Una modesta riflessione.
Ad un anno di distanza dall'attacco terroristico alle Twin Towers,
tutti i media stanno a proprio modo tentando di rievocare e di
interpretare gli avvenimenti e gli inevitabili risvolti. Mostre,
incontri, dibattiti e quant'altro rappresentato per l'occasione in
questi giorni mi portano inevitabilmente a riflettere sulla dilagante
"moda" dell'antiamericanismo che a partire dall'11 settembre
'01 sembra aver assunto un aspetto più duro e concreto, soprattutto
in Italia. La prima settimana forse nessuno ha avuto il coraggio
sfacciato, ma subito dopo con un crescendo davvero allarmante molti
hanno condannato gli Stati Uniti per aver in qualche modo provocato i
drammatici eventi grazie alle accuse più assure ed infamanti che
possano essere pensate. Quello a cui si assiste è un pregiudizio
razziale che spazia da affermazioni dure come il fatto che i
valori americani siano solo di stampo materialistico e fascista e che
il sistema politico sia un imbroglio . Ed è proprio a partire
dalle accuse di materialismo sfrenato , passione per il denaro,
rozzezza e volgarità la base da cui parte il saggio sullo
studio dell'antiamericanismo crescente scritto da Arnold Beichman
(Miti anti-americani, cause e conseguenze).
Dall'11 Settembre di un anno fa l'antiamericanismo nel nostro paese , soprattutto
visto da una sola angolazione, pare aver assunto un
importanza basilare in ogni dibattito fino a sfociare ovviamente in
estemismi preoccupanti. Osservando le mostre fotografiche che
rievocano i fatti americani tornano alla mente anche le famose
sequenze in bianco e nero del '44 quando gli stessi militari americani
arrivarono a Roma tra le grida e i cori festanti dei nostri
connazionali, felici di averci portato la tanto attesa
"liberazione" così da passare in breve tempo dagli anni del
terrore al"Boogie-Woogie" ed in seguito al coro "Yenkee
go home".
Lo stesso Henry Kissinger si meravigliò molto che fosse proprio il
nostro belpaese il luogo dove ci fu la maggior contestazione il 27
febbraio '69 contro il Presidente Americano Nixon a Roma dove fu
inscenata dalla sinistra una manifestazione contro la società
imperialistica americana.
La società americana offre secondo il mio modesto parere moltissimi
spunti di riflessione da cui prendere esempio ed altri da criticare ma
quello che è certo è che la criminalizzazione indiscriminata,
irrazionale da partito-preso su ogni aspetto della cultura americana
non rende giustizia all'intelletto italiano. Credo altresì molto
facile, banale e demagogico criticare anche la cultura
importata dagli Stati Uniti. Ricordo uno spettacolo teatrale di
discreto successo in cui si banalizzava gli americani e la loro
cultura solo sul Chewingum, la coca cola e il boogy woogy.
Dimentichiamo ad esempio che sono molti gli artisti italiani che
hanno dovuto emigrare per essere capiti proprio negli Stati Uniti
cinquant'anni fa' , per poi tornare in patria in questi anni ed
essere accolti come "maestri" solo dopo essere stati
protagonisti oltreoceano. Provate ad intervistare un artista di questi
( e ce ne sono tanti) e tutti vedrete che vi diranno che proprio negli
Stati Uniti sono molto più avanti di noi in questo campo, diranno che
siamo rimasti indietro anche sa noi possiamo vantare di una Storia
autorevole.
Che cosa vorrà dire tutto ciò?
Alberto Moioli
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