23/09/2003

Argenta, 22/09/03

 

 

Chiar.mo Prof. Carlo Pelando,

 

leggo sempre con grande interesse i Suoi articoli su “Il Giornale” che apprezzo e condivido. Nell’articolo pubblicato il 14 settembre scorso (la zavorra europea) lei mette in evidenza, con grande precisione, le ragioni per cui l’economia non può essere compressa da regole rigide, imposte con poca lungimiranza dalla comunità europea. A mio modesto avviso tutte le economie debbono avere la possibilità di manovra. Cioè debbono essere in grado di prevenire e modificarsi, cercando di adattarsi alle mutate situazioni del mercato. Se la leva giusta fosse una inflazione controllata, occorre utilizzare l’inflazione; se la leva più adatta fosse il costo del denaro, occorre abbassare i tassi.

 

Lei giustamente mette in evidenza che l’eccessiva rigidità del sistema europeo (con regole vincolanti e tassative) può togliere a noi, imprenditori piccoli e grandi, l’entusiasmo e la fiducia nel nostro lavoro.

 

Mi permetto di allegare un mio scritto col quale ho cercato di far conoscere il mio attuale stato d’animo e il disagio di un piccolo imprenditore come me, con 20 collaboratori di alto livello tecnologico e 3 milioni di euro di fatturato.

 

Il pessimismo che pervade molti di noi sta diventando cronico e generalizzato, ma quello che più avvilisce è il non vedere una strategia solida, concreta e incisiva, in grado di indicare a noi una speranza per il futuro.

 

Le sono molto grato per la Sua cortese attenzione, nella speranza di poter ricevere da lei due righe di commento alle mie opinioni,

voglia gradire i miei più cordiali saluti.

 

 

 

                                                                                            Zeus Electrostatic System s.r.l.

                                                                                                        Giacomo Ricci

                                                                                           

 


 

 

 

Perché mi hai abbandonato?

 

 

Sì, dico proprio a te, perché mi hai lasciato solo in questa strada diventata piena di ostacoli?

Dove sei andata che non riesco più a ritrovarti?

Non ti ricordi più tutti i progetti di lavoro che abbiamo realizzato negli anni ’60 ’70 ’80 e ’90?

Il tuo aiuto mi era indispensabile perché sapevo che col tuo aiuto tutti gli impegni che prendevo venivano onorati senza fatica e senza difficoltà, sei stata la mia guida e il mio faro.

Il tuo nome è bellissimo, importante e noi piccoli imprenditori nel tuo nome e col tuo sostegno abbiamo realizzato milioni di piccole imprese che ancora oggi costituiscono il tessuto della nostra economia che comincia a dare segni di stanchezza.

Noi tutti, dal più piccolo al più grande, dobbiamo farti un monumento con una dedica che non vuole essere un necrologio: “ALL’INFLAZIONE, QUESTA NOSTRA AMICA DI VIAGGIO CHE NON ABBIAMO PIÙ”.

E’ stata l’inflazione la cura per tutti i nostri mali, è stata lei a darci una mano ogni qualvolta si presentava all’orizzonte una crisi, ad aiutare tutti indistintamente a pagare i propri debiti. Lei ha permesso alle aziende di crescere, di sviluppare, di aggiornarsi e di vivere un lunghissimo periodo di benessere. E’ stata lei ad accompagnarci senza mai tradirci e senza mai chiedere niente in cambio. Lei si godeva nel vedere che le sue aziende crescevano, sviluppavano e progredivano. Un amore fedele, una simbiosi indistruttibile.

Ti ricordi nel 1965 quando abbiamo chiesto un mutuo al MedioCredito Regionale dell’Emilia-Romagna per costruire il nostro primo capannone? Durata 20 anni, interessi al 5%.

Avevamo il cuore che batteva fuori dalle righe pensando a tutte quelle firme su quelle cambiali e all’impegno che ci eravamo presi, ma tu eri sorridente e fiduciosa.

E nel 1972 altro mutuo, ancora più grosso, per altri 2 capannoni. C’era entusiasmo, si badava al sodo, c’era il lavoro, c’erano gli utili e quando ogni 6 mesi scadevano le rate con il tuo aiuto non ce ne siamo nemmeno accorti. Con le leggi Sabatini, quante carte, quante firme, quanta burocrazia, occorreva un ufficio solo per lei.

E’ stato per merito tuo se abbiamo creato occupazione, continuato ad investire utili, prodotto benessere e tenuto in piedi tutta una serie di attività che producevano ricchezza.

Ora cara amica dove sei andata… non sei più con me e con i miei amici, ci hai abbandonato. Lo so che questa non era la tua volontà, ti ci hanno costretta. Ora fai parte della grande Europa, della moneta unica, ti hanno legato mani e piedi, ti hanno stretta in una camicia di forza e non ti puoi più muovere, ti hanno tolto tutta la libertà e proibito di parlare.

Oggi sei controllata, al 2,5% su base annua. Riescono perfino a calcolarti con i loro sistemi, variazioni in più e in meno dello 0,1% al mese (come faranno poi non lo so), dicono che è un bene per tutti, dicono che solo così le nostre aziende non saranno sottoposte a spiacevoli imprevisti, dicono che questo è un passo obbligato che porterà benessere a tutti (ancora non si sono visti miglioramenti, pazientiamo).

Io penso invece che tu abbia imboccato una strada senza ritorno e che non ti rivedrò mai più.

 

 

Ti ricordi tua cugina? Per 50 anni non si è mai vista, ora piano piano, zitta zitta è ricomparsa e il suo nome ha incominciato ad apparire sui giornali di tutti i paesi. DEFLAZIONE è un nome che non lascia prevedere nulla di buono. E’ sempre in compagnia di un brutto ceffo che si chiama RECESSIONE. Mi auguro che spariscano tutt’e due e non si facciano più rivedere.

Tu mi manchi, mi manchi al punto che io non so più fare il mio lavoro. Senza il tuo aiuto mi è venuto a mancare l’entusiasmo, sono diventato un pessimista, sono preso da mille paure tutte le volte che debbo programmare qualche investimento più o meno importante. Faccio mille conti che non tornano e poi il foglio va nel cestino strappato in tanti pezzettini. Tutto questo con grande rammarico e con molta tristezza. Mi chiedo chi mi aiuterà ora se affronto un nuovo investimento? Tu purtroppo non ci sei più e non sei più in grado di darmi un aiuto.

Come sai stiamo attraversando un momento molto difficile, la crisi generalizzata dell’economia dovuta al crollo della domanda, ha messo tutte le aziende produttrici in una situazione di grande depressione. Non ci sono più utili, non solo per pagare gli impegni presi ma per sopravvivere. La concorrenza sta provocando una crescente deflazione e in regime di deflazione le aziende tutte, nessuna esclusa, non saranno in grado di sopravvivere a lungo e allora cosa fare? Non lo so, so solo che vorrei che tu tornassi come nei tempi passati, ma questo temo che rimarrà solo un piacevole ricordo.

Oggi noi tutti ci sentiamo disarmati, impotenti, non siamo più in grado di determinare le nostre scelte e di incidere con la nostra volontà nelle decisioni. Tutto viene determinato dall’alto e con molta lentezza. Invece occorre fare presto perché eventi più grossi e pericolosi si profilano all’orizzonte, eventi che non porteranno nulla di buono. Ma questo può essere l’argomento per una prossima chiacchierata.

Ti ringrazio per tutto quello che mi hai dato in questi ultimi 40 anni e ti auguro di liberarti da quella camicia di forza. Se puoi torna a casa, noi tutti ti aspettiamo a braccia aperte, con una fresca bottiglia di spumante.

 

                                                                                                                      Giacomo Ricci