28/09/2003

Io sono un morto che cammina. Da 8 anni vivo in Israele,
ed è come partecipare quotidianamente ad una roulette russa. Sono appena
scampato per la quinta volta in 7 anni a un attentato organizzato da
terroristi palestinesi contro civili israeliani.
Nell'ottobre del 1994 ero in Rehov Dizengoff a Tel Aviv per conoscere i
genitori della mia futura moglie quando 80 metri alle mie spalle un
terrorista suicida si faceva esplodere dentro un autobus uccidendo 22
passeggeri. Gli europei, allora, ci dissero: state calmi, questo è il prezzo
che bisogna pagare per la pace.
Riuscii a conoscere i miei futuri suoceri, e
due anni dopo, attraversai Shderot Ben Gurion pochi minuti prima che un
terrorista suicida si immolasse in un bar portando con se un neonato e la
fidanzata di un mio amico. Con i primi soldi guadagnati il morto che cammina
si compra macchina e bicicletta ed evita gli autobus che vengono fatti
esplodere a Ramat Gan e Gerusalemme (oltre 100 morti in pochi giorni).
Arafat aveva bisogno in quel frangente di qualche strage per fare pressioni
sui negoziatori israeliani, continuavamo a sentire rassicurazioni di
americani ed europei sul prezzo da pagare per la pace e la gente continuava
a saltare in aria. Con un abile gioco degli specchi Arafat faceva il
paladino della pace quando in visita a Gaza o Ramallah si presentavano
ministri europei, mentre ogni sera in tv sentivo gli incitamenti in arabo
alla lotta armata e durante una visita in una moschea a Citta' del Capo
metteva in chiaro che gli accordi firmati con Izchak Rabin rientravano nel
vecchio piano per fasi dell'OLP volto alla distruzione di Israele (otteniamo
una base territoriale a qualsiasi prezzo dalla quale poi sferrare
l'offensiva e buttare in mare tutti gli ebrei). La sinistra israeliana si
faceva bella in Europa perche' continuava a riconoscere Arafat come valido
interlocutore mentre Netaniahu era il "falco" perche' si impuntava che l'OLP
parecchi anni dopo la firma di Oslo non aveva ancora cancellato
ufficialmente la clausola che chiamava alla distruzione di Israele.
All¹epoca, nei viaggi a Milano tutti i conoscenti mi facevano i complimenti
per la pace con i palestinesi e io, senza essere troppo ascoltato, cercavo
di spiegare che Arafat ci aveva distillato oltre 600 morti in 5 anni e che i
bambini a Gaza e Cisgiordania già all'eta' di 5 anni sono addestrati al
martirio e all'uso del kalashnikov. Anziché cercare di far crescere una
generazione nuova educata al dialogo ed al rispetto per l'ex nemico, Arafat
usa i fondi della UE per stampare testi che incitano alla guerra santa
islamica, che descrivono gli ebrei come scimmie, negano l'olocausto e nelle
loro cartine geografiche non riportano neanche l'esistenza di un paese
chiamato Israele. Ogni tanto il mio amico Abu Ala di Gaza, veniva a casa per
effettuare delle piccole riparazioni e tra una sigaretta e un caffè mi
spiegava che gli scagnozzi di Arafat girano per la citta' su Mercedes nere,
si arricchiscono con il contrabbando, e sono disprezzati dalla popolazione
che vive nel terrore. Gli chiedevo se avesse avuto accesso ai 20 milioni di
Euro dell'UE destinati alla costruzione di case popolari e lui sogghignando
mi parlava di ville faraoniche per i colonnelli dell'OLP che crescevano come
funghi sulle coste di Gaza. Non scherzavo quando gli dicevo che se la
leadership palestinese fosse stata come lui, la pace, quella vera, l'avremmo
avuta da tempo. Dopo il rifiuto di Arafat a Barak (3,7 milioni di
palestinesi dovrebbero secondo Arafat entrare nei confini di Israele) ho
assistito al linciaggio di 2 soldati israeliani a Ramallah filmato da una
troupe di Mediaset mentre il corrispondente della RAI in Israele si scusava
con Arafat in persona che un suo connazionale avesse filmato un episodio che
avrebbe potuto scalfire l'immagine palestinese in Europa. Amici israeliani
mi chiedevano delucidazioni ed io diventavo rosso di vergogna. Quando i
palestinesi accusati di collaborare con Israele vengono fucilati senza
processo, e i loro cadaveri incaprettati fatti sfilare per la città e poi
appesi sulla piazza principale per essere poi ferocemente colpiti dalla
folla esaltata, la stampa italiana pubblica brevi trafiletti. Ovviamente
nessuna condanna è mai venuta dalle autorita' cristiane in Terrasanta,
appiattite sulle posizioni di Arafat. Li capisco, fanno il loro lavoro in un
ambiente difficilissimo dove se dici una parola fuori posto contro il Rais
puoi dire addio al mondo terreno. I giornalisti italiani però potrebbero
parlare. Ho letto centinaia di articoli intrisi di menzogne ai danni di
Israele che riportano interviste a personalità palestinesi. Non ho mai letto
un articolo che parli della situazione di terrore in cui vivono gli arabi
cristiani initimiditi e minacciati quotidianamente dall'arroganza dei
fondamentalisti islamici. Queste cose io le sento invece ogni giorno da
amici arabi cristiani di Nazareth, i quali temono per la loro incolumita'
fisica e intendono lasciare il Paese al più presto. Dopo che un gruppo di
terroristi dei Tanzim ha assaltato la Chiesa della Natività a Betlemme si
arriva al grottesco quando il custode di Terrasanta Padre Jager parla
amichevolmente al TG israeliano e 30 minuti dopo su Canale 5 inveisce contro
Israele. La ragion di stato ancora una volta prevale sulla verità.
Marzo 2002. Rinchiuso ermeticamente in casa con moglie e prole a causa degli
attentati, sono comunque costretto a fare la
spesa. Vado a comprare la pasta Barilla in un supermercato di Herzlia.
Scelta fortunata. Esattamente nel momento in cui entro nel supermercato,
sento dell'attentato al supermercato di Gerusalemme. A casa ascolto Romano
Prodi chiedere ad Arafat di "far di più per bloccare i terroristi", in modo
da tornare ai colloqui di pace. Nessuno ha spiegato al Professore che i
terroristi che rivendicano le stragi di civili sono i Tanzim e le brigate di
Al Akza gruppi controllati da Arafat ? Veramente Prodi crede che un accordo
con Arafat valga piu' del pezzo di carta sul quale e' scritto ?
Mentre mangio un trancio di pizza apprendo che 15 israeliani (fra cui alcuni
arabi) sono stati dilaniati in un ristorante di Haifa da un inviato di
Arafat. La pizza va di traverso, i resti irriconoscibili dei morti sono
seppelliti e ci prepariamo alla cena del Seder di Pasqua. Prendo la macchina
e sfido il destino. Andiamo a Raanana, 5 minuti dal confine con
Arafatlandia. Danielino, il mio bambino di 2 anni, è a un solo posto di
blocco dai terroristi palestinesi (il posto di blocco che per Kofi Annan
"umilia i palestinesi"). Alle 19 la funzione finisce, comincia a
piovigginare, la gente si accalca all'uscita, ma esita ad uscire per timore
di bagnarsi. Se un terrorista avesse potuto colpire, avrebbe fatto un colpo
da 50 morti. Il terrorista esattamente alla stessa ora sceglie Natanya, a 7
minuti di distanza. Ne fa fuori 28 tra cui parecchi reduci dei campi di
sterminio. Mi chiedo se la novantenne trucidata a Natanya avesse conosciuto
ad Auschwitz mio nonno e il mio bisnonno che li' finirono gasati.
Camere a gas? Giusto, dimenticavo. Corro a ritirare la maschera antigas
misura extrasmall per mio figlio. Saddam Hussein, riconoscente per
l'appoggio continuo di Arafat foraggia il terrorismo palestinese con 25,000
dollari di premio a ogni famiglia di kamikaze e potrebbe mantenere le
minacce che sentiamo con regolarità settimanale di sparare su Tel Aviv
missili batteriologici (prodotti con tecnologia europea). Finora sono stato
fortunato ma devo scrivere la mia esperienza di morto che cammina ora, senza
indugi. Se non ora quando? Non so se la prossima volta la fortuna mi
assisterà. Se mi andasse male, vi prego di non chiamarmi "vittima della
pace", non dite che sono "morto per mano di un militante palestinese", non
intervistate il ministro della propaganda palestinese il quale dirà che il
terrorista che mi ha ucciso voleva "vendicare la ritorsione israeliana del
giorno prima. Dite solo che un ebreo italiano è stato ucciso a sangue freddo
da terroristi palestinesi inviati da Yasser Arafat. Chiedo solo un gesto di
pietà. Non fate leggere a mia madre un articolo nel quale Romano Prodi
annuncia sanzioni dell'UE contro "Israele perché rifiuta con arroganza di
trattare con Arafat". Sarebbe il colpo della staffa.

Marcello Del Monte
(Tel Aviv)