03/09/2001

Il martirio della pazienza

ovvero, il martirio (dei comunisti) con la pazienza dei preti,

ovvero, l’uomo in più e si vince anche con il pareggio.

 

Tempo addietro incontrai sul tram, un antico Amico della mia famiglia, il dr Antonio Ghirelli, che mi consigliò di leggere le memorie postume di Agostino Casaroli.

Finalmente quest’estate mi sono ricordato dell’autorevole consiglio e, come cari lettori potete vedere, ho elaborato dei sottotitoli elogiativi, con un pizzico di ammirata ironia.

 

La nipote del cardinale, post mortem dello Zio, ha pubblicato quelle memorie che Agostino Casaroli, prudentissimo Servo del Vaticano, mai avrebbe dato alle stampe: peraltro mancano le memorie sull’ Urss, segno che una qualche riserva di prudenza ne impedisce la pubblicazione e che gli accordi definitivi non sono stati stilati.

Perché i sottotitoli miei?

Perché “veramente” Casaroli è stato l’uomo in più, colui che strappando una serie di sofferti pareggi o sconfitte di misura ha ottenuto il massimo: la caduta del Muro di Berlino e lo sfascio di un sanguinario, totalitario, impudente e arrogante sistema  di dittature comuniste. O quanto meno le premesse dello sfascio.

L’uomo della Provvidenza è stato lui, non “ le cocu magnifique” o “er puzzone” come si dice a Roma: Casaroli, lui ha “martirizzato” con la sua pazienza i comunisti dell’Est fino al punto di farli impigliare nelle loro contraddizioni, da soli, ed accettando la parità o il pareggio hanno dovuto subire la più pesante sconfitta della storia: l’implosione di un movimento e di una ideologia che sembravano inarrestabili.

 

Il libro è ponderoso e non si legge facilmente.

Applicando a queste memorie il principio della chiesa “ex ore tuo te judico”, si comprende perché dobbiamo essere grati alla nipote del cardinale: mai e poi mai si sarebbe potuto penetrare nella finezza logica, nella capacità di analizzare ogni minima sfumatura, nell’appropriarsi per i propri fini di un qualsiasi spiraglio e utilizzarlo nel tempo, come finalmente si può fare con questi testi ed appunti anche se potrebbero essere stati “rivisti”.

Per questo dico che il martirio di ritorno dopo le iniziali innumerevoli sopraffazioni e violenze comuniste alla libertà “ tout court “ lo hanno subito i comunisti.

Con il dialogo, con  una pazienza da ultra certosino, con una cultura anch’essa autoritaria come è quella della chiesa ma più diplomatica, senza prenderli mai di punta altro che in fatto di logica, temperata da diplomazia e rispetto dei rapporti personali con quei grandissimi figli di gran puttana, quali erano i suoi interlocutori, il cardinale ha portato a casa un risultato che era follia sperare nel 1948.

Nell’arrampicarsi in cima all’impossibile, Casaroli ricorda i rocciatori del sesto grado superiore, stile Comici, quando costoro si arrampicavano senza gli ausili delle tecniche moderne.

Ed è vero quello che scriveva Croce e che cito a memoria; perdonatemi: la chiesa chiede in nome dei principi altrui quella libertà che lei, in fatto di religione e dei propri principi non concede ad altri interlocutori.

Quindi ecco avvalorato il ragionamento del pareggio. Alla chiesa non serve vincere.

E pensare che nel 1948 la situazione era più che tragica, disperata, “abominatio desolationis” dal punto di vista delle libertà religiose oltrechè di quelle civili e costituzionali, totalmente conculcate.

Beran, arcivescovo e cardinale di Cecoslovacchia, un mito della resistenza ceca al nazismo, era stato isolato e segregato, per non parlare delle torture fisiche e morali al primate di Ungheria, cardinale Mindszenthy, o la pressione continua e intollerante sul cardinale polacco Wyszynski, per tacere delle persecuzioni  ai vari capi religiosi in Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Germania est.

Un capolavoro per cui bisogna, dopo un cinquantennio di implacabili battaglie, rendere l’onore delle armi ai perdenti, i quali, contro la infinita ed umile sagacia del cardinale non ce la fanno proprio e si fanno prendere al laccio della sua tenace pazienza e “testardaggine”.

 

Un commento?

I credenti parlerebbero di Provvidenza, io preferisco dire “astuzie della storia” che si serve di un Intollerante sui propri principi e propri valori religiosi per sfasciare l’omertoso e più delinquenziale regime della storia, che si ricordi, più delinquenziale anche di quello che Schicklgruber Adolf, Hitler per la storia, mirava ad imporre al mondo intero.

Gengis Khan o Tamerlano, Attila o Pol Pot mai l’Occidente ha avuto un nemico così feroce. E per tanto tempo.

Questo testo va studiato da coloro che vogliono fare politica e lo consiglio alla Scuola del Liberalismo del mio amico Enrico Morbelli, non certo come testo di liberalismo, ma come “testo unico” di che pasta deve essere fatta la politica verso le dittature. Farebbero bene a studiarlo anche coloro che si iscrivono a Scienze politiche quale “distillato” di 2000 anni di chiesa e per comprendere anche gli avvenimenti degli ultimi 10 anni italiani.

E un’autocritica. Dopo avere letto e meditato il “martirio della pazienza” posso dire di non avere mai capito prima niente di politica, comincio ora dopo questa lettura a capire “qualcosa”.

Poi possiamo applicare questo testo alle ultime vicende della chiesa e della curia in Italia.

La chiesa combatte sempre in proprio e si allea con i nemici di ieri per i problemi del domani: in questa luce dobbiamo leggere gli accordi italiani a non contrastare quando addirittura  “favoriscono” l’ingresso nel potere di governo dei comunisti italiani, o come si sono chiamati dopo la caduta del Muro di Berlino.

La chiesa “sapeva” all’inizio del 1991 come “tenere” i comunisti per gli attributi dando loro, ogni tanto, una strizzatina a presente e futura memoria, e ha portato a casa un risultato da favola: niente scioperi durante il Giubileo, niente “associazioni per delinquere” come quelle che hanno saccheggiato e distrutto Genova, niente ostacoli all’arrivo di oltre 2.000.000 di giovani, i quali si sono comportati che meglio non si poteva sperare.

E, naturalmente, finito il Giubileo, il ben servito, anche perché i compagni sempre leninisti sono rimasti, basta vedere come hanno sorretto quell’accrocco di fanatici che è il genoa  social forum o l’esilarante dichiarazione di Fassino sul fatto che se i nostri ragazzi in uniforme possono rischiare la pelle in Macedonia, e non si capisce secondo il Fassino perché lo stesso rischio non lo voglia correre il Presidente del Consiglio, con il vertice della Fao a Roma.

A Fassino consiglierei di meditare sul fatto che i nostri ragazzi in Macedonia perlomeno sanno chi è il nemico, mentre da noi non lo si sa mai, se, come dicono le intercettazioni di Genova, la violenza sarebbe scoppiata come è scoppiata, solo se vinceva Berlusconi, mentre se al Governo ci fosse stata la sinistra si sarebbe fatta la solita sceneggiata e “ammuina”.

Con l’occasione ringrazierei in anticipo Fassino, se volesse darci dettagli economici sui finanziamenti sovversivi del Kgb, o notizie sui documenti Urss/Pci visibili solo ai compagni di provata fede, o notizie di prima mano su Telecom Serbia e su Milosevic  e i suoi amici, quelli delle pulizie etniche come si dice in politically correct.

E senza dover ricorrere alle soavi e buone maniere dei successori del cardinal Casaroli, né soprattutto ai tempi biblici a cui Lui è stato costretto.

 

Jean Valjean