Il martirio della pazienzaovvero, il martirio (dei comunisti) con la
pazienza dei preti, ovvero, l’uomo in più e si vince anche con
il pareggio. Tempo addietro incontrai sul tram, un antico
Amico della mia famiglia, il dr Antonio Ghirelli, che mi consigliò di leggere
le memorie postume di Agostino Casaroli. Finalmente quest’estate mi sono ricordato
dell’autorevole consiglio e, come cari lettori potete vedere, ho elaborato
dei sottotitoli elogiativi, con un pizzico di ammirata ironia. La nipote del cardinale, post mortem dello
Zio, ha pubblicato quelle memorie che Agostino Casaroli, prudentissimo Servo
del Vaticano, mai avrebbe dato alle stampe: peraltro mancano le memorie sull’
Urss, segno che una qualche riserva di prudenza ne impedisce la pubblicazione e
che gli accordi definitivi non sono stati stilati. Perché i sottotitoli miei? Perché “veramente” Casaroli è stato
l’uomo in più, colui che strappando una serie di sofferti pareggi o
sconfitte di misura ha ottenuto il massimo: la caduta del Muro di Berlino e lo
sfascio di un sanguinario, totalitario, impudente e arrogante sistema
di dittature comuniste. O quanto meno le premesse dello sfascio. L’uomo della Provvidenza è stato lui, non
“ le cocu magnifique” o “er puzzone” come si dice a Roma: Casaroli, lui
ha “martirizzato” con la sua pazienza i comunisti dell’Est fino al punto
di farli impigliare nelle loro contraddizioni, da soli, ed accettando la parità
o il pareggio hanno dovuto subire la più pesante sconfitta della storia:
l’implosione di un movimento e di una ideologia che sembravano inarrestabili. Il libro è ponderoso e non si legge
facilmente. Applicando a queste memorie il principio della
chiesa “ex ore tuo te judico”, si comprende perché dobbiamo essere grati
alla nipote del cardinale: mai e poi mai si sarebbe potuto penetrare nella
finezza logica, nella capacità di analizzare ogni minima sfumatura,
nell’appropriarsi per i propri fini di un qualsiasi spiraglio e utilizzarlo
nel tempo, come finalmente si può fare con questi testi ed appunti anche se
potrebbero essere stati “rivisti”. Per questo dico che il martirio di ritorno
dopo le iniziali innumerevoli sopraffazioni e violenze comuniste alla libertà
“ tout court “ lo hanno subito i comunisti. Con il dialogo, con
una pazienza da ultra certosino, con una cultura anch’essa autoritaria
come è quella della chiesa ma più diplomatica, senza prenderli mai di punta
altro che in fatto di logica, temperata da diplomazia e rispetto dei rapporti
personali con quei grandissimi figli di gran puttana, quali erano i suoi
interlocutori, il cardinale ha portato a casa un risultato che era follia
sperare nel 1948. Nell’arrampicarsi in cima all’impossibile,
Casaroli ricorda i rocciatori del sesto grado superiore, stile Comici, quando
costoro si arrampicavano senza gli ausili delle tecniche moderne. Ed è vero quello che scriveva Croce e che
cito a memoria; perdonatemi: la chiesa chiede in nome dei principi altrui
quella libertà che lei, in fatto di religione e dei propri principi non
concede ad altri interlocutori. Quindi ecco avvalorato il ragionamento del
pareggio. Alla chiesa non serve vincere. E pensare che nel 1948 la situazione era più
che tragica, disperata, “abominatio desolationis” dal punto di vista delle
libertà religiose oltrechè di quelle civili e costituzionali, totalmente
conculcate. Beran, arcivescovo e cardinale di
Cecoslovacchia, un mito della resistenza ceca al nazismo, era stato isolato e
segregato, per non parlare delle torture fisiche e morali al primate di
Ungheria, cardinale Mindszenthy, o la pressione continua e intollerante sul
cardinale polacco Wyszynski, per tacere delle persecuzioni
ai vari capi religiosi in Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Germania est. Un capolavoro per cui bisogna, dopo un
cinquantennio di implacabili battaglie, rendere l’onore delle armi ai
perdenti, i quali, contro la infinita ed umile sagacia del cardinale non ce la
fanno proprio e si fanno prendere al laccio della sua tenace pazienza e
“testardaggine”. Un commento? I credenti parlerebbero di Provvidenza, io
preferisco dire “astuzie della storia” che si serve di un Intollerante sui
propri principi e propri valori religiosi per sfasciare l’omertoso e più
delinquenziale regime della storia, che si ricordi, più delinquenziale anche
di quello che Schicklgruber Adolf, Hitler per la storia, mirava ad imporre al
mondo intero. Gengis Khan o Tamerlano, Attila o Pol Pot mai
l’Occidente ha avuto un nemico così feroce. E per tanto tempo. Questo testo va studiato da coloro che
vogliono fare politica e lo consiglio alla Scuola del Liberalismo del mio amico
Enrico Morbelli, non certo come testo di liberalismo, ma come “testo unico”
di che pasta deve essere fatta la politica verso le dittature. Farebbero bene a
studiarlo anche coloro che si iscrivono a Scienze politiche quale
“distillato” di 2000 anni di chiesa e per comprendere anche gli avvenimenti
degli ultimi 10 anni italiani. E un’autocritica. Dopo avere letto e
meditato il “martirio della pazienza” posso dire di non avere mai capito
prima niente di politica, comincio ora dopo questa lettura a capire
“qualcosa”. Poi possiamo applicare questo testo alle
ultime vicende della chiesa e della curia in Italia. La chiesa combatte sempre in proprio e si
allea con i nemici di ieri per i problemi del domani: in questa luce dobbiamo
leggere gli accordi italiani a non contrastare quando addirittura “favoriscono” l’ingresso nel potere di governo dei
comunisti italiani, o come si sono chiamati dopo la caduta del Muro di Berlino. La chiesa “sapeva” all’inizio del 1991
come “tenere” i comunisti per gli attributi dando loro, ogni tanto, una
strizzatina a presente e futura memoria, e ha portato a casa un risultato da
favola: niente scioperi durante il Giubileo, niente “associazioni per
delinquere” come quelle che hanno saccheggiato e distrutto Genova, niente
ostacoli all’arrivo di oltre 2.000.000 di giovani, i quali si sono comportati
che meglio non si poteva sperare. E, naturalmente, finito il Giubileo, il ben
servito, anche perché i compagni sempre leninisti sono rimasti, basta vedere
come hanno sorretto quell’accrocco di fanatici che è il genoa social forum o l’esilarante dichiarazione di Fassino sul
fatto che se i nostri ragazzi in uniforme possono rischiare la pelle in
Macedonia, e non si capisce secondo il Fassino perché lo stesso rischio non lo
voglia correre il Presidente del Consiglio, con il vertice della Fao a Roma. A Fassino consiglierei di meditare sul fatto
che i nostri ragazzi in Macedonia perlomeno sanno chi è il nemico, mentre da
noi non lo si sa mai, se, come dicono le intercettazioni di Genova, la violenza
sarebbe scoppiata come è scoppiata, solo se vinceva Berlusconi, mentre se al
Governo ci fosse stata la sinistra si sarebbe fatta la solita sceneggiata e “ammuina”. Con l’occasione ringrazierei in anticipo
Fassino, se volesse darci dettagli economici sui finanziamenti sovversivi del
Kgb, o notizie sui documenti Urss/Pci visibili solo ai compagni di provata
fede, o notizie di prima mano su Telecom Serbia e su Milosevic
e i suoi amici, quelli delle pulizie etniche come si dice in politically
correct. E senza dover ricorrere alle soavi e buone
maniere dei successori del cardinal Casaroli, né soprattutto ai tempi biblici
a cui Lui è stato costretto. Jean Valjean
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