08/09/2003

Egregio professor Pelanda

le dimissioni di Abu Mazen hanno confermato ciò che molti di noi pensavano da tempo e cioè che a non volere la pace in Medio Oriente è principalmente Yasser Arafat. Il fatto che Mazen riuscisse laddove lui ha sempre fallito non doveva essere certo un boccone facile da digerire per il presidente palestinese: il quale contrariamente a ciò che pensano i suoi molti sostenitori anche italiani  non ha mai mosso un dito per combattere il terrorismo, Mazen si era guadagnato in questi ultimi mesi la piena fiducia del governo israeliano e di tutto l’Occidente e ora che finalmente il processo di pace non sembrava più un utopia ma cominciava seriamente a concretizzarsi ecco che l’ex terrorista Arafat cui non bastano le strette di mano con il Papa e le messe di Natale a Betlemme per cancellare il suo passato, ha mandato tutto a monte. L’Europa in compenso si è finalmente decisa  ad assegnare ad Hamas la patente di organizzazione terroristica qualificandola per ciò che realmente è ed è sempre stata. Avrebbe dovuto farlo molto prima ma meglio tardi che mai.

Alla luce delle dimissioni di Abu Mazen, che ha puntato espressamente il dito contro Arafat accusandolo di aver ostacolato i suoi progetti di pace, non crede che certa sinistra italiana a cominciare dai No Global dovrebbero fare un esame di coscienza? Non erano loro che nelle piazze bruciavano le bandiere israeliane e paragonavano Israele al nazismo senza indignarsi mai davanti a tanti poveri innocenti  israeliani vittime dei Kamikaze palestinesi ? Non crede forse che anche certi settori filo islamici del mondo cattolico dovrebbero vergognarsi per l’appoggio e la fiducia data ad Arafat in tutti questi anni mentre questi lasciava crescere e proliferare il terrorismo nel suo paese? Spero che il processo di pace vada avanti perché voglio che israeliani e palestinesi vivano in amicizia. Ma spero anche che tutti quelli che fino ad oggi sono scesi in piazza sempre a senso unico contro Israele e in difesa di Arafat da oggi imparino a restarsene a casa.

Cordiali saluti

 

 

 

                                                                                                            Americo Mascarucci

                                                                                                                      (Viterbo)