03/09/2002

Giuseppe Costantini

Tel 045 6020260

Egregio Professor Pelanda

Le anticipo la mia stima ed il mio apprezzamento per i suoi editoriali che leggo su "L’Arena".

Le segnalo un errore in cui Lei, a mio avviso, è incorso nell’editoriale di ieri lunedì. L’errore, tuttavia, non intacca il valore dell’editoriale che ho apprezzato come il solito.

Le cita l’idrogeno quale una delle fonti di energia più pulite del petrolio, e auspica che la ricerca ci permetta di passare al più presto a tale tipo di energia. Ma l’idrogeno non è una fonte di energia, dal momento che sul nostro pianeta non ce n’è.

L’idrogeno, prodotto industrialmente, può essere vantaggiosamente usato per alimentare dei veicoli, risolvendo quasi del tutto i problemi di inquinamento urbano da traffico. Lo si sta facendo in qualche grande città: Chicago, un poco anche a Torino. Ma l’idrogeno – energia pulita - deve venir prodotto a spese di petrolio o di energia elettrica prodotta a sua volta da petrolio o dal nucleare, fonti sporche. L’idrogeno ci restituirà poi, nel motore delle nostre macchine, meno energia di quanta ci è costato. L’idrogeno è dunque un vettore di energia, e non una fonte, come sono i cavi dell’energia elettrica.

È vero che la ricerca potrebbe permetterci di usare l’idrogeno in "celle a combustibile" per produrre energia elettrica la quale che ci consentirebbero di ottenere rendimenti migliori di quelle dei motori a scoppio, con qualche vantaggio nel bilancio complessivo dell’energia. Ma l’importanza di questo sviluppo ambizioso e di lungo termine sarà – se tutto va bene - relativamente modesta, in relazione alla gravità del problema energetico nel suo insieme.

Ho creduto utile (e mi scusi) segnalarLe questo equivoco, perché la grande maggioranza della gente si aspetta di risolvere ogni problema con l’idrogeno, vista la sua abbondanza, sotto forma di acqua, sul pianeta. Ci si dimentica che l’idrogeno presente nell’acqua non dispone più della energia dell’idrogeno elementare, e non è più utilizzabile, perché è già bruciato; c’è una sostanziale analogia con l’acqua del mulino che una volta passata, non macina più.

Sfortunatamente i nostri scienziati, con l’intento di attrarre maggiori finanziamenti per la ricerca sulle celle a combustibile, alimentano questo equivoco; anche il Nobel Rubbia è colpevole della stessa scorrettezza quando "si dimentica" (nelle interviste TV e sui giornali) di precisare che l’idrogeno non risolve i problemi del bilancio energetico e dell’effetto serra.

Cordiali saluti

Giuseppe Costantini