29/09/2002

 

 

 

Preg.mo prof. Pelanda,

 

 

 

Le scrivo per esprimerLe il mio apprezzamento per l’articolo uscito su il Giornale di oggi. “Le tasse pagate alla cultura di sinistra”.

Anch’io sono addolorato nel constatare quanto sia difficile affermare e riconoscere la verità dei fatti nel nostro Paese; qui tutto, dal calcio al diritto e all’economia, sembra seguire logiche di schieramento sprovviste di quello spirito costruttivo che fa della dialettica e del dibattito culturale un metodo per raggiungere conoscenze e decisioni accettabili, partecipi di quell’attività incessante di ricerca del bene e del vero che dovrebbe animare ogni essere umano ed ogni comunità civile.

Eppure posso dire anch’io –a 23 anni- di aver pagato “tasse morali” alla cultura di sinistra e di andare fiero della mia libertà di pensiero.

In particolare –lo dico da giovane giornalista- mi colpisce quanto il mondo dell’informazione sia tutt’ora “mancino” e “partigiano”: in un momento di difficoltà economica generale (gli Usa in recessione, venti di guerra che certo non fanno bene all’economia, un approccio agli investimenti in borsa che sembra affrontato con lo stesso spirito con cui si gioca all’enalotto, la Germania in crisi, il Giappone prigioniero di un sistema bancario insolvente) serpeggia sempre il dubbio, abilmente fatto apparire alle menti plasmate di tanti lettori e ascoltatori radio e TV, che tutto ciò dipenda dal terribile ministro Tremonti e dall’attuale governo! Il guaio è che molti anche ci credono. Disinformacija docet.

Mi piacerebbe invece sapere se vi sono dati precisi in grado di dimostrare che le difficoltà in cui l’Italia versa oggi non solo sono determinate dallo scenario globale, ma sono comunque inferiori a quelle in cui versano altri stati europei. Ho infatti la sensazione che l’economia italiana, tutto sommato, “tenga botta”, e che passata la difficile congiuntura internazionale possa davvero decollare. Concorda con me?

 

RingraziandoLa per l’attenzione porgo vivissimi saluti,

                                                                                              Federico Reggio