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 Argenta, 22/09/03     Chiar.mo Prof. Carlo Pelando,   leggo sempre con grande interesse i Suoi articoli su
          “Il Giornale” che apprezzo e condivido. Nell’articolo pubblicato
          il 14 settembre scorso (la zavorra europea) lei mette in evidenza, con
          grande precisione, le ragioni per cui l’economia non può essere
          compressa da regole rigide, imposte con poca lungimiranza dalla
          comunità europea. A mio modesto avviso tutte le economie debbono
          avere la possibilità di manovra. Cioè debbono essere in grado di
          prevenire e modificarsi, cercando di adattarsi alle mutate situazioni
          del mercato. Se la leva giusta fosse una inflazione controllata,
          occorre utilizzare l’inflazione; se la leva più adatta fosse il
          costo del denaro, occorre abbassare i tassi.   Lei
          giustamente mette in evidenza che l’eccessiva rigidità del sistema
          europeo (con regole vincolanti e tassative) può togliere a noi,
          imprenditori piccoli e grandi, l’entusiasmo e la fiducia nel nostro
          lavoro.   Mi
          permetto di allegare un mio scritto col quale ho cercato di far
          conoscere il mio attuale stato d’animo e il disagio di un piccolo
          imprenditore come me, con 20 collaboratori di alto livello tecnologico
          e 3 milioni di euro di fatturato.   Il
          pessimismo che pervade molti di noi sta diventando cronico e
          generalizzato, ma quello che più avvilisce è il non vedere una
          strategia solida, concreta e incisiva, in grado di indicare a noi una
          speranza per il futuro.   Le
          sono molto grato per la Sua cortese attenzione, nella speranza di
          poter ricevere da lei due righe di commento alle mie opinioni, voglia gradire i miei più cordiali saluti.                                                                                                  
          Zeus Electrostatic System s.r.l.                                                                                                       
           Giacomo Ricci                                                                                            
                   Perché
        mi hai abbandonato?     Sì, dico
        proprio a te, perché mi hai lasciato solo in questa strada diventata
        piena di ostacoli? Dove sei andata
        che non riesco più a ritrovarti? Non ti ricordi
        più tutti i progetti di lavoro che abbiamo realizzato negli anni ’60
        ’70 ’80 e ’90? Il tuo aiuto mi
        era indispensabile perché sapevo che col tuo aiuto tutti gli impegni
        che prendevo venivano onorati senza fatica e senza difficoltà, sei
        stata la mia guida e il mio faro. Il tuo nome è
        bellissimo, importante e noi piccoli imprenditori nel tuo nome e col tuo
        sostegno abbiamo realizzato milioni di piccole imprese che ancora oggi
        costituiscono il tessuto della nostra economia che comincia a dare segni
        di stanchezza. Noi tutti, dal
        più piccolo al più grande, dobbiamo farti un monumento con una dedica
        che non vuole essere un necrologio: “ALL’INFLAZIONE, QUESTA NOSTRA
        AMICA DI VIAGGIO CHE NON ABBIAMO PIÙ”. E’ stata
        l’inflazione la cura per tutti i nostri mali, è stata lei a darci una
        mano ogni qualvolta si presentava all’orizzonte una crisi, ad aiutare
        tutti indistintamente a pagare i propri debiti. Lei ha permesso alle
        aziende di crescere, di sviluppare, di aggiornarsi e di vivere un
        lunghissimo periodo di benessere. E’ stata lei ad accompagnarci senza
        mai tradirci e senza mai chiedere niente in cambio. Lei si godeva nel
        vedere che le sue aziende crescevano, sviluppavano e progredivano. Un
        amore fedele, una simbiosi indistruttibile. Ti ricordi nel
        1965 quando abbiamo chiesto un mutuo al MedioCredito Regionale dell’Emilia-Romagna
        per costruire il nostro primo capannone? Durata 20 anni, interessi al
        5%. Avevamo il
        cuore che batteva fuori dalle righe pensando a tutte quelle firme su
        quelle cambiali e all’impegno che ci eravamo presi, ma tu eri
        sorridente e fiduciosa. E nel 1972
        altro mutuo, ancora più grosso, per altri 2 capannoni. C’era
        entusiasmo, si badava al sodo, c’era il lavoro, c’erano gli utili e
        quando ogni 6 mesi scadevano le rate con il tuo aiuto non ce ne siamo
        nemmeno accorti. Con le leggi Sabatini, quante carte, quante firme,
        quanta burocrazia, occorreva un ufficio solo per lei. E’ stato per
        merito tuo se abbiamo creato occupazione, continuato ad investire utili,
        prodotto benessere e tenuto in piedi tutta una serie di attività che
        producevano ricchezza. Ora cara amica
        dove sei andata… non sei più con me e con i miei amici, ci hai
        abbandonato. Lo so che questa non era la tua volontà, ti ci hanno
        costretta. Ora fai parte della grande Europa, della moneta unica, ti
        hanno legato mani e piedi, ti hanno stretta in una camicia di forza e
        non ti puoi più muovere, ti hanno tolto tutta la libertà e proibito di
        parlare. Oggi sei
        controllata, al 2,5% su base annua. Riescono perfino a calcolarti con i
        loro sistemi, variazioni in più e in meno dello 0,1% al mese (come
        faranno poi non lo so), dicono che è un bene per tutti, dicono che solo
        così le nostre aziende non saranno sottoposte a spiacevoli imprevisti,
        dicono che questo è un passo obbligato che porterà benessere a tutti
        (ancora non si sono visti miglioramenti, pazientiamo).  Io penso invece
        che tu abbia imboccato una strada senza ritorno e che non ti rivedrò
        mai più.     Ti ricordi tua
        cugina? Per 50 anni non si è mai vista, ora piano piano, zitta zitta è
        ricomparsa e il suo nome ha incominciato ad apparire sui giornali di
        tutti i paesi. DEFLAZIONE è un nome che non lascia prevedere nulla di
        buono. E’ sempre in compagnia di un brutto ceffo che si chiama
        RECESSIONE. Mi auguro che spariscano tutt’e due e non si facciano più
        rivedere. Tu mi manchi,
        mi manchi al punto che io non so più fare il mio lavoro. Senza il tuo
        aiuto mi è venuto a mancare l’entusiasmo, sono diventato un
        pessimista, sono preso da mille paure tutte le volte che debbo
        programmare qualche investimento più o meno importante. Faccio mille
        conti che non tornano e poi il foglio va nel cestino strappato in tanti
        pezzettini. Tutto questo con grande rammarico e con molta tristezza. Mi
        chiedo chi mi aiuterà ora se affronto un nuovo investimento? Tu
        purtroppo non ci sei più e non sei più in grado di darmi un aiuto. Come sai stiamo
        attraversando un momento molto difficile, la crisi generalizzata
        dell’economia dovuta al crollo della domanda, ha messo tutte le
        aziende produttrici in una situazione di grande depressione. Non ci sono
        più utili, non solo per pagare gli impegni presi ma per sopravvivere.
        La concorrenza sta provocando una crescente deflazione e in regime di
        deflazione le aziende tutte, nessuna esclusa, non saranno in grado di
        sopravvivere a lungo e allora cosa fare? Non lo so, so solo che vorrei
        che tu tornassi come nei tempi passati, ma questo temo che rimarrà solo
        un piacevole ricordo. Oggi noi tutti
        ci sentiamo disarmati, impotenti, non siamo più in grado di determinare
        le nostre scelte e di incidere con la nostra volontà nelle decisioni.
        Tutto viene determinato dall’alto e con molta lentezza. Invece occorre
        fare presto perché eventi più grossi e pericolosi si profilano
        all’orizzonte, eventi che non porteranno nulla di buono. Ma questo può
        essere l’argomento per una prossima chiacchierata. Ti ringrazio
        per tutto quello che mi hai dato in questi ultimi 40 anni e ti auguro di
        liberarti da quella camicia di forza. Se puoi torna a casa, noi tutti ti
        aspettiamo a braccia aperte, con una fresca bottiglia di spumante.                                                                                                                        
        Giacomo Ricci   
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