’è cioè un’esigenza di lungo termine, già individuabile nell’intervento in Afganistan, che conferisce logica completezza alla visione geostrategica degli USA e attribuisce la necessaria determinazione all’intervento militare, finalizzato a conseguire risultati polivalenti, nell’area mesopotamica: la Cina, o meglio la necessità di creare per tempo barriere difensive all’inevitabile espansionismo cinese, del quale una delle linee di forza passa sicuramente per le contigue aree dell’Asia Centrale, la cui rilevanza strategica per l’Occidente non abbisogna di commenti. E quale miglior garanzia in tal senso di una presenza militare americana o comunque di Stati legati agli USA nella regione? Il colosso cinese per ora abbisogna di quiete (condizione, questa, che tra l’altro dovrebbe essere sfruttata dall’Occidente per coinvolgere la Cina nella guerra al terrorismo)  perché deve crescere ancora e colmare il divario che in molti campi lo separa ancora dal mondo occidentale. Le sue enormi potenzialità sono peraltro già evidenti nel settore commerciale dove la competizione sembra volgere in suo favore. Il futuro non troppo lontano vedrà una nuova superpotenza affacciarsi sulla scena del mondo e sarà sufficientemente minacciosa perché gli USA abbiano inteso prendere preventive misure per arginarne il prevedibile strapotere.

Lei potrà obiettare che non ci sono prove per dimostrare tale tesi ed io non ho obiezioni da formulare. Ma se nella sua qualità di politologo e studioso di strategia globale il presidente degli Stati Uniti (Clinton o Bush) Le avesse chiesto negli anni passati (dopo la fine dell’URSS) chi sarebbe stata la prossima potenza mondiale a contendere il ruolo degli USA cosa avrebbe risposto? Sarei perciò oltremodo sorpreso se valutazioni di questo tipo non avessero avuto un peso rilevante nella decisione di Bush di portare i marines sulle sponde del Tigri e dell’Eufrate.

Conclusione: concordo sulla sua diagnosi, ma aggiungo un aspetto, a mio parere decisivo, circa la decisione USA di attaccare l'Iraq per debellare uno Stato nemico e sostituirlo con uno amico. Che poi ciò divenga realtà è un'altra faccenda.

Mi scuso per la lunghezza della missiva e ad evitare ogni equivoco e non passare per uno convinto che gli USA sono andati in Iraq per il petrolio La informo di essere stato favorevole all’intervento e di difendere a spada tratta le ragioni dell’Occidente e il ruolo fondamentale di Bush, Berlusconi e (mi lasci aggiungere) Blair in questo delicatissimo e pericoloso frangente della nostra storia contemporanea. Voglia Iddio che Lei sia nel giusto quando scrive  “……stiamo vincendo”

La ringrazio per la cortese attenzione e nel comunicarle le mie generalità (Giuseppe Zuccarini generale dell’Esercito nella riserva - Perugia) Le invio i saluti più cordiali.