12/09/2002
Una modesta riflessione.
 
Ad un anno di distanza dall'attacco terroristico alle Twin Towers, tutti i media stanno a proprio modo tentando di rievocare e di interpretare gli avvenimenti e gli inevitabili risvolti. Mostre, incontri, dibattiti e quant'altro rappresentato per l'occasione in questi giorni mi portano inevitabilmente a riflettere sulla dilagante "moda" dell'antiamericanismo che a partire dall'11 settembre '01 sembra aver assunto un aspetto più duro e concreto, soprattutto in Italia. La prima settimana forse nessuno ha avuto il coraggio sfacciato, ma subito dopo con un crescendo davvero allarmante molti hanno condannato gli Stati Uniti per aver in qualche modo provocato i drammatici eventi grazie alle accuse più assure ed infamanti che possano essere pensate. Quello a cui si assiste è un pregiudizio razziale  che spazia da affermazioni dure come il fatto che i valori americani siano solo di stampo materialistico e fascista e che il sistema politico sia un imbroglio . Ed è proprio a partire dalle accuse di materialismo sfrenato , passione per il denaro, rozzezza  e volgarità la base da cui parte il saggio sullo studio dell'antiamericanismo crescente scritto da Arnold Beichman (Miti anti-americani, cause e conseguenze).
Dall'11 Settembre di un anno fa l'antiamericanismo nel nostro paese , soprattutto visto da una sola angolazione, pare aver assunto un importanza basilare in ogni dibattito fino a sfociare ovviamente in estemismi preoccupanti.  Osservando le mostre fotografiche che rievocano i fatti americani tornano alla mente anche le famose sequenze in bianco e nero del '44 quando gli stessi militari americani arrivarono a Roma tra le grida e i cori festanti dei nostri connazionali, felici di averci portato la tanto attesa "liberazione" così da passare in breve tempo dagli anni del terrore  al"Boogie-Woogie" ed in seguito al coro "Yenkee go home".
Lo stesso Henry Kissinger si meravigliò molto che fosse proprio il nostro belpaese il luogo dove ci fu la maggior contestazione il 27  febbraio '69 contro il Presidente Americano Nixon a Roma dove fu inscenata dalla sinistra una manifestazione contro la società imperialistica americana.
La società americana offre secondo il mio modesto parere moltissimi spunti di riflessione da cui prendere esempio ed altri da criticare ma quello che è certo è che la criminalizzazione indiscriminata, irrazionale da partito-preso su ogni aspetto della cultura americana non rende giustizia all'intelletto italiano. Credo altresì molto facile, banale e demagogico  criticare anche la cultura importata dagli Stati Uniti. Ricordo uno spettacolo teatrale di discreto successo in cui si banalizzava gli americani e la loro cultura solo sul Chewingum, la coca cola e il boogy woogy.  Dimentichiamo ad esempio che sono  molti gli artisti italiani che hanno dovuto emigrare per essere capiti proprio negli Stati Uniti cinquant'anni fa' , per poi tornare in patria in questi anni  ed essere accolti come "maestri" solo dopo essere stati protagonisti oltreoceano. Provate ad intervistare un artista di questi ( e ce ne sono tanti) e tutti vedrete che vi diranno che proprio negli Stati Uniti sono molto più avanti di noi in questo campo, diranno che siamo rimasti indietro anche sa noi possiamo vantare di una Storia autorevole.
Che cosa vorrà dire tutto ciò?
 
 
Alberto Moioli